Nessuno tra virologi ed epidemiologi è rimasto sorpreso dall'impennata di casi di questa settimana. Come in un albo di Tex, se si guardava l'orizzonte una decina di giorni fa già si poteva vedere la polvere sollevata dai cavalli al galoppo del nemico in arrivo. Il professor Massimo Galli, primario di Malattie infettive del Sacco di Milano, scuote la testa: «A volte indicare una verità evidente è inutile, qui mentre i contagi salivano si parlava di riaprire i ristoranti la sera, veda lei. A volte si preferisce ascoltare le lobby o chi ti racconta solo storie rassicuranti». Nell'ultimo fine settimana (dal 19 al 21 febbraio), il confronto con quello precedente mostrava un incremento attorno al 15 per cento. I dati di giovedì 25 e venerdì 26 febbraio vanno perfino oltre. Come sempre, per fare un raffronto attendibile è utile riferirsi agli stessi giorni della settimana. Bene, giovedì 25 in Italia ci sono stati 19.886 nuovi casi positivi, venerdì 26 (ieri) 20.499. Come era andata il giovedì e il venerdì di una settimana prima? Giovedì 18 febbraio 13.762 casi, venerdì 19 15.479. In media, l'incremento è stato del 38 per cento. Con questo andamento tra una settimana ci troveremo attorno ai 27-28mila casi giornalieri.
E se è vero che il dato dei decessi, per quanto sempre drammatico, è diminuito (ieri 256) ricordiamoci anche che l'effetto sui morti dell'aumento dei contagi arriva sempre in ritardo di diverse settimane. Presto, dunque, pagheremo un conto molto triste. Anche perché, ultimo tassello, altri due dati, che erano sempre scesi di recente, ora tornano a salire: i ricoveri in area medica e quelli in terapia intensiva. Siamo a più 61 in totale rispetto al giorno precedente (20.486) con più pazienti anche in terapia intensiva (2.194, 26 in più). Questi numeri sono il saldo tra chi esce e chi entra, ma solo ieri sono finiti in terapia intensiva altri 188 pazienti. «Negli ospedali - racconta il professor Massimo Galli - per quanto possa essere parziale questa osservazione empirica, si vedono pazienti un po' più giovani. Ma non è cambiato il virus: semplicemente gli anziani ora si proteggono di più, Sars-CoV-2 sta circolando moltissimo e dunque tra sempre più numerosi 50-60enni che si contagiano c'è una percentuale che viene ricoverata».
Quello che è certo, però, è che si sta abbassando l'età mediana dei positivi, arrivata a 44 anni (il dato generale da inizio pandemia è 48). Spiega il professor Gianni Rezza (Ministero della Salute): «Vediamo purtroppo un certo aumento dei focolai scolastici mentre diminuiscono i casi nelle Rsa, evidentemente la vaccinazione delle persone anziane sta dando i primi effetti positivi.