Regioni gialle, rosse o arancioni: l'effetto dei divieti anti-Covid è sempre lo stesso

Regioni gialle, rosse o arancioni: l'effetto dei divieti anti-Covid è sempre lo stesso
Domenica 22 Novembre 2020, 00:00 - Ultimo agg. 23 Novembre, 07:38
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Rosse, arancioni o gialle: le misure di contenimento dell’epidemia funzionano tutte e in modo sorprendentemente simile. La buona notizia arriva dall’analisi dei dati nei giorni più recenti, da martedì 17 a sabato 21 novembre, cioè un periodo successivo di almeno due settimane al Dpcm del 3 novembre scorso, quello che ha diviso l’Italia in tre colori. Il monitoraggio ufficiale si ferma alla settimana dal 9 al 15 novembre e quindi non è ancora in grado di testare gli effetti delle misure prese. Martedì 17 in tutta Italia il ritmo di contagi viaggiava ancora veloce, in particolare nelle due regioni rimaste sempre arancioni Puglia e Sicilia. Ma nel giro di quattro giorni c’è stato un visibile raffreddamento, senza una forte differenza tra i due colori estremi: le cinque regioni che sono rimaste rosse dal 3 novembre hanno visto tra martedì e sabato di questa settimana un miglioramento di venti punti percentuali, mentre le cinque regioni che sono sempre rimaste in zona gialla hanno registrato un miglioramento di sedici punti: valori molto simili, appunto.

 

Come è fatta l’analisi? In primo luogo i ventuno territori (19 regioni e due province autonome) sono stati divisi in quattro gruppi: le cinque regioni sempre rosse, dove vivono 17 milioni di persone, le cinque regioni sempre gialle (13 milioni), le due sempre arancioni (9 milioni) e infine le nove cangianti, tra le quali c’è la Campania, dove vivono 21 milioni di abitanti. Il confronto più interessante è ovviamente quello tra i territori rossi e i gialli, ovvero dove le misure anti Covid sono maggiormente differenziate; mentre il dato delle regioni cangianti non è statisticamente significativo al fine della comprensione dell’efficacia di ciascun colore.
Il secondo passo dell’analisi è calcolare le medie settimanali, in modo da depurare i dati quotidiani dalle oscillazioni legate al fatto che in alcuni giorni della settimana si fanno meno tamponi e quindi risultano anche meno contagiati.

L’ultimo passo è elaborare un confronto (tra medie) sempre a distanza di 14 giorni, ovvero il tempo che gli esperti ritengono necessario perché un provvedimento di chiusura o di apertura faccia sentire il proprio effetto. Come si sono comportate le diverse zone?

ROSSE
In Lombardia, Piemonte, Calabria, Aosta e Bolzano la situazione di partenza, il 3 novembre, era molto critica con lo 0,45% della popolazione che si era contagiato nell’ultima settimana. Nei giorni successivi il quadro è peggiorato, come inevitabile perché le misure non dànno risultati immediati, fino a toccare un picco di 0,57% il 13 novembre (cioè lo 0,57% degli abitanti si è contagiato nei sette giorni che terminano con il 13 novembre). Il 17 novembre si è potuto finalmente iniziare a registrare l’effetto di due settimane «rosse» e il dato di partenza è stato un +19,3% di contagi rispetto a due settimane prima. Nel giro di soli quattro giorni però il valore è diventato -1,5% con un miglioramento di oltre venti punti.
ARANCIONI
Soltanto due regioni sono rimaste sempre in fascia arancione: Puglia e Sicilia, caratterizzate da un basso livello di contagi iniziali ma con rapida crescita. E in effetti il 17 novembre l’incremento rispetto a due settimane prima era ancora del 67,1% tuttavia in quattro giorni si è passati a 38,4% con un miglioramento di quasi trenta punti.
GIALLE
In Lazio, Veneto, Sardegna, Trento e Molise il trend di partenza dei contagi settimanali era molto minore rispetto alle zone rosse (0,27%) ed è peggiorato fino a 0,35%. Ma il valore di crescita del 17 novembre, pari al 29% su base bisettimanale, in quattro giorni è già sceso al 13%. 

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Perché le aree gialle e le rosse hanno risposte alle misure così simili? Una possibile spiegazione è che le misure gialle, anche se percepite come blande rispetto al lockdown, contrastino con efficacia tutte o quasi le principali occasioni di contagio. Lo stop alle cerimonie, agli spettacoli, agli aperitivi e alle cene serali, il vincolo del rientro a casa alle 22 raggiungono l’obiettivo del distanziamento sociale più della chiusura dei negozi di abbigliamento o del divieto di spostamenti tra i comuni. I dati meritano ancora un approfondimento ma per gli esperti c’è un’indicazione interessante: ha funzionato in Lazio, Veneto, Sardegna quindi può funzionare ovunque. Insomma: potrà essere un Giallo Natale. 
 

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