Coronavirus, gli italiani ostaggio della nave-lazzaretto: «Tornano a casa solo gli americani»

Coronavirus, gli italiani ostaggio della nave-lazzaretto: «Tornano a casa solo gli americani»
di Mauro Evangelisti
Domenica 16 Febbraio 2020, 10:01 - Ultimo agg. 14:29
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Gli americani tornano a casa, tutti gli altri no. Gli Usa hanno previsto due voli charter a Tokyo, l'Italia sta ancora organizzando l'operazione, ma ci vorrà del tempo. C'è una nave da crociera, la Diamond Princess, al largo del Giappone, a Yokohama, divenuta dal 4 febbraio una prigione per una quarantena forzata a cui sono condannati 3.600 passeggeri (tra cui 35 italiani, di cui 25 membri dell'equipaggio) a causa del contagio del coronavirus. I casi di infettati sono già diventati 286, ma ogni giorno, in questa situazione di convivenza forzata, la cifra aumenta: ieri ne sono stati ufficializzati già altri 67.

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Non solo: lo sbarco, inizialmente ipotizzato per mercoledì, slitta addirittura a venerdì, come ha annunciato la presidente di Princess Cruises, Jan Swartz, che in una lettera ai passeggeri ha spiegato che è impossibile esaurire tutti i test prima. Ma questa storia rischia di mostrare una clamorosa differenza di trattamento, perché da Tokyo i voli charter riporteranno a casa i cittadini americani che erano all'interno della nave. Secondo il Wall Street Journal «la svolta è legata alla preoccupazione montata negli Usa sulla vicenda.
 


A circa 380 persone a bordo è stata offerta la possibilità di salire su due voli in partenza dal Giappone verso gli Stati Uniti, dove l'arrivo è atteso in queste ore, in base a quanto detto dal Centers for Disease Control and Prevention». E l'Italia? Ribadiamolo, sulla nave da crociera ci sono 286 contagiati; di fatto, se si esclude Wuhan è il focolaio dell'epidemia più grande che esista al mondo e la decisione delle autorità giapponese di non lasciare sbarcare e isolare tutti i 3.600 passeggeri che stavano facendo una crociera tra Giappone e Cina, si è rivelata una scelta poco lungimirante, perché ha ovviamente moltiplicato le possibilità di trasmissione del virus in un luogo chiuso come una nave. A bordo ci sono 35 italiani, 25 membri dell'equipaggio, a partire dal comandante, il capitano Gennaro Arma, campano, e dieci passeggeri. Ieri il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha annunciato: «L'Unità di crisi sta sentendo tutti gli italiani a bordo della Diamond Princess. Nessuno di loro presenta sintomi o fa sospettare che ci possa essere un sintomo legato al coronavirus. Valuteremo tutte le possibilità ed eventuali azioni da intraprendere per proteggere i nostri connazionali».

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In sintesi: mentre gli Stati Uniti avevano fatto partire l'operazione per evacuare i connazionali, mentre il Giappone, secondo la Cnn, faceva sapere di apprezzare la mossa degli americani, l'Italia era ancora in attesa di prendere una decisione. In serata, questa diversità di trattamento tra americani e resto del mondo rischiava di risultare troppo evidente e così dalla Farnesina è stato fatto trapelare: è allo studio la possibilità di realizzare un volo di rimpatrio per i 35 italiani bloccati sulla nave da crociera Diamond Princess in Giappone. Di questo hanno parlato al telefono Di Maio ed il commissario straordinario per l'emergenza coronavirus, Borrelli. In realtà, l'operazione italiana è complicata perché 25 sono membri dell'equipaggio. Di certo, l'Unità di crisi della Farnesina è già al lavoro per organizzare il volo del 767 dell'Aeronautica militare (lo stesso usato per le due missioni a Wuhan), ma si ipotizza anche una soluzione differente insieme agli altri paesi europei. Il parlamentare del Pd, Andrea Romano, membro della commissione esteri, osserva: «Il ministro Di Maio si attivi con assoluta urgenza per riportare a casa gli italiani fermi sulla Diamond Princess, che da troppi giorni sono di fatto bloccati dall'indecisione delle autorità giapponesi, che sta assumendo contorni ormai intollerabili. Nessuno di loro presenta sintomi da infezione da Coronavirus, eppure tutti sono costretti a permanere sulla nave in condizioni di crescente pericolosità. Chiediamo quindi che il Ministero degli Esteri attivi subito un'operazione simile a quella realizzata dagli Stati Uniti».

L'emergenza del coronavirus sta colpendo duramente le crociere.
Un'altra nave, la Westerdam, con 2.257 passeggeri a bordo, è stata respinta da cinque nazioni asiatiche. Alla fine l'altro giorno la Cambogia ha autorizzato l'attracco a Sihanoukville. Nessun passeggero era positivo, solo una donna americana, 83 anni, è risultata infettata ma solo una volta arrivata a Kuala Lumpur, in Malesia.

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