Coronavirus, Nicoletta bloccata in Marocco: «Ho perso l'ultimo aereo perché non volevo abbandonare il cane»

Bloccata in Marocco perché non vuole abbandonare il cane: «Soffro di attacchi di panico e voglio tornare in Italia, ma dalle istituzioni nessun aiuto»
Bloccata in Marocco perché non vuole abbandonare il cane: «Soffro di attacchi di panico e voglio tornare in Italia, ma dalle istituzioni nessun aiuto»
di Silvia Natella
Sabato 25 Aprile 2020, 18:53 - Ultimo agg. 26 Aprile, 23:18
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«Mi sento sola e voglio tornare a casa». Nicoletta Clavuot, 27 anni appena compiuti, è tra i connazionali (circa 700)  rimasti bloccati in Marocco in piena emergenza coronavirus. L'ultimo volo per l'Italia è partito ieri - a un mese dal precedente -  e al momento non è possibile sapere quando ci sarà il prossimo. Solo poche settimane fa, a Essaouira, città marocchina che si affaccia sull'Oceano Atlantico, aveva un lavoro e un fidanzato. Oggi si trova in un Paese blindato che consente spostamenti brevi e motivati e in cui vige un duro coprifuoco, inasprito dal Ramadan. Per giorni ha tentato una soluzione al suo problema, ma si è sentita abbandonata dalle istituzioni. Nicoletta in Marocco e mamma Roberta in Sardegna hanno tentato inutilmente varie strade, dal consolato alla Farnesina, per farla partire consentendole di rimpatriare anche Oscar, il suo cagnolino.

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«Ho un cane di sei mesi a cui mancano le certificazioni delle vaccinazioni necessarie per entrare in Europa. Le ha fatte, ma per i risultati delle analisi bisogna aspettare. È tutto bloccato a causa del coronavirus. Quando ho scoperto che sarebbe decollato un aereo tra il 23 e il 24 aprile ho fatto di tutto per farlo partire con me, ho contattato il consolato, il console onorario e la Farnesina, ma niente», spiega. La voce al telefono e il ritmo frenetico del suo racconto nascondono rabbia e frustrazione per non essere riuscita a tornare a casa. 



Vive in Marocco da settembre. A Essaouira ha aperto un'agenzia di tour operator con il fidanzato marocchino: «Prima vivevo a Lugano perché sono svizzera per metà, ma dopo l'estate ho preso la palla al balzo e mi sono trasferita, ho affittato una casa, dove con il mio fidanzato abbiamo iniziato a convivere. Lui già lavorava nel turismo e quando abbiamo aperto l'agenzia abbiamo iniziato con il botto». Con la pandemia il progetto è rimasto in sospeso e sono iniziati i problemi all'interno della coppia. «Pensavamo al matrimonio, ma la quarantena ci ha obbligato a rimanere chiusi in una casa di pochi metri quadrati e abbiamo deciso di lasciarci. Per il momento stiamo lontani per non distruggere tutto quello che abbiamo costruito insieme». Da quel momento sono iniziati gli attacchi di panico ed è maturata l'intenzione di fare i bagagli: «Mi sento abbastanza sola. Ieri è stato il mio compleanno ed è stato un giorno particolare». Presa la decisione di rientrare, si è informata sui voli e sui regolamenti in caso di partenze con animali. «Mi sono iscritta a gruppi Facebook di italiani bloccati in Marocco - continua - e  ho contattato il consolato, mentre mia madre ha fatto diverse telefonate alla Farnesina». Nell'arco di una decina di giorni sono seguite mail senza risposta e chiamate inconcludenti.


 
«Il console onorario - denuncia - mi ha chiesto perché non mi ero fatta viva prima, gli ho spiegato che l'urgenza è sorta ora, ma lui ha ammesso di non essere in grado di darmi dei consigli». A un certo punto è spuntata la possibilità di partire tra il 23 e il 24 aprile insieme a un altro centinaio di italiani su un volo Neos dall'orario non precisato e con un costo di circa 500 euro. Si è messa in lista d'attesa, aveva la priorità, ma restava da risolvere il problema del piccolo Oscar. Nessuno era in grado di aiutarla. «Lo può lasciare in una struttura», è il suggerimento arrivato da più parti, ma Nicoletta non lo lascerebbe mai, non può affidarlo neanche alle cure dell'ex ragazzo perché per i musulmani i cani non sono animali da compagnia e non possono vivere in casa, soprattutto durante il Ramadan. La svolta è arrivata quando un post - denuncia della mamma ha mobilitato il Ministero della Salute Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari.



«Abbiamo mosso mari e monti, ambasciate, consoli... La Farnesina mi liquida come se niente fosse, come se la situazione attuale fosse di ordinaria amministrazione, come se ci fossero voli tutti i giorni, senza considerare una effettiva urgenza. Concludo dicendo che tra l’altro il costo del volo, per sottolineare come ci si approfitta di questo momento, ha il costo esagerato di 450 € e che molti connazionali, bloccati lì da un mese e mezzo, non potranno permettersi di tornare», aveva scritto la mamma su Facebook.

Grazie ai social Nicoletta è riuscita a ottenere un nulla osta per il cane, ma quando ormai era troppo tardi. Poco prima, infatti, aveva inoltrato la rinuncia al volo e non c'era più posto sull'aereo. La speranza si è spenta a poche ore dalla partenza. E se anche fosse riuscita a prendere il biglietto aereo, secondo il consolato avrebbe dovuto avviare ulteriori pratiche presso le autorità marocchine per ottenere altre autorizzazioni, tra cui quella di mettersi in viaggio da Essaouira alla capitale Marrakech. 

«In questo momento - conclude Nicoletta - mi sento molto nervosa, sto attraversando un periodo difficile, tra attacchi di panico e problemi sentimentali. Le cose non sono andate come speravo e devo fare tutto da sola. Qui se esci senza un motivo valido e ti beccano ti fanno una grossa multa. Di giorno devi indossare obbligatoriamente la mascherina e la sera c'è il coprifuoco. Le forze dell'ordine passano continuamente, è come se fossimo in guerra. Voglio tornare in Italia, ma almeno al mio fianco c'è Oscar. In questi momenti se non avessi il cane starei peggio». 
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