Coppia dell'acido, Alex Boettcher condannato a 23 anni in appello

Alexander Boettcher
Alexander Boettcher
di Claudia Guasco
Giovedì 13 Luglio 2017, 19:41 - Ultimo agg. 16 Luglio, 10:25
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MILANO Pena confermata in appello per Alexender Boettcher, l’altra metà della coppia dell’acido: 23 anni di carcere per associazione a delinquere e lesioni gravissime. A marzo 2016 l’ex broker trentaquattrenne è stato ritenuto responsabile, in concorso con l’ex compagna Martina Levato (condannata in appello in un processo collegato a 20 anni di carcere) e con il complice Andrea Magnani, di avere sfigurato con l’acido Stefano Savi e di avere poi tentato di sfregiare allo stesso modo il fotografo Giuliano Carparelli. Alexander ha chiesto «perdono alle vittime», ha «riparato interamente al male che hanno subito», risarcendole con una transazione fuori dal processo per «diversi milioni di euro», e «non gli si può dare, quindi, il massimo della pena come è accaduto in primo grado, ma serve una sanzione giusta», ha concluso la sua arringa l’avvocato Corrado Limentani. Per i giudici 23 anni sono la giusta condanna.
NUOVE INDAGINI PER IL CASO MARGARITO
Boettcher, spiega il suo legale, sperava in un verdetto migliore, ma sa bene che deve «espiare una pena» e ha
dunque accettato la sentenza «con dignità, era preparato a questa eventualità>. Savi è finito nella trappola della coppia dell’acido per un banale scambio di persona, mentre Carparelli è sfuggito all’agguato grazie alla sua prontezza: quel giorno minacciava pioggia e aveva un ombrello, che con un gesto istintivo ha aperto per proteggersi dal lancio del liquido caustico. Entrambi gli agguati sono avvenuti a Milano nel novembre 2014, ma Alex e Martina sono stati arrestati in flagranza di reato il 29 dicembre per un’altra terribile aggressione, quella che ha devastato il volto di Pietro Barbini, ex compagno di liceo della giovane. Per questo episodio Boettcher è già stato condannato in secondo grado a 14 anni di reclusione. Il sostituto pg di Milano Maria Grazia Omboni nella sua requisitoria ha fatto notare che Martina, condannata già a 20 anni in appello per tutti i blitz con l’acido, «non era vittima e succube di Boettcher come ha voluto presentarsi, ma entrambi hanno agito in modo determinato». Per Boettcher era una «perversa ossessione» colpire, assieme alla ragazza, i giovani che avevano avuto rapporti fugaci con lei», come il fotografo Carparelli conosciuto una sera in discoteca. Il sostituto pg ha inoltre chiesto la trasmissione in Procura del verbale delle dichiarazioni rese dall’ex amante Martina Levato, che con Boettcher ha avuto un figlio, affinché si proceda contro il giovane anche per la tentata evirazione di Antonio Margarito in concorso con l’ex studentessa bocconiana. Lo scorso 10 maggio, su richiesta dell’accusa, la Levato è stata ascoltata davanti alla seconda sezione della Corte d’Appello e ha raccontato, come fa da tempo dopo una prima fase di difesa dell’ex fidanzato, che il «piano perverso» delle aggressioni con l’acido - oltre il tentativo di evirazione di Margarito che risale al 2014 come gli altri attacchi - «proveniva» dalla «mente» di Boettcher. Il pg ha chiesto che i giudici escludano il caso Margarito dalla generica accusa di associazione a delinquere contestata al broker e trasmettano il verbale della Levato ai pm per indagare l’imputato anche per concorso nelle lesioni al giovane studente, che aveva avuto una relazione fugace con l’ex bocconiana. La procura generale, in sostanza, vuole che a carico di Boettcher parta un nuovo procedimento in concorso con la giovane. Questo episodio non era contestato come fatto specifico al broker ma rientrava nell’associazione a delinquere.
FUCILI A VERNICE
Gli attacchi di Alex e Martina erano folli atti di purificazione per cancellare le tracce delle relazioni sessuali occasionali della ragazza, che poteva così offrirsi a lui «punita e ripulita dalla sue debolezze». La «futilità è il tragico filo conduttore di tutta questa storia», ciò «che atterrisce» è la «sproporzione» fra gli agguati compiuti nei confronti delle vittime, «definitivi e mutilanti», e l’assurdo «patto d’amore dei due protagonisti», scrive il gip milanese Giuseppe Gennari nell’ordinanza di custodia cautelare per i blitz contro Savi e Carparelli. La coppia aveva già un elenco di altri cinque obiettivi da colpire. «Chi scrive - rileva il gip - ha avuto a che fare con delinquenti di ogni livello e categoria. Mafiosi, ’ndranghetisti, rapinatori a mano armata, terroristi pronti a uccidere.

Ebbene, mai si è avvertita una percezione di così intenso pericolo». Tanto che gli investigatori della polizia hanno condotto un’indagine con metodi antimafia. Nelle dell’inchiesta carte vengono ricostruiti i «piani di azione» degli amanti per «punire» con l’acido «tutti i ragazzi con i quali» la studentessa «aveva avuto precedenti rapporti di tipo sessuale o anche semplici effusioni». E il loro obiettivo era sfigurare per sempre le loro vittime: avevano comprato «fucili a vernice, al fine di migliorare la capacità offensiva e la precisione nel colpire il volto delle vittime». Evidentemente, si legge negli atti, «colpire il viso serve a cancellare la loro identità e quindi a cancellarle dalla vita di Martina Levato».

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