Database scollegati e formazione flop, è caos nei centri per l'impiego

Database scollegati e formazione flop, è caos nei centri per l'impiego
di Gigi Di Fiore
Mercoledì 10 Ottobre 2018, 10:00 - Ultimo agg. 11 Ottobre, 10:31
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Massimo, 30 anni, non sa neanche cosa siano i Centri per l'impiego. Lui non ci ha avuto mai a che fare. Ha preferito rivolgersi ad una delle agenzie di somministrazione, che lo hanno messo in contatto, con il suo curriculum di esperto elettricista, con un'azienda edile che lo ha assunto. Il privato che sostituisce il pubblico. Le agenzie di somministrazione, veri e propri colossi nazionali con filiali a Napoli, inserite in un albo vigilato dal ministero per il Lavoro, fanno quello che dovrebbero fare i Centri per l'impiego: ricerca mirata di personale su incarico delle imprese, selezione di lavoratori, formazione. Orient, Nuove frontiere lavoro, Tempi moderni sono alcune agenzie con filiali napoletane.
 
«Le agenzie di somministrazione si sostituiscono spesso ai Centri per l'impiego - spiega il segretario regionale Uil, Giovanni Sgambati - Hanno anche delle banche dati corpose. Costituiscono una rete parallela al pubblico che, in alcuni casi, considerando che le assunzioni con il passaparola assorbono il 30 per cento della richiesta, arriva a coprire fino al 60-65 per cento della domanda delle imprese».

I Centri per l'impiego, così, finiscono per svolgere un'attività residuale nella intermediazione tra imprese e lavoratori. E la loro principale attività, per il momento, resta quella di certificare una disponibilità al lavoro con moduli e timbri a mano. Inesistente una vera rete in collegamento di database.

«In tutto il Paese non esistono database che si incrociano sul mercato del lavoro - conferma Bruno Scuotto, che all'Unione industriali di Napoli ha la delega al settore della formazione - Noi, a Fondimpresa, struttura che finanzia la formazione continua dei dipendenti delle aziende, abbiamo i nostri dati. Poi, ci sono quelli dell'Isfol, quelli dei Centri per l'impiego e quelli dell'agenzia per il lavoro regionale, Arlas».

L'Arlas (Agenzia per il lavoro e l'istruzione) fu creata nel 2009. La giunta De Luca l'ha inserita tra le strutture costose da liquidare. Svolgeva compiti di coordinamento dei Centri per l'impiego. E, nella legge regionale del 2009, si diceva che i Centri per l'impiego dovevano avere «l'obbligo di interconnessione con il sistema informativo regionale del lavoro». Quel sistema complesso è in smantellamento ed è tutto in progress il ridisegno dei Centri per l'impiego che, di certo, nonostante sia tra i loro compiti, di formazione per il lavoro non riescono ad occuparsi.

«La formazione professionale è un mondo complesso ed eterogeneo - spiega Bruno Scuotto - C'è quella continua di aggiornamento, che viene finanziata anche da noi, quella che dovrebbe preparare in modo mirato alle richieste delle aziende di profili concreti, ma anche quella da welfare».

Un punto delicato. Quando un lavoratore ha finito ogni possibilità di beneficiare di ammortizzatori sociali, gli resta un ultimo gradino: la formazione che, con un sistema di indennizzi, assicura degli introiti. A maggio, la Regione Campania ha attivato 130 corsi formativi «per l'inserimento lavorativo di disoccupati di lunga durata e di coloro che hanno maggiore difficoltà a trovare un lavoro». Vi sono destinati 16 milioni di finanziamento, per circa 2000 disoccupati ed «ex percettori di ammortizzatori sociali privi ora di sostegno al reddito». A settembre, sempre la Regione ha invece avviato i bandi per autorizzare enti e società diverse alla formazione professionale: 419 sono stati gli accreditati, 143 i provvisori e 28 quelli ritenuti privi di requisiti (sedi adatte, aule, formatori). In parallelo, sono stati destinati 4,2 milioni di euro per sostenere i contratti di formazione e apprendistato per giovani tra i 15 e i 25 anni.

«Sicuramente spesso le imprese cercano profili particolari e non li trovano - dice ancora Bruno Scuotto - Secondo dati dell'osservatorio regionale si assorbe metà di profili tradizionali e metà nuovi.

Certo, un ingegnere informatico trova subito lavoro. Oggi le aziende cercano sempre più ingegneri informatici con formazione meccanica e sono rari. E poi va sfatato un luogo comune, assai spesso non si trovano figure che sono state considerate non di prestigio, come i saldatori, gli elettricisti. Figure tradizionali». Un mondo complesso, dove i database sono sfuggenti e a volte ingannevoli. Dice Sgambati: «Se qualcuno risiede a Napoli iscritto ai Centri per l'impiego e va in nero a lavorare fuori, non ne esiste traccia. E, se i sistemi informatici non dialogano tra loro, un controllo efficace diventa praticamente impossibile».

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