Scandalo Trivulzio, l'operatrice sanitaria: «Io, cacciata per la mascherina. Mi dissero: allarmi i parenti»

Scandalo Trivulzio, l'operatrice sanitaria. «Io, cacciata per la mascherina. Mi dissero: allarmi i parenti»
Scandalo Trivulzio, l'operatrice sanitaria. «Io, cacciata per la mascherina. Mi dissero: allarmi i parenti»
di Claudia Guasco
Venerdì 10 Aprile 2020, 00:28 - Ultimo agg. 13:03
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«Il 23 febbraio è stato il mio ultimo giorno di lavoro al Pio Albergo Trivulzio. Indossavo la mascherina, perché avevo tosse, raffreddore e anche la febbre. Mi hanno intimato di levarla. Al mio rifiuto mi hanno cacciato. Ora sono in malattia, quando rientro farò la guerra». L’operatrice sanitaria lavora alla Baggina da dieci anni, dice che i vecchietti che accudisce sono diventati la sua seconda famiglia. «Mai avrei pensato di essere mandata via per averli protetti».

 


Cosa è successo quel giorno?
«Mi sentivo male, tossivo e starnutivo. Perciò un’infermiera mi ha consigliato di indossare una mascherina, dato che da poco si era diffusa la notizia del primo caso di coronavirus. Così ho fatto e quando ho incontrato una ragazza che fa le pulizie, anche lei con la tosse, lo ho suggerito di mettersi la mascherina. Mi ha ascoltato ma poi, verso mezzogiorno, è venuta da me e mi ha detto di toglierla subito, perché era stata sgridata e minacciata di licenziamento se l’avesse tenuta un minuto di più».

Lei però non lo fece.
«Come avrei potuto? Era a repentaglio la salute dei miei assistiti. Dovevo portare la frutta ai malati, rischiavo di contaminarla. Proprio mentre davo da mangiare ai pazienti è arrivata una dirigente: “Che cosa ci fai con la mascherina? Toglila subito”. Io rispondo: “È per proteggere i degenti”. Lei si infuria: «Così si crea allarmismo con i parenti. Se hai la tosse stai a casa». Adesso nel mio reparto sono morti tre pazienti e altri sono isolati. Hanno perso la vita persone anziane, è vero, ma stavano bene, avevano davanti a loro ancora cinque, dieci anni di vita. A un paziente deceduto hanno fatto il tampone troppo tardi: se fosse stato eseguito prima, poteva sopravvivere».

Pronta a tornare in servizio?
«Sì, a maggio rientro. Ma temo ritorsioni. È assurdo, ho indossato la mascherina da regolamento e sono stata cacciata. Sono molto affezionata ai miei pazienti, ne accudisco venti e quindici sono lucidi, parliamo e scherziamo. Li lavo al mattino, do loro da mangiare, mi raccontano delle storie. I parenti hanno il mio numero, mi chiamano per sapere come stanno. Un uomo ha perso tre giorni fa la mamma per il virus: non ha potuto nemmeno rivederla».

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