Coppia uccisa a Pordenone, Ruotolo interrogato in aula: «Mai litigato con Trifone»

Coppia uccisa a Pordenone, Ruotolo interrogato in aula: «Mai litigato con Trifone»
Venerdì 31 Marzo 2017, 12:34 - Ultimo agg. 16:09
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«Si quei messaggi li ho scritti io, d'accordo con i coinquilini Daniele Renna e Sergio Romano». Giosuè Ruotolo lo ha ammesso oggi in udienza davanti alla Corte d'Assise di Udine. Incalzato dalle domande del Pm Pier Umberto Vallerin, Ruotolo ha ammesso di aver creato in Facebook un profilo anonimo da cui ha inviato alcuni messaggi a Teresa Costanza allo scopo, ha spiegato, «di farle sapere che Trifone la tradiva con altre donne».

Il profilo «Anonimo anonimo» su Facebook che aveva l'obiettivo secondo Ruotolo di far sapere a Teresa che il fidanzato la tradiva, era nato «come uno scherzo», e l'imputato ha detto che, d'intesa con i commilitoni e coinquilini Renna e Romano, aveva deciso di fingersi un'antica fiamma di Trifone, Annalisa Martino, che a suo dire Ragone avrebbe frequentato anche dopo il fidanzamento con Teresa Costanza. Dal profilo sono stati inviati, attraverso l'applicazione Messenger, messaggi anche offensivi all'indirizzo della giovane donna, contenenti epiteti molto forti, ha rilevato la pubblica accusa. Tutto per rientrare in modo credibile nella «parte» femminile scelta per il profilo, ha continuato a sostenere Ruotolo, e anche condito con molte informazioni «buttate lì a caso», mentre l'accusa pensa che questi passaggi rivelino, al contrario, la conoscenza dettagliata di circostanze e fatti personali interne alla relazione Teresa- Trifone. Sebbene il pm gli abbia fatto notare la pesantezza di certe frasi, decisamente sproporzionate, «se l'intento era solo quello di informare Teresa» e non quello di seminare zizzania nella coppia fino a provocarne la rottura, Ruotolo ha poi detto che, leggendo i messaggi di Trifone, il quale rispose ad Anonimo con il cellulare di Teresa dicendo che questa «intrusione» li faceva sentire più uniti di prima, «abbiamo pensato, ecco li stiamo aiutando a rinsaldare il rapporto».

Il pm ha cercato di scavare nel rapporto tra Ruotolo e Ragone, scandagliando i messaggi Whatsapp tra l'imputato e i commilitoni (molti dei quali contenenti espressioni ed epiteti poco 'amichevolì nei confronti di Trifone), chiedendo all'imputato di spiegare il perché di questo «scherzo»: «Volevamo fare a Trifone un dispetto per quello che ci aveva fatto passare durante la convivenza in appartamento», ha risposto Ruotolo, parlando di «ritardi nei pagamenti» delle spese condivise, via vai di «donne che si portava in casa», e discussioni riguardanti «la divisione della spesa per la tivù» e «il rimborso della caparra» per l'appartamento, pretesa da Ragone «quando andò ad abitare con la sua fidanzata Teresa». La tesi della difesa, che sarà esposta nel corso dell'udienza ancora in corso in Corte di Assise, è che Ruotolo non si poteva trovare sul luogo del delitto.

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