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Padova, terapie intensive sature: grave anche un medico di base dopo il lavoro in ambulatorio

di Elisa Fais
Articolo riservato agli abbonati
Martedì 7 Dicembre 2021, 12:15 - Ultimo agg. : 12:39
4 Minuti di Lettura

I reparti di cure intensive Covid verso la saturazione a Padova. É allarme in Azienda ospedaliera, dove metà dei pazienti positivi si trova in rianimazione o in terapia sub-intensiva. Per far fronte all’aumento del bisogno assistenziale, via Giustiniani si appresta a ridurre l’attività ambulatoriale e l’attività chirurgica non urgente. A partire da oggi - 7 dicembre - sono in frenata le visite e gli esami programmabili a 60 giorni. Si lavora a regime ridotto anche nelle sale operatorie, dove viene data come sempre precedenza all’oncologia, ai trapianti e alle priorità a 10 e 30 giorni.

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Su 136 ricoveri complessivi per Covid, 68 sono in area medica, 32 in terapia intensiva e 36 in sub-intensiva. É in condizioni gravi esattamente il 50% degli assistiti per Covid in Azienda ospedaliera. La pandemia continua a correre nel padovano, l’ultimo bollettino registra 235 nuovi casi tra domenica e lunedì. Attualmente risultano positivi al tampone 8.444 residenti. Un mese fa le infezioni si fermavano a 2.244, ciò significa che in soli 30 giorni si è verificata una crescita del 73%. Nelle scorse ore è stato ricoverato in terapia semi-intensiva anche un medico di base padovano, che lavora in zona Palestro, vaccinato ma colpito duramente dal Covid. Fino a venerdì scorso, aveva lavorato instancabilmente nel suo ambulatorio, vaccinando contro il Covid i suoi pazienti. Poi, all’improvviso, sono comparsi i primi sintomi sospetti e il tampone di controllo ha dato esito positivo. Il repentino aggravamento delle condizioni ha reso necessario il ricovero in semi-intensiva. Numerosi i messaggi di affetto e vicinanza espressi dai suoi assistiti, informati dei fatti. L’Ulss 6, nel frattempo, si sta impegnando per trovare temporaneamente un sostituto.


IL PICCO A NATALE
Numeri alla mano, la quarta ondata sta progressivamente arrivando al picco in occasione delle festività natalizie, come previsto dagli esperti. Negli ospedali di Padova e provincia sono seguiti 198 pazienti, sette in più rispetto la precedente rilevazione. Nelle strutture di comunità sono assistite altre 21 persone in via di stabilizzazione. Critica la situazione nei reparti di cure intensive. «Ormai siamo al limite – ammette Ivo Tiberio, direttore della Rianimazione centrale dell’Azienda ospedaliera - nella terapia intensiva centrale abbiamo 18 ricoverati su 18 posti letto. Nella seconda terapia intensiva all’ospedale Sant’Antonio, che abbiamo dovuto aprire nei giorni scorsi visto l’aumento dei ricoveri, abbiamo 14 posti occupati su 18. Il tasso di occupazione si è alzato in quest’ultima settimana, a causa della decisa accelerazione del numero di infezioni». Il quadro è preoccupante. «Nell’ultima settimana abbiamo ricoverato 15-20 persone – spiega il dottor Tiberio – per questo siamo in costante contatto con la task force della direzione per decidere se sarà necessario un nuovo adeguamento di posti in rianimazione. Rimane il fatto che, per effetto del vaccino, oggi il numero di ricoveri è decisamente inferiore a quello dell’anno scorso. Il vaccino è l’unico vero argine all’infezione, e i numeri lo testimoniano. Al momento nella terapia intensiva centrale abbiamo 13 ricoverati non vaccinati su 18, mentre al Sant’Antonio sono 13 su 14 i non vaccinati».

La maggioranza dei pazienti ha tra i 50 e i 60 anni. «Abbiamo anche quarantenni e pazienti ancor più giovani non vaccinati, che non hanno altre patologie, finiti in rianimazione solo a causa del Covid – specifica Tiberio - molti di loro dopo due-tre settimane di ricovero in terapia intensiva, ne escono molto provati, e capiscono di aver sbagliato a non vaccinarsi». L’invito, come sempre, è alla vaccinazione. «Purtroppo, molti di loro sono stati strumentalizzati – conclude il medico - la loro paura nel vaccino si è trasformata in mancanza di fiducia causata da ideologie sbagliate».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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