Coronavirus, altri 50mila rientri al Sud ma solo in pochi avvertono per evitare l'auto-isolamento

Coronavirus, altri 50mila rientri al Sud ma solo in pochi avvertono per evitare l'auto-isolamento
di Valentino Di Giacomo
Martedì 10 Marzo 2020, 09:00 - Ultimo agg. 19:00
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Dopo l'esodo arriva la paura. È forte la preoccupazione nelle regioni del Sud per l'arrivo in massa dalle zone a rischio coronavirus del Nord Italia. Si stimano almeno 50mila rientri, ma sono cifre calcolate per difetto perché solo una piccola parte ha comunicato alle autorità la propria presenza. Tutti i governatori delle Regioni meridionali hanno lanciato un appello affinché chi ha fatto rientro comunichi tempestivamente il proprio arrivo dalle zone rosse. Ma in realtà la macchina organizzativa per affrontare l'emergenza deve ancora entrare a regime con meccanismi tutti ancora da mettere a punto. È il caso del Lazio: la Regione guidata dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha approntato un numero verde per consentire ai cittadini di comunicare il proprio arrivo, ma il sistema è subito andato in tilt. C'è persino chi su Twitter segnala di aver provato di chiamare il numero verde per 38 volte senza però ottenere risposta. Un'evidenza che ha scatenato critiche anche delle opposizioni.
 

 

Nella sola Campania negli ultimi giorni sono stati registrati migliaia di arrivi, ma non tutti si sono autodenunciati prevedendo di mettersi in auto-isolamento. Appena un migliaio ne hanno dato comunicazione alle autorità. Offrire cifre precise viene fatto osservare dallo staff del governatore Vincenzo De Luca è impossibile. Certo, ci sono 1.318 persone che hanno annunciato il proprio arrivo dalle zone rosse, ma viene stimato sia solo una piccola parte del totale. L'esodo era già cominciato con la chiusura delle scuole introdotto dal governo la scorsa settimana con centinaia di docenti in servizio al Nord e studenti che hanno fatto rientro nei giorni scorsi. Le partenze dell'ultimo week-end, poche ore prima che venisse istituita la zona rossa in tutta la Lombardia, rappresentano soltanto la punta di un iceberg. Fare stime è così diventato pressoché impossibile se si considera che chi è tornato al Sud ha potuto farlo liberamente, senza passare alcun tipo di controllo, anche con la propria auto. Tuttavia, anche ieri, De Luca ha invitato i campani ad avere senso civico: comunicare il proprio rientro e restare in casa per 14 giorni. Una fuga indotta dal panico che si sarebbe potuta evitare se ci fosse stata maggiore e migliore coordinazione tra tutte le autorità preposte, ma negli ultimi giorni la catena di comando si è più volte inceppata con comunicazioni parziali e imprecise dall'alto che hanno generato difficoltà in tutta la filiera chiamata a gestire l'emergenza.
 

In Sicilia nello scorso week-end sono rientrate oltre 11.500 mila persone, qui il dato è più fedele alla realtà perché è più semplice individuare chi sbarca via mare o arriva in treno e auto. In Puglia 9.200 sarebbero i rientranti, con un boom nel week-end appena trascorso stimato come ha spiegato il governatore Michele Emiliano in 2545 persone solo sabato e domenica scorsi. Le autorità continuano a lanciare appelli affinché queste persone restino isolate in casa per 14 giorni per evitare di contagiare gli altri. «Siamo preoccupati per i casi positivi aggiuntivi - ha ammesso l'assessore alla Salute in Sicilia, Ruggero Razza - che si possono determinare per l'esodo verso il Sud». Cifre simili anche in Calabria. «Le persone che hanno segnalato volontariamente la propria presenza - ha annunciato la governatrice calabrese, Jole Santelli - sono oltre 2mila in un giorno. Mi auguro che tutti abbiano avuto il senso civico di segnalare la propria presenza, ma il timore è che in realtà parliamo di numeri molto più alti». Mal comune in ogni Regione meridionale è che chi è tornato dal Nord teme di essere trattato da untore, come ha rilevato proprio Santelli. «Per chi è venuto ha spiegato la presidente calabrese voglio dire che non c'è una caccia all'untore, ma c'è la necessità di preservare la salute di tutti i cittadini.
La sanità in Calabria fa fatica in un periodo normale, se dovesse accadere da noi un'emergenza come la Lombardia non saremo in grado di gestirla». Basti pensare che se in Campania i posti in rianimazione sono circa 500, in Calabria si fa a fatica superare le 100 unità, in Puglia i 200. Appello simile è arrivato dal governatore della Basilicata, Vito Bardi, che ha chiesto la collaborazione dei cittadini rientrati dal Nord. Inviti alla collaborazione, al senso civico, alla responsabilità nei confronti di sé stessi e degli altri. Chi non lo fa rischia almeno 3 mesi di reclusione oltre a una multa, chi viola la quarantena dai 3 ai 12 anni di carcere. Ma stavolta si spera che la gravità della situazione non imponga di dover far ricorso a decisioni estreme. 

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