Green pass, il piano per salvare il Natale: ristoranti, stadi e cinema solo per chi è vaccinato

Green pass, il piano per salvare il Natale: ristoranti, stadi e cinema solo per chi è vaccinato
Green pass, il piano per salvare il Natale: ristoranti, stadi e cinema solo per chi è vaccinato
di Mauro Evangelisti
Venerdì 12 Novembre 2021, 21:59 - Ultimo agg. 13 Novembre, 16:03
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Gli obiettivi: potenziare le terze dosi e un uso più diffuso dei monoclonali, rafforzare i controlli sul rispetto dell’obbligo del certificato verde, applicare tempestivamente il sistema dei colori con zone rosse locali dove serve. Si sta studiando anche il Green pass a due velocità. Come funziona? Potrebbe essere legato solo a vaccini o superamento dell’infezione, eliminando la scorciatoia del test antigenico, per le attività ludiche-ricreative (ristorante, cinema, stadio). Nei posti di lavoro resterebbe la formula attuale con l’opzione del tampone negativo. Sono questi i tasselli di un possibile piano per un Natale sereno, nonostante l’aumento di casi positivi. E ci sarà un’arma in più a disposizione già a gennaio: si useranno le due nuove pillole anti Covid (Merck e Pfizer) che l’Italia sta già acquistando e si potranno ridurre ricoveri e decessi, ma solo se le vaccinazioni continueranno la loro corsa. 

 

«Se vogliamo evitare nuove chiusure che i cittadini non accetterebbero più e l’economia non sopporterebbe, dobbiamo rafforzare la campagna vaccinale, a partire dalle terze dosi» ripete il professor Gianni Rezza, direttore Prevenzione del Ministero della Salute. Il tasso di saturazione elevato negli ospedali causerebbe non solo o non tanto il passaggio di molte Regioni in fascia gialla o arancione a Natale, ma ciò che più conta nuove sofferenze e nuove vittime. Per scongiurare questo spettro, si guarda al “modello Israele”: a Tel Aviv, quando hanno visto rialzarsi drammaticamente la curva dei contagi e dei ricoveri, sono corsi a somministrare il richiamo (terza dose) e oggi la situazione è ampiamente sotto controllo. «Ma si sta sottovalutando un problema: le Regioni non hanno risorse, mancano 4 miliardi, non abbiamo le forze per una campagna massiccia di terze dosi in linea con quella che ha dato ottimi risultati per il primo ciclo vaccinale» avverte l’assessore alla Salute dell’Emilia-Romagna, Raffaele Donini, che nella Conferenza delle Regioni guida il settore dalla sanità.

Il governo italiano ha aperto le terze dosi, dal primo dicembre, anche alla fascia di età 40-59 anni. Ma bisogna convincere i cittadini e, soprattutto, potenziare la campagna di informazione, il sistema di Sms per avvertire chi deve ricevere la terza dose e l’operatività degli hub. «Ma le risorse sono finite» ripete Donini. E questo è un problema che andrà affrontato. Altro fronte: sia al Ministero della Salute sia nelle Regioni non sono sorpresi dell’andamento della curva dei contagi. Pensare che ciò che stava succedendo nell’Est Europa, in Austria, in Germania, in Belgio o in Olanda, dovesse magicamente evitare l’Italia, sarebbe stato ingenuo. 

«Però - osserva l’assessore alla Salute del Lazio, Alessio D’Amato - bisogna mantenere i nervi saldi. Noi abbiamo superato le 1.000 infezioni giornaliere, ma a fronte dello stesso numero di contagi, in altre fasi della pandemia avevamo molti più ricoveri e decessi. I vaccini ci aiutano. Però serve, in queste settimane decisive, grande cautela nei comportamenti dei cittadini e adesione alla campagna delle terze dosi. Da parte nostra, per limitare i ricoveri, abbiamo deciso di aumentare notevolmente l’uso dei monoclonali per i pazienti a rischio over 65». 

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Una linea condivisa anche dal Ministero della Salute su base nazionale: questa terapia ha qualche limite, perché deve essere somministrata nella fase iniziale della malattia e in sede ospedaliera, ma riduce la durata dei ricoveri e gli eventi negativi. Infine, c’è il nodo del Green pass. Il consulente del Ministero della Salute, Walter Ricciardi, ha proposto di legarlo unicamente all’avvenuta vaccinazione o al superamento dell’infezione. A Palazzo Chigi c’è in corso una riflessione su questa svolta, in linea con decisioni già prese in Austria e in parte della Germania. C’è una controindicazione: in Italia il Green pass è utilizzato anche per andare lavorare. Eliminare l’opzione dei test antigenici rischia di sguarnire uffici, servizi pubblici e aziende. Possibile una soluzione mediana: ricorrere al Green pass “rinforzato” solo per il ristorante, il cinema, i teatri, gli eventi sportivi. Aumentando anche i controlli: oggi sta prevalendo una linea lassista molto pericolosa. 

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