Covid, la “variante portoghese” fa paura: molte vittime, a rischio i maschi over 80

Covid, la “variante portoghese” fa paura: molte vittime, a rischio i maschi over 80
di Lorenzo Calò
Lunedì 6 Giugno 2022, 23:55 - Ultimo agg. 7 Giugno, 17:49
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Ultraottantenne, maschio, con patologie pregresse in particolare a carico dell’apparato cardio-circolatorio e renale. È l’identikit della vittima del Covid in questa fase ritenuta dagli esperti di passaggio perché il picco delle settimane scorse appare superato, i contagi sono in costante (sebbene lenta) discesa e le terapie intensive vanno progressivamente svuotandosi. Eppure - al netto dei dubbi connessi alla propagazione dell’ultima variante 5 di Omicron - resta elevato il numero quotidiano di vittime: ieri altre 70, 27 domenica, 47 sabato. E d’altra parte, la cosiddetta “variante portoghese” la BA.5, che nel paese lusitano sta facendo schizzare i nuovi contagi giornalieri (da 11mila a 28mila infezioni in una settimana) viene seguita con particolare attenzione e apprensione anche in Italia.

Innanzitutto va fatta chiarezza sulle schede. Dai dati in possesso dell’Istituto Superiore di Sanità, aggiornati a febbraio, il 90 per cento dei certificati di morte attribuisce al Covid la causa del decesso e solo nel 10 per cento del campione ad altri fattori, tra i quali malattie del sistema circolatorio e tumori.

Dunque, c’è un problema di sovrastima se oggi la contabilità dei lutti tocca quota 167.019 ma esso non è certo ascrivibile all’ultima fase della pandemia. Già nel 2020 ministero della Salute e Protezione civile inserivano nel conteggio delle vittime molti pazienti deceduti con il Covid (complicanze successive a uno stato patologico preesistente, verosimilmente almeno 17mila) e non di Covid.

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Secondo l’ultimo rapporto pubblicato dalla piattaforma Epicentro dell’Iss, coordinata da Barbara De Mei, l’età media dei pazienti deceduti e positivi a SARS-CoV-2 è 80 anni: solo nella fascia di età dai 90 anni in su il numero di decessi di sesso femminile è superiore a quelli di sesso maschile. Questo dato è da mettere in relazione al fatto che la popolazione di età pari o superiore a 90 anni in Italia è costituita per circa il 72% da donne. Complessivamente, le donne decedute dopo aver contratto infezione da SARS-CoV-2 hanno un’età più alta rispetto agli uomini. Dall’analisi delle cartelle cliniche inviate dagli ospedali e monitorate dall’Iss, le più comuni patologie croniche preesistenti all’infezione degenerano, in presenza di contagio, in insufficienze respiratorie acute, complicanze renali, sovrainfezione e danno miocardico acuto. Per quanto riguarda il numero di patologie, la prevalenza di coloro che hanno tre o più patologie aumenta con le età, mentre diminuiscono con le età le prevalenze di coloro che hanno meno di tre patologie. Tra le più diffuse, cardiopatia ischemica, fibrillazione atriale, scompenso cardiaco, ictus, ipertensione arteriosa, demenza. Inoltre, il ricorso al ricovero ospedaliero è stato proporzionalmente più elevato nei soggetti non vaccinati o senza il ciclo completo (e booster). Altro fattore di rischio è rappresentato dalle reinfezioni la cui incidenza settimanale continua a crescere e, nella settimana 19-25 maggio, ha raggiunto il 6,5% (12.615 reinfezioni).

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La campagna vaccinale è ormai al palo: pochissimi nuovi vaccinati, sostanzialmente ferme le terze dosi, addirittura calano le quarte dosi nelle persone più vulnerabili, paradossalmente quelle che avrebbero maggiormente bisogno di una protezione immunologica supplementare e che rappresentano il campione maggiormente esposto al rischio decesso. Al 1° giugno scorso sono 6,86 milioni in Italis le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino.

Quanto all’efficacia della protezione vaccinale (anche in presenza di tre dosi) anche l’Unione europea sta rivedendo la propria posizione confidando nella necessità di avere a disposizione, per il prossimo autunno, vaccini più aggiornati e più «performanti» rispetto a quelli sinora utilizzati, sviluppati sulla base del ceppo originario del virus di Wuhan. Per questo l’autorità di sorveglianza sanitaria dell’Ue ha chiesto a Pfizer e Moderna di sospendere temporaneamente le forniture di vaccino modificando il contratto di approvvigionamento e aggiornandolo al prossimo ottobre, quando i due colossi farmaceutici dovrebbero aver già disponibile un vaccino in grado di contrastare con maggiore efficacia gli effetti di Delta e Omicron.

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