Coronavirus, in famiglia o al lavoro: monitor, cuffie e collegamenti, la vita al tempo della videochat

Coronavirus, in famiglia o al lavoro: monitor, cuffie e collegamenti, la vita al tempo della videochat
Coronavirus, in famiglia o al lavoro: monitor, cuffie e collegamenti, la vita al tempo della videochat
di Francesco Malfetano
Lunedì 16 Marzo 2020, 03:16 - Ultimo agg. 09:04
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A una settimana dalla serrata totale del Paese a causa del coronavirus, gli italiani stanno facendo i conti con l’obbligo di restare separati. L’impossibilità di partecipare a cene, aperItivi, film al cinema o partite di calcetto sta infatti costringendo milioni di persone a ridefinire i contorni della propria socialità. 

Contorni che, in maniera inevitabile, hanno preso sempre più le sembianze di pc e smartphone. Chat e videochiamate sono quindi diventate scialuppe di salvataggio a cui aggrapparsi, piattaforme a cui affidare qualsiasi forma di interazione e tra cui districarsi. E così le applicazioni più gettonate - almeno all’inizio della settimana - appartenevano alla scuderia di Mark Zuckerberg ma gli italiani hanno rapidamente imparato a conoscerne i limiti oltre alle potenzialità.

Il più gettonato WhatsApp o anche Instagram ad esempio hanno perso terreno perché permettono di videochiamare rispettivamente al massimo 4 o 6 contatti alla volta. Messenger di Facebook invece da un lato non pone limiti al numero di partecipanti e offre simpatici filtri o giochi con cui intrattenersi se la conversazione latita, dall’altro non supporta immagini in altissima qualità.

La quarantena ha quindi spinto migliaia di italiani a rispolverare gli account hotmail e live, quelli con cui i millennial del Bel Paese si sono avvicinati al mondo del web da adolescenti. Vale a dire quegli indirizzi email che prima erano necessari per accedere alle chat di Msn ed inviare trilli ai profili degli amici, e che ora tornano utili per attivare gli account Skype.

Se per anni la piattaforma gratuita di Microsoft è rimasta nell’immaginario collettivo come app ideale per le videochiamate, in realtà nella Penisola era rimasta abbastanza relegata all’universo lavorativo.

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La quarantena però le sta regalando una seconda giovinezza con le ricerche su Google per scaricarla schizzate del +500% nell’ultima settimana. Un boom a cui si è accodata anche la meno nota HouseParty app, una piattaforma molto intuitiva per le videochiamate di gruppo amata soprattutto dai più giovani. Infatti questa, se da un lato consente di parlare solamente con 8 persone all’interno di una videochat (chiamata room), dall’altro consente di spostarsi di stanza in stanza senza limiti e, quindi, di portare avanti più conversazioni.

Nel microcosmo di questo tipo di piattaforme però, ovviamente non potevano mancare Apple con FaceTime (solo per iOS però) e Google con la sua Duo. Quest’ultima in particolare, disponibile sia per Android che per i dispositivi della mela morsicata, è un po’ sui generis dato che fino ad oggi non aveva mai del tutto attecchito in Italia nonostante fosse preinstallata sulla stragrande maggioranza dei dispositivi della Penisola. Ora però, avere un software del genere, che consente di chiamare fino a 8 persone tutte insieme, già installato sullo smartphone è diventato un grande vantaggio soprattutto per l’utenza meno esperta. Inoltre Google offre anche altre soluzioni come Hangouts - che fu lanciato più o meno insieme a WhatsApp e avrebbe dovuto fargli concorrenza - e Hangouts Meet, piattaforma pensata per le riunioni lavorative che ha dalla sua una grande agilità, essendo integrata nell’universo di BigG.
 


Ma proprio queste, le working station utilizzate da chi lavora abitualmente da casa o dai dipendenti delle aziende più grandi per tenersi in collegamento costante, sono state la grande scoperta degli italiani durante la quarantena. Così Slack ad esempio è diventato uno degli strumenti più preziosi. Si tratta di una chat divisa per canali tematici che evita le distrazioni di Facebook e WhatsApp ed è integrata con la maggior parte dei software utilizzati abitualmente al lavoro. Una parabola ascendente nella Penisola simile a quella di Zoom Cloud Meeting, un software pensato appositamente per organizzare eventi online. Oltre ad offrire le videochiamate tradizionali infatti, Zoom ha una sezione appositamente pensata per la formazione. 

Un’aula digitale a cui possono partecipare fino a 100 docenti e 10mila uditori, con quest’ultimi autorizzati a seguire ma non ad interagire se non con l’autorizzazione dell’organizzatore. Permettendo, in pratica, di fare un po’ di ordine in tutto questo caos a distanza.
 

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