Coronavirus, Roma, allarme case di riposo: due morti a Roma e Nerola, oltre 5o strutture a rischio focolaio

Gli assistenti alla Giovanni XXII di via Galeffi
Gli assistenti alla Giovanni XXII di via Galeffi
di Alessia Marani
Mercoledì 25 Marzo 2020, 12:24 - Ultimo agg. 26 Marzo, 08:42
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Un piano speciale per le Rsa, case di cura e case di riposo per anziani di Roma e del Lazio. Lo chiedono i familiari dei degenti, lo sta approntando l’assessorato alla Salute con la collaborazione delle Asl, perché nel territorio ci sono una cinquantina di strutture pubbliche e convenzionate, ma soprattutto tante completamente private, che se non attentamente vigilate, anche con una sorveglianza di tipo “attiva”, potrebbero trasformarsi in potenziali focolai. Come già avvenuto alla San Raffaele di Cassino, dove si sono contati i primi morti over 70 da coronavirus, alla Rsa di Civitavecchia e ora è emergenza piena alla Casa di riposo Giovanni XXIII di via Galeffi, sulla Laurentina, dove ieri notte è deceduto un uomo di 82 anni con patologie pregresse e dove l’unità di crisi anti-Covid sta predisponendo il trasferimento di 3 ospiti in ospedale. Mentre un altro decesso (è il secondo) si è registrato presso la Casa di riposo di Nerola, 6 ospiti sono già stati trasferiti dalla struttura e anche per tutti gli altri è stato deciso il trasferimento.  

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«Da ieri nella gestione sanitaria della struttura privata di via Galeffi è subentrata la Asl Roma 2 e nella gestione del vitto è subentrato il Comune di Roma che si ringrazia della collaborazione che sta prestando», dichiara l’assessore regionale alla Salute, Alessio D’Amato. Qui c’erano già stato altri due decessi e la sessantina di ospiti erano stati lasciati soli, alle cure di appena 4 operatrici. Ora è, isolato, anche il Nomentano Hospital a Tor Lupara, dove si contano 24 casi positivi tra gli ospiti. Sotto i fari anche la casa di riposo di Nerola: sul posto ci sono gli operatori della Asl Roma 5 e dell’Ares 118. E’ stata inoltre demandata alla Asl Roma 5, con il supporto tecnico del Seresmi – Spallanzani, la gestione sanitaria della struttura ed il suo isolamento, mentre al Comune di Nerola è demandata la gestione del vitto per gli ulteriori ospiti. «Dai primi dati emersi dall’indagine epidemiologica risulta una condizione assolutamente non conforme da parte della casa di cura in relazione alla presa in carico di pazienti non autosufficienti che non possono stare per legge all’interno di case di riposo. Secondo quanto emergerà dall'indagine epidemiologica verranno adottate tutte le opportune misure. Del caso è costantemente aggiornato il Prefetto di Roma e il sindaco del Comune con cui sono in costante collegamento», ha detto D'Amato.

Secondo una ricerca realizzata da Anaste Lazio (l’Associazione nazionale delle strutture per la terza età), effettuata in tempi non sospetti, queste residenze più che un reale ponte tra il servizio territoriale e quello ospedaliero, sono ormai dei «cronicari» e, dunque, è là che il Covid-19 può aggredire in maniera più dura. La ricerca svolta su un campione di 800 ricoverati nelle Rsa del Lazio, in cui l’età media è di 77,2 anni, aveva messo in luce che il 26% dei degenti è affetto da patologie psichiatriche il 70% di incontinenza grave, mentre il 35% è in carrozzina e, dunque, non autosufficiente. Non solo. Le patologie che hanno motivato il ricovero nelle Rsa sono soprattutto internistiche (cardiache e metaboliche), le demenze si riscontrano nel 69% dei casi, mentre le malattie ortopediche (34%) superano di poco quelle neurologiche (33%).

Queste strutture che, di fatto, “tamponano” l’assenza di servizi socio-assistenziali sufficienti a dare una risposta a tutti gli over 70, si mostrano potenzialmente più vulnerabili. I familiari dei pazienti degenti nella Rsa Papa Giovanni XXIII di via Galeffi hanno presentato anche un esposto al prefetto, lamentando l’assenza nei giorni scorsi di assistenza sanitaria da parte della proprietà. Una degente di 93 anni è deceduta due giorni fa, prima era accaduto a un altro anziano trasferito allo Spallanzani. Al Nomentano, dove «è vietato entrare e uscire», quattro operatori hanno violato l’ordine e sono, addirittura, scappati. Tornati a casa, sono stati denunciati. Avevano paura di rimanere nella struttura e infettarsi. Alla casa di riposo “Maria Immacolata” di Nerola i casi di contagio tra residenti e operatori sono già saliti a 72, come accertato dalle verifiche della Asl Roma 5. 
Insomma, l’alert è alto. A Roma e provincia sono accreditati dalla Regione circa 1500 posti letto nelle Rsa, in tutto il Lazio sono circa 2700. Dall’inizio di marzo sono state imposte limitazioni e, poi veti assoluti, alle visite dall’esterno agli anziani. Ma non basta. I familiari chiedono tamponi e verifiche “attive” su tutti i degenti e gli operatori, «perché basta che il virus si introduca per fare una strage, annunciata». 
Le case di cura e le Rsa hanno operatori sanitari autorizzati dalla Regione, nelle case di riposo (che non dovrebbero ospitare anziani non autosufficienti) più facilmente può sfuggire la professionalità delgi operatori.

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