Coronavirus, divisori e niente riunioni: la rivoluzione negli uffici

Coronavirus, divisori e niente riunioni: la rivoluzione negli uffici
Coronavirus, divisori e niente riunioni: la rivoluzione negli uffici
di Rosario Dimito
Martedì 21 Aprile 2020, 00:22 - Ultimo agg. 14:08
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Le industrie manifatturiere (tessile, abbigliamento, automotive), cantieri e edilizia potrebbero aprire da lunedì 27 in base al codice Ateco e perchè fra le tre classificazioni di rischio contagio (esposizione, prossimità e aggregazione) hanno un «rischio basso o medio-basso e potrebbero avere priorità in un processo graduale di rimodulazione delle misure contenitive, unitamente ad una adeguata e partecipata strategia di prevenzione e organizzazione del ciclo produttivo e organizzativo anche mirata al contenimento del rischio di aggregazione correlato». 
 
Nei primi giorni della prossima settimana Giuseppe Conte potrebbe varare un nuovo Dcpm per regolare le altre riaperture a partire da lunedì 4, e la novità maturata ieri sera è che potrebbero riaprire anche banche, attività finanziarie e assicurazioni. Ci sono però mugugni in alcuni settori (bar, ristoranti, trasporti) che lamentano regole che di fatto rendono meno dispendioso dal punto di vista economico la non apertura. Frecciarossa e Italo dovrebbero ripartire il 9 maggio a causa del protrarsi delle operazioni di manutenzione della rete da parte di Rfi: l’Alta velocità contesta i limiti imposti alla circolazione dei passeggeri nelle stazioni con corsie preferenziali per chi parte, chi arriva e termo-scanner, mentre gli operatori hanno accettato la distribuzione di mascherine e guanti.

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Sul tavolo della task force guidata da Vittorio Colao che domani dovrebbe stilare la relazione da presentare al governo, c’è la relazione tecnica predisposta dall’Inail con un set di indicazioni per la fase 2. Ieri e oggi Colao e i membri del gruppo di lavoro stanno facendo i compiti a casa e domani, sempre da remoto, è prevista la riunione che dovrebbe approvare la relazione con le proposte operative. Colao si sta interfacciando con il ministro della Salute Roberto Speranza, molto prudente a rimettere in azione le attività produttive, e con il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli, che invece propende per una riapertura graduale. Poi il governo si confronterà con il Comitato tecnico scientifico, che nelle ultime ore, sta mostrando più flessibilità rispetto alle chiusure precedenti e sarebbe disponibile a condividere l’indicazione di una fase 2 uguale per tutti, a condizione che non si traduca i un “liberi tutti” immediato. 

 

 

Il documento di 22 pagine di Inail è una buona base di partenza. «In una analisi di priorità della modulazione di misure contenitive, va considerato l’impatto che la riattivazione dei settori comporta nell’aumento di occasioni di aggregazioni», si legge. «Dovrà essere misurata la febbre a tutti i dipendenti con il termo-scanner, chi ha più di 37,5 va rimandato a casa, come quelli che hanno tosse monitorando chi è entrato in contatto col loro». Negli uffici delle regioni rosse «dovrebbero essere fatti i tamponi a tutti i lavoratori prima di farli accedere al posto di lavoro». Agire sulla prevenzione della diffusione del virus, tramite «rimodulazione degli spazi e postazioni di lavoro, orario di lavoro e dell’articolazione in turni». Gli spazi di lavoro devono essere «rimodulati nell’ottica del distanziamento sociale utilizzando anche uffici inutilizzati, sale riunioni».

 

Per gli ambienti dove operano più lavoratori contemporaneamente vanno trovate «soluzioni innovative con il riposizionamento delle postazioni di lavoro adeguatamente distanziate tra loro e l’introduzione di pannelli in plexiglass». Per gli spazi comuni, «comprese mense, punti di ristoro, spogliatoi e servizi igienici deve essere prevista una ventilazione continua degli ambienti. Nella gestione dell’entrata e dell’uscita dei lavoratori devono essere favoriti orari scaglionati e, laddove possibile, prevedere una porta di entrata e una di uscita dedicate». Limitare al minimo indispensabile spostamenti interni all’azienda. Non sono consentite le riunioni in presenza, garantendo un distanziamento con preferenza per lo smart working. L’accesso di fornitori esterni potrà avvenire secondo modalità, percorsi e tempistiche definite; per le attività di carico/scarico si dovrà rispettare il previsto distanziamento. Andranno inoltre ridotte le trasferte. 

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L’articolazione del lavoro potrà essere ridefinita con orari differenziati che favoriscano il distanziamento sociale riducendo il numero di presenze in contemporanea nel luogo di lavoro e prevenendo assembramenti all’entrata e all’uscita con flessibilità di orari.

«È essenziale evitare aggregazioni sociali anche in relazione agli spostamenti per raggiungere il posto di lavoro e rientrare a casa, con particolare riferimento all’utilizzo del trasporto pubblico». Per tale motivo è necessaria «un’azione integrata per mitigare questa tipologia di rischio tramite misure organizzative dedicate, ad esempio adottando piani di mobilità adeguati, misure specifiche per disciplinare l’uso dei mezzi pubblici o incentivando forme di trasporto sul luogo di lavoro differenti, anche con il mezzo privato. In ogni caso, all’interno dei mezzi pubblici oltre al distanziamento sociale è raccomandabile l’uso di mascherine per tutti gli occupanti». Misure anti affollamento dei mezzi pubblici per andare al lavoro, mascherine, con incentivazione all’utilizzo dell’auto propria.
 

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