Vaccini e varianti, tutto quello che c'è da sapere: domande e risposte

Vaccini e varianti, tutto quello che c'è da sapere: domande e risposte
di Erminia Voccia
Sabato 19 Giugno 2021, 23:41 - Ultimo agg. 21 Giugno, 09:49
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Orientarsi nel caos dei vaccini. Domande e risposte in merito ai dubbi, tanti, sorti in queste settimane. Siamo procedendo bene, l’uscita dal tunnel buio della pandemia è prossima oppure no? Potremo dire addio alla mascherina, simbolo di questi due anni di sacrifici e promesse? Un po’ di chiarezza sulle questioni più dibattute alla vigilia del cambio di colore.

C’è obbligo di vaccinazione eterologa?
Se si ha più di 60 anni, no. Se si ha meno di 60 anni, si può scegliere. In base alle modifiche alla campagna vaccinale annunciate venerdì sera dal premier Draghi, le persone al di sotto dei 60 anni di età che hanno ricevuto la prima dose di Vaxzevria, conosciuto anche come AstraZeneca, potranno ricevere la seconda dose dello stesso vaccino, rifiutando la “vaccinazione eterologa”.

Queste persone potranno scegliere di ricevere la seconda dose di un vaccino diverso, dunque Pfizer o Moderna. L’11 giugno il Cts aveva raccomandato la somministrazione della prima dose di vaccino AstraZeneca solo agli over 60. L’Aifa il 15 giugno aveva approvato la vaccinazione eterologa per chi aveva ricevuto la prima dose di AstraZeneca, confermando l’autorizzazione della somministrazione di una dose di un vaccino diverso, dunque uno di quelli a mRNA. Lo stesso aveva fatto il Ministero della Salute. L’uso del vaccino Vaxzevria è stato approvato sia dall’Ema sia dall’Aifa per i soggetti al di sopra dei 18 anni ed è preferenzialmente raccomandato per soggetti di età uguale o superiore a 60 anni.


La vaccinazione eterologa è efficace?
Gli studi preliminari suggeriscono un’alta efficacia, paragonabile a quella garantita da due dosi di vaccino a mRNA, per esempio Pfizer. Tuttavia, il campione di persone esaminate risulta ancora troppo basso per avere certezze.

Stessi effetti per Janssen e AstraZeneca?
Il Cts ha raccomandato il vaccino Janssen per gli over 60, anche alla luce di quanto indicato dalla Commissione tecnico scientifica di Aifa. Per J&J, come per il vaccino di AstraZeneca, entrambi vaccini basati su vettori adenovirali, vale lo stesso principio di precauzione volto a prevenire l’insorgenza di fenomeni Vitt (trombocitopenia trombotica immunitaria indotta da vaccino) nella popolazione più giovane, come si legge nella circolare firmata dal direttore generale Prevenzione, Giovanni Rezza. Tuttavia, il Cts ha previsto che il vaccino di J&J possa essere somministrato in determinate circostanze, come ad esempio nel caso di campagne vaccinali specifiche, quindi per popolazioni non stanziali, caratterizzate da elevata mobilità lavorativa e per le categorie di persone difficili da raggiungere con due somministrazioni.

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Variante Delta, i vaccini proteggono?
Una sola dose di vaccino no. Due dosi sì. La variante Delta è del 64% più infettiva della variante Alfa, scoperta nel Regno Unito, a sua volta più trasmissibile del 50% rispetto al virus originale scoperto a Wuhan. Secondo alcuni studi, la variante Delta causerebbe un numero più alto di ospedalizzazioni, ma i dati in questo senso sono ancora limitati. Le persone completamente vaccinate, dunque quelle che hanno ricevuto entrambe le dosi, sono coperte dal rischio di infettarsi. In base a studi condotti nel Regno Unito, sia il vaccino di Pfizer-BioNTech sia quello di AstraZeneca sarebbero molto efficaci nel proteggere dalle infezioni sintomatiche, con un’efficacia pari all’88% e del 60%, rispettivamente. Con solo la prima dose l’efficacia cala al 33%.

I vaccini stanno davvero funzionando?
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità stanno funzionando. La quasi totalità di casi sintomatici da Covid registrati negli ultimi mesi sono stati evidenziati tra coloro che non erano stati vaccinati, come del resto sta accadendo negli Stati Uniti. Pochissimi sono stati i ricoveri tra le persone a cui era stata somministrata la prima dose da almeno 14 giorni. Estremamente rare le ospedalizzazioni tra chi aveva completato il ciclo vaccinale. 

Mascherine all’aperto, fino a quando?
Il Cts dovrebbe prendere una decisione non prima di lunedì. Sulla necessità o meno di mantenere l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto Il Mattino ha chiesto il parere del virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell’Università Statale di Milano. «Credo che dovrebbe esserci prudenza, alla luce di quanto accaduto nel Regno Unito ma anche altrove, rispetto alla possibilità di un colpo di coda del virus causato dalle aperture, che facilitano i contatti e quindi le potenziali occasioni di infezione. La tempistica immaginata, 5-15 luglio per togliere le mascherine all’aperto, secondo me, è ragionevole. Difficile, dal punto di vista scientifico, dare una data precisa. È ormai abbastanza acclarato che la trasmissione del virus all’aperto è associata a un rischio davvero minimale di infezione. È vero che i comportamenti e la meteorologia, gli ultravioletti ad esempio, non facilitano il lavoro sporco del virus. Tutto questo però ha un valore simbolico. Dobbiamo ricordarci che sarà necessario avere la mascherina e indossarla nelle situazioni di rischio al chiuso. Solo un approccio prudenziale a step successivi ci garantirà i migliori risultati nel medio termine». 

E negli altri Paesi?
Indossare la mascherina all’aperto in Spagna non sarà più obbligatorio a partire dal 26 giugno, considerato il miglioramento della situazione contagi. Lo ha annunciato il primo ministro Pedro Sanchez venerdì 18 giugno. Anche in Francia l’obbligo è stato cancellato dall’inizio di questa settimana. In Israele, campione mondiale in materia di campagna vaccinale, le mascherine non si vedono più neanche al chiuso. Hezi Levi, Ministro della Salute, ha annunciato la fine della misura obbligatoria e in diretta tv si è sfilato la mascherina. 
 

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