Coronavirus, il pompiere di Roma: «Ho avuto paura, sto guarendo a colpi di serie tv e libri»

Coronavirus, il pompiere: «Ho avuto paura, sto guarendo a colpi di serie tv e libri»
Coronavirus, il pompiere: «Ho avuto paura, sto guarendo a colpi di serie tv e libri»
di Camilla Mozzetti
Venerdì 6 Marzo 2020, 01:24 - Ultimo agg. 17:54
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«Il desiderio più grande? Tornare presto alla mia vita normale anche perché le serie tv le ho viste tutte e i libri da leggere sono finiti». Gianni (lo chiameremo così) ieri è uscito per la prima volta in giardino a giocare con le sue due labrador, Dana e Vittoria, ma facendo attenzione a non entrare in contatto con i suoi genitori. Dal 28 febbraio è chiuso in quarantena nella sua stanza: è lui il primo allievo dell’87esimo corso di formazione della scuola dei Vigili del fuoco di Capannelle a Roma ad essersi ammalato per il Covid-19. Il ragazzo - 25 anni - ha manifestato i sintomi il 24 febbraio risultando positivo al test, dal venerdì precedente quando era tornato in Umbria in licenza non ha fatto più ritorno in caserma. Ad oggi non può uscire dalla sua villetta in provincia di Terni che abita con i familiari ma «i miei genitori - puntualizza - non li vedo da giorni, ci parliamo al telefono, se ci penso mi sembra surreale ma è la cosa giusta da fare e siamo anche fortunati». Perché? La casa è grande, si trova in aperta campagna e dunque «c’è sufficiente spazio - continua Gianni - per seguire tutte le procedure di sicurezza».

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Gianni partiamo dalla fine: come si sente?
«Benissimo, ho contratto il virus e ancora non so come e perché, ma ho avuto solo un po’ di febbre per tre giorni e poi i sintomi sono scomparsi, segno che non c’è una patologia univoca per tutti. Oggi (ieri ndr) è il primo giorno che riesco a uscire in giardino per giocare un po’ con i miei due cani, gli unici con cui posso entrare in contatto».

Studia per diventare vigile del fuoco ma da soccorritore è diventato un uomo da soccorrere. Non le fa strano?
«È un ossimoro lo so, diventare vigile del fuoco era il mio sogno di bambino ma tutti abbiamo bisogno prima o poi di qualcuno che ci aiuti. Quel che fai di buono - si dice - ti verrà reso e in questi giorni sono moltissime le persone che mi chiamano per sapere come mi sento, come sto vivendo questo momento».

Difficile la quarantena forzata per un ragazzo di 25 anni...
«Non sono mai stato un grande festaiolo. Certo, questa condizione inizia a starmi stretta, mi mancano i miei colleghi, anche perché non posso incontrare nessuno. I miei genitori non li vedo dal 28 febbraio e viviamo sotto lo stesso tetto: è una quarantena dentro la quarantena ma è giusto così».

Come affronta questo periodo?
«Guardando il bicchiere mezzo pieno. Sono in attesa dei campioni per accertare che abbia neutralizzato il virus perché è bene dirlo: questa è una malattia da cui si può guarire».

Ci racconti una sua giornata.
«Cerco di dormire, poi guardo la tv, in questi giorni ho divorato quasi tutte le serie su Netflix. Ho finito di leggere il libro di Victoria Eugenia Henao, moglie di Pablo Escobar, e uno degli ultimi libri di Stephen King. Gioco alla Play-station e studio per non restare indietro con il programma del corso: il montaggio della scala Italia, chimica e fisica dell’incendio. Per fortuna non ho una fidanzata ma c’è la Asl che mi chiama due volte al giorno per sapere come sto (ride)».

Come fa per mangiare visto che in casa ci sono anche i suoi genitori e non li può incontrare?
«Un po’ da recluso: sempre in camera, mi lasciano un vassoio davanti alla porta con piatti e posate in carta o plastica che poi butto in un secchio che ho in stanza. Per uscire in giardino e buttare poi i rifiuti, oggi (ieri ndr) ho seguito un percorso preciso su cui non passano i miei genitori. Diciamo che nella difficoltà siamo fortunati per lo spazio che abbiamo. Anche i miei sono in isolamento domiciliare ma non hanno sintomi, per la spesa ci lasciano le cose sul tavolino in giardino che poi mia madre prende quando non c’è più nessuno».

Ha avuto mai paura?
«La paura è un sentimento e dire che non mi abbia toccato sarebbe sciocco, ma nelle difficoltà si deve trovare la forza di andare avanti, il mestiere che sogno me lo ha insegnato».

Si suppone che lei sia stato contagiato da un allievo della caserma rientrato poi a Castiglione d’Adda in provincia di Lodi.
«Ci stiamo sentendo, ma il collega non ha mai avuto sintomi né lui né la sua famiglia, con cui vive».
 

 
 

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