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Cospito: «Lo sciopero mi rende famoso», la boria del terrorista in cella. E anche a Opera vede i mafiosi

Il cambio di strategia deciso in estate e riferito ai suoi fratelli durante uno dei colloqui avuti a Sassari

«Lo sciopero mi rende famoso», la boria del terrorista in cella. E anche a Opera vede i mafiosi
«Lo sciopero mi rende famoso», la boria del terrorista in cella. E anche a Opera vede i mafiosi
di Valeria Di Corrado
Articolo riservato agli abbonati
Lunedì 6 Febbraio 2023, 00:02 - Ultimo agg. : 07:00
4 Minuti di Lettura

Quando lo scorso maggio Alfredo Cospito è stato messo al 41bis, e trasferito nel penitenziario di massima sicurezza di Sassari, non aveva in mente un “piano” preciso. L’idea di iniziare uno sciopero della fame, per protestare contro le limitazioni del carcere duro, gli è venuta tra luglio e agosto, dopo aver saputo che non poteva portare più di 6 libri in cella, ricevere corrispondenza o abbracciare i suoi cari (per via del vetro divisorio). Ma solo successivamente, quando ha sentito nei telegiornali che la notizia del suo digiuno ha fatto il giro del mondo, ha capito la portata di questa forma di protesta e ha deciso di cavalcarla.

APPROFONDIMENTI
Meloni e il caso Cospito: «Non si può trattare con chi ci minaccia»
Cospito, La Russa: «I segnali sono gravi, lo Stato deve difendersi. Il 41 bis non si tocca»
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«Mi sta facendo diventare famoso», si vantava con i suoi fratelli durante uno dei colloqui registrati dal Gruppo operativo mobile (Gom) della polizia penitenziaria di stanza a Bancali. Famoso non soltanto nella galassia del movimento estremista, nazionale e internazionale, ma anche tra i boss mafiosi che hanno iniziato a sostenerlo e spronarlo ad andare avanti, ovviamente in modo interessato. Cospito - stando a quanto emerso dall’osservazione degli agenti del Gom - non era infastidito dall’appoggio “morale” ricevuto dai detenuti camorristi e ‘ndranghetisti con cui condivideva le ore di socialità a Sassari; anzi, sembrava quasi gratificato. La notorietà gli piace e capisce come strumentalizzarla. Paradossalmente, nonostante sia stato messo al 41bis per tagliare le comunicazioni con l’esterno, lo sciopero della fame diventa uno strumento di comunicazione potentissimo.

Meloni sul caso Cospito: «Lo Stato non tratta con la mafia e con chi lo minaccia»

ORA D’ARIA CON NUOVI BOSS

Cambia il carcere, ma non cambia la compagnia. Da quando Cospito, lunedì scorso, è stato trasferito nel centro clinico del penitenziario milanese di Opera, trascorre le ore di socialità con altri tre esponenti della criminalità organizzata, anche loro al 41bis. Non è difficile immaginare che anche loro lo incoraggino a proseguire lo sciopero della fame, come avevano fatto a metà gennaio Francesco Di Maio, del clan dei Casalesi, e Francesco Presta, boss della ‘ndrangheta. Il terrorista, invece, non usufruisce dalla passeggiata all’esterno per prendere una boccata d’aria, a causa delle sue condizioni di salute. 

Anche se, stando a quanto riferito dai medici che lo monitorano, il suo stato non sarebbe così critico come viene dipinto. Quando il 19 ottobre ha cominciato lo sciopero della fame, infatti, Cospito era obeso: pesava 117 chili. Ora, dopo 109 giorni di digiuno, pesa circa 74 chili. Dall’aereo della Finanza, che lo ha portato ad Opera, è sceso con le sue gambe, senza necessità di assistenza. Il personale sanitario e i magistrati del Tribunale di sorveglianza monitorano comunque l’evoluzione della situazione. Da quando, qualche giorno fa, il 55enne ha deciso di rifiutare anche gli integratori è aumentato il rischio di crisi cardiache. Per questo si fa più concreto il ricovero nel reparto di medicina penitenziaria dell’ospedale San Paolo per sottoporlo a un trattamento sanitario obbligatorio, con alimentazione forzata, al quale (anche se è contrario) non può opporsi.

 

«NON È ANTICOSTITUZIONALE»

«Il 41bis non è anticostituzionale, perché non c’è alcuna violenza fisica o psicologica», ha detto l’ex magistrato ed ex procuratore di Torino Armando Spataro nel programma tv “In mezz’ora”. «Il 41bis nasce per una ragione particolare, ai tempi di Falcone e Borsellino, per impedire i collegamenti tra detenuti mafiosi e la mafia, lo stesso è avvenuto anche con detenuti per terrorismo e questo strumento ha portato anche ai collaboratori di giustizia. Nel caso di Alfredo Cospito ci sono stati contatti con l’esterno e appelli che sono usciti da dentro il carcere, per questo nel 2022 l’allora ministro Cartabia applica il 41bis, per 4 anni». «La magistratura non deve farsi influenzare - ha concluso Spataro - e io credo che qualunque sia, sarà una decisione molto difficile».

ALLERTA A SANREMO

Intanto si temono nuovi attacchi da parte degli anarchici. L’obiettivo più sensibile, al momento, è il festival di Sanremo. Il dispositivo di sorveglianza, già alto per l’evento musicale più importante d’Italia che mobilita ogni anno migliaia di persone, è stato ulteriormente rafforzato, prima per le manifestazioni annunciate per sabato da associazioni di pacifisti in segno di protesta contro l’intervento video del leader di Kiev Volodymyr Zelensky nella serata finale, poi per l’allarme di possibili azioni da parte degli anarchici.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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