Dall'Oglio, in chat un terrorista rivelò: «L'organizzazione sa dov'è il prete»

Dall'Oglio, in chat un terrorista rivelò: «L'organizzazione sa dov'è il prete»
di Valentino Di Giacomo
Domenica 7 Aprile 2019, 09:00 - Ultimo agg. 8 Aprile, 11:59
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Una storia controversa quella di Sergio Zanotti, un rapimento particolare anche perché i presunti jihadisti che hanno tenuto in ostaggio l'imprenditore bresciano avevano deciso di inviare proprio al Mattino foto e video in cui veniva chiesto al governo italiano di intervenire per la sua liberazione minacciando altrimenti di decapitarlo. Lunghe conversazioni avvenute su Facebook e su Telegram - trascorse tra Il Mattino e il sedicente «Abu Jihad», la persona che diceva di essere un intermediario di al Qaeda e a cui l'organizzazione terroristica aveva affidato il compito di comunicare con i media. Essendo probabilmente in pericolo la vita del nostro connazionale, molte delle conversazioni intrattenute con il presunto jihadista avevamo deciso di non pubblicarle per ragioni di sicurezza, ma di fornirle alle autorità italiane per agevolare il loro lavoro al fine di agevolare il rilascio di Zanotti.
 
Tutto comincia a fine novembre del 2016 quando proprio su Facebook compare un video postato da Ahmed Medi, una persona che sul suo profilo scrive di essere di Milano e di vivere a Napoli. Nel filmato diffuso, Zanotti chiedeva al governo italiano di impegnarsi per il suo rilascio. La particolarità è che Medi, nel post su Facebook, aveva taggato altre due persone: una di queste è l'italiano Raffaele Guido, in seguito ascoltato anche dai Ros per capire le ragioni del suo coinvolgimento e che ieri al Mattino ha dichiarato di essere felice per la liberazione di Zanotti, ma di ritenersi estraneo alla vicenda. È nel marzo del 2017 che veniamo invece contattati direttamente dal sedicente terrorista Abu Jihad. L'uomo ci invia la foto di un passaporto di Zanotti con al lato una pistola. Nell'immagine anche un biglietto recante la scritta «16 febbraio 2017», data in cui i rapitori avrebbero inoltrato queste informazioni alle autorità italiane (tra cui l'Unità di crisi della Farnesina, ambasciata e consolato italiano in Turchia). Da quel momento in poi Abu Jihad ci fornisce un suo numero di telefono con prefisso siriano e chiede di parlare con noi attraverso Telegram. Proprio il passaporto, oltre alle foto e i video e lo stesso numero di telefono, portano a ritenere gli inquirenti italiani che la persona che abbiamo sentito per diversi mesi fosse sicuramente in contatto con chi in questi tre anni ha trattenuto Zanotti in Siria in ostaggio.

Le conversazioni con Abu Jihad si protraggono da marzo fino ad agosto 2017, poi l'account non risulterà più attivo. Il sedicente terrorista invia altri video e altre foto di Zanotti in questo periodo fino a quando ci riferisce che «ormai per Sergio non ci sono più speranze perché il governo italiano non ha fatto nulla per il suo rilascio». Ma a destare il nostro interesse c'è pure che per tutto il tempo, l'uomo che dice di essere un mujhaedin, non chiami in causa solo il caso Zanotti, ma fa riferimento anche a Paolo Dall'Oglio. Dice che l'organizzazione ha con sé altri ostaggi europei, tra questi anche il padre gesuita scomparso nel 2013 mentre era andato a trattare proprio con un gruppo di terroristi per il rilascio di alcuni rapiti. Abu Jihad promette di cambiare numero e di ricontattarci con l'impegno di mandare altri video di europei rapiti. Non ci contatterà più. Resta il mistero se l'organizzazione che avrebbe rapito Zanotti avrebbe effettivamente con sé anche Paolo Dall'Oglio di cui non si sa se sia ancora vivo o morto. Testimonianze contraddittorie sono arrivate sul gesuita in questi sei anni: sia di una sua presunta morte nel corso di un bombardamento in Siria che indiscrezioni per un suo rilascio. Al punto che quando il premier Giuseppe Conte le scorse settimane affermò che sarebbe arrivata una buona notizia per il rilascio di un ostaggio italiano, alcuni pensarono si trattasse proprio di Dall'Oglio. Ieri Zanotti agli inquirenti ha detto di essere stato trattenuto dai rapitori nei pressi di Aleppo, ad appena 200 chilometri da Raqqa dove padre Dall'Oglio è stato catturato.

Dopo l'interrogatorio di ieri, gli inquirenti che hanno ascoltato Zanotti si sono detti certi che l'uomo sia stato rapito, probabilmente da una cellula jihadista vicina a gruppi di al Qaeda.

Di strano c'è per gli uomini del Ros dei carabinieri presenti all'interrogatorio che Zanotti, a differenza di altri casi di rapimento, è rientrato in Italia in ottime condizioni fisiche anche se provato psicologicamente. Uno dei motivi per cui, anche quando giunsero i video nei mesi scorsi, la procura di Roma ha sempre nutrito dubbi sulla reale natura del sequestro. Se quanto riferito da Zanotti e dal sedicente mujhaedin Abu Jihad trovasse riscontri, forse, ci potrebbero essere ancora speranze anche per arrivare alla liberazione di Paolo Dall'Oglio.

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