Decreto Natale, l'Italia chiude per le Feste. Conte «Se c'è la terza ondata a gennaio: scatta la zona rossa»

L'Italia chiude per Feste «Se c'è la terza ondata zona rossa a gennaio»
L'Italia chiude per Feste «Se c'è la terza ondata zona rossa a gennaio»
di Marco Conti
Giovedì 24 Dicembre 2020, 08:02 - Ultimo agg. 25 Dicembre, 15:56
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«Se arriva una impennata, o una variante che faccia sbalzare l’Rt, allora ci troveremo facilmente in zona rossa o con misure più restrittive». Quello che potrebbe accadere dopo il sei gennaio, Giuseppe Conte lo spiega parlando a “Porta a Porta” dove annuncia la prospettiva di tornare alla divisione per fasce di colore e non esclude un ulteriore giro di vite qualora dovesse scatenarsi la terza ondata profetizzata da più di un virologo. «Se gli esperti ci dicono che la probabilità di una terza ondata a gennaio è concreta, non ci penso due volte a introdurre e rafforzare la rete di protezione». Anche perché, sostiene il presidente del Consiglio, «lasciando correre impatteremo su una impennata» della pandemia Covid». 

 

Conte resta però ottimista e crede che grazie alle misure introdotte per il Natale, con il Paese in zona rossa nei giorni di festa, «forse dovremmo affrontare gennaio-febbraio con una certa tranquillità».

Con il rafforzamento della «cintura di protezione» - prosegue il premier - a gennaio potremo «dosare cum grano salis le misure solo dove necessario tra zona gialla, arancione e rossa». Sulla possibilità di rendere obbligatorio il vaccino, Conte si muove con cautela ricordando che «esiste il principio di autodeterminazione per cui qualsiasi trattamento deve essere volontario. Noi - precisa - adesso facciamo partire il piano: se dovessimo scoprire che la popolazione non si sottopone sarà un problema e allora lo si dovrà affrontare». Il ministero della Salute ha già stimato un primo impatto positivo in 10-15 milioni di vaccinati. La previsione del premier è che sia possibile arrivarci ad aprile. «Se poi dovesse esserci un rifiuto di massa...», Conte allarga le braccia rinviando la risposta. Dopo aver spiegato che ritiene per ora non necessario l’obbligo vaccinale, il premier non intende andare oltre nelle previsioni su chiusure e aperture. Compresa la possibile ripresa degli impianti sciistici a fine gennaio. «Le previsioni non hanno molto senso», sostiene Conte che invece dà qualche certezza in più sul piano di distribuzione dei vaccini e ritiene che anche le amministrazioni regionali faranno la loro parte. Anche perché la sottosegretaria Sandra Zampa dice che ci sarà il «vaccino per tutti» dato che il governo ha prenotato «202 milioni di dosi». L’attesa è per l’avvio previsto per domenica della campagna vaccinale «la più grande mai vista a livello mondiale ed europeo e chiaramente nel nostro Paese», sottolinea il ministro della Salute Roberto Speranza. 

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I dati di ieri sembrano dar ragione al seppur cauto ottimismo di Conte. Con oltre 175 mila test, i positivi sono stati 14.522 con 553 decessi. Oltre 70 mila i morti registrati dall’inizio dell’emergenza. Metà sono riferibili all’ondata di marzo, mentre 35 mila sono relativi alla seconda iniziata subito dopo l’estate e non ancora conclusa. Il tasso di positività è sostanzialmente stabile ed è fermo all’8,2%. Le regioni che vanno meglio sono quelle che negli ultimi giorni hanno chiuso di più, come Toscana, Umbria e Valle d’Aosta. In difficoltà il Veneto restato a lungo in zona «giallo-plus», come sostenuto dal presidente della regione Luca Zaia, che ha ora a che fare con numeri in crescita e un tasso di occupazione delle terapie intensive arrivato al 35%. Più o meno nelle stesse difficoltà si trova il Trentino, mentre Sardegna e Puglia hanno toccato il picco e il Lazio inizia a veder scendere l’indice Rt. Ciò che fa sperare, e che sottolinea il commissario Domenico Arcuri, è che in base ai dati si conferma che «la tendenza dei contagi è in calo da trenta giorni e che la curva dei contagi resta congelata». Arcuri annuncia anche per gennaio «una campagna di comunicazione molto invasiva e speriamo molto persuasiva sulle vaccinazioni. Avremo un call center, un sito. Soprattutto le persone fragili dovremo contattarle noi e con il sistema sanitario regionale con tessera sanitaria e altri strumenti potremo raggiungerli». 

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