Covid, i furbetti dei party segreti:
«Superdiffusori del virus»

Covid, i furbetti dei party segreti: «Superdiffusori del virus»
di Paolo Barbuto
Lunedì 8 Marzo 2021, 08:27 - Ultimo agg. 15:08
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Su Telegram i ragazzi di Torino si scambiavano i messaggi in chat Festa Segreta e si dicevano di non postare foto né lasciare indizi social di quel che avrebbero fatto per non essere scoperti. Li hanno notati gli abitanti dei palazzi vicini e hanno dato l'allarme. Quando durante la notte, per via dei rumori eccessivi, sono arrivate le volanti, a decine hanno tentato la fuga, perfino calandosi dalle finestre.

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A Milano la fuga di 50 persone assembrate in un appartamento è stata più rocambolesca: si sono dispersi sui tetti della città antica.

Intercettati tutti alla fine. A Ischia una festa di diciott'anni in un albergo è stata interrotta dai carabinieri. Multe e cinque giorni di chiusura alla struttura.

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Episodi analoghi ovunque, da Bologna a Palermo, da Genova a Trani. I ragazzi corrono ad accalcarsi e, in quello stesso momento: «Corrono verso il contagio e la diffusione massiva del virus», sospira Alessandro Perrella, infettivologo al Cardarelli e membro dell'Unità di crisi Covid della Regione Campania.


LA TECNICA
Si contattano in privato sui social e fanno diffondere il messaggio dell'appuntamento vietato nei canali invisibili agli occhi indiscreti. Hanno un'età variabile dai diciassette ai quarant'anni, sono la porzione più estrema del popolo della movida che non ce la fa più a stare in casa: «Mi ricordano un po' i partecipanti ai rave party d'un tempo - spiega Perrella - hanno voglia di proibito, di sfidare la legge, di sentirsi più forti. Non capiscono che, così, diventano solo più deboli».


L'infettivologo usa anche il paragone con il proibizionismo per spiegare che questi party si trascinano dietro anche altri problemi come la diffusione di sostanze proibite: nell'America degli anni 20 del secolo scorso, generò situazioni analoghe di raduni segreti per bere l'alcol vietato, attorno ai quali si agglomeravano anche altre forme di loschi affari.


IL PERICOLO
Ma perché sono vietate le feste ai giovani? La domanda non è banale e non prevede risposte accademiche sulla necessità di rispettare regole imposte dall'alto. La questione, nelle parole del giovane medico napoletano, viene osservata nel dettaglio ma mettendosi nei panni di un partecipante alla festa, in modo da spiegare, materialmente, quali sono i pericoli ai quali va incontro. In prima linea ci sono le varianti del virus che impongono una svolta nei tempi dei contatti ravvicinati perché, secondo gli ultimi report, adesso bastano 15 minuti in un locale chiuso, senza protezioni adeguate, per essere aggrediti dalle nuove mutazioni del virus. Poi c'è il concetto stesso di festa che nasconde tranelli in ognuna delle maniere con la quale viene affrontata: quella in cui si mangia assieme e quella durante la quale ci si diverte ballando e sfrenandosi.


Se sul fronte della condivisione del cibo il pericolo è facile da comprendere, perché ci si abbassa la mascherina e si porta qualcosa alla bocca, aprendo così autostrade alla trasmissione del contagio, quel che accade durante il ballo può essere ancora più devastante.


LA STANCHEZZA
«La prima cosa che penso, quando immagino un luogo chiuso dove un gruppo di ragazzi balla sfrenandosi - spiega Perrella - è che stancarsi fisicamente con movimenti e salti, provoca affanno e lievi difficoltà respiratorie che, nella maggioranza dei casi, si traducono in colpi di tosse. Immaginate cosa può accadere se durante una festa dove si balla accalcati, chi tossisce è contagiato, magari asintomatico, quindi non sa nemmeno di essere pericoloso».


Ma non c'è solo l'affanno a rendere pericolosi i momenti di svago collettivo. La questione è anche collegata all'ampiezza dei locali dove si incontrano le persone: spesso si tratta di luoghi non spaziosi e, soprattutto, non dotati di sistemi di aerazione che consentono un ricambio corretto dell'aria. Allora si inizia a sudare, il sudore satura l'aria di umidità e crea l'habitat ideale per la diffusione del virus, se c'è un contagiato fra i partecipanti: «Non voglio nemmeno pensare all'ipotesi dello scambio di sigarette o bottiglie dalle quali bere. In questo momento si tratta di azioni estremamente pericolose».


Ma perché tanta apprensione se i giovani sono forti e resistono bene al contagio? «Innanzitutto perché l'età media dei ricoveri si sta abbassando - dice l'infettivologo Perrella - e poi perché la ripresa vigorosa dei contagi sta lentamente saturando gli ospedali. Anche un solo ricovero in meno può essere determinante. E poi c'è sempre la necessità di proteggere chi ci è caro. Tornare a casa e portare il virus in famiglia, solo per essersi concessi una serata senza regole, può rappresentare un evento che segna un'intera vita».

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