Coronavirus, il dramma di molte famiglie: «In quarantena ho scoperto che mio figlio si droga»

Coronavirus, il dramma di molte famiglie: «In quarantena ho scoperto che mio figlio si droga»
Coronavirus, il dramma di molte famiglie: «In quarantena ho scoperto che mio figlio si droga»
Sabato 4 Aprile 2020, 23:03 - Ultimo agg. 5 Aprile, 16:34
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Essere costretti a restare in casa condividendo ogni momento della giornata può portare alla luce dei veri e propri drammi familiari. Molti genitori si sono accorti che i loro figli sono tossicodipendenti. Sono tante, infatti, le richieste di aiuto in questi giorni di quarantena e isolamento sociale. Storie nascoste di genitori che scoprono tra le mura domestiche un altro nemico invisibile. ​Federica Rossi Gasparrini, presidente di Federcasalinghe, ha raccontato all'Adnkronos che questi problemi sono diffusi soprattutto nelle grandi città.

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«Il mio Roberto (15 anni) sta malissimo. È cattivo e si fa del male. Non capisco. Mio marito teme che abbia qualche dipendenza da sostanze stupefacenti e non ne vuole parlare con nessuno. Siamo disperati e chiusi in casa, non sappiamo cosa fare. Roberto sta male. Aiutateci. Ci basterebbe un numero di telefono di fiducia di chi sa cosa dobbiamo fare», dice una donna a Torino. Da Messina invece: «Aiutatemi! Il mio ragazzo, 21 anni si droga!! Ma in modo pesante!!! Deve uscire ogni due giorni. Ho scoperto una realtà: Lo spaccio continua. Mario mi chiede i soldi, anzi li pretende; prima li riceveva da una piccola attività, e mi ha detto: 'mamma non ne posso fare a meno, devi aiutarmi. Ho paura che diventi violento, cosa devo fare? Aiutatemi con urgenza!». 

Si tratta di vere e proprie implorazioni di sostegno pervenute durante la quarantena alle varie rappresentanti regionali dell'Associazione, che conta circa 9 milioni d'iscritti. La Gasparrini preannuncia a breve l'avvio di un servizio di supporto psicologico sul sito dell'Associazione donne.it e riferisce: «A scrivere sono madri che in un disperato senso di impotenza arrivano a dire: 'Avrebbero dovuto consentire che uscissero per andarsi a procurare la droga'. Si chiedono - prosegue - se e come ricorrere ai Ser.D. (Servizio pubblico per le dipendenze patologiche del Sistema Sanitario Nazionale, ndr) per la somministrazione di metadone. Sono disorientate, soprattutto quando si tratta di minori...Ma talvolta li lasciano andare...» 

«Sono drammi legati alla povertà: di donne che scrivono e spesso non possono parlare perché vivono in case piccole, hanno paura di essere ascoltate e subire poi violenza; di situazioni dolorose, destabilizzanti per il nucleo familiare ma in cui - conclude la Presidente di Federcasalinghe - intravediamo spesso la forza di volontà e di andare avanti».
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