Denise Pipitone, l'ex pm Maria Angioni denuncia i colleghi: «Presentati due esposti al Csm»

Denise Pipitone, l'ex pm Maria Angioni denuncia colleghi: «Presentati due esposti al Csm»
Denise Pipitone, l'ex pm Maria Angioni denuncia colleghi: «Presentati due esposti al Csm»
Mercoledì 23 Giugno 2021, 17:56 - Ultimo agg. 24 Giugno, 07:01
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Maria Angioni, ex pm della Procura di Marsala e una delle prime a indagare sulla scomparsa di Denise Pipitone, ha denunciato alcuni suoi colleghi al Consiglio superiore della magistratura dopo che nelle scorse ore ha ricevuto l'avviso di garanzia con l'ipotesi di false dichiarazioni a pubblico ministero. A dare la notizia è stata lei stessa con un post sul suo profilo Facebook: «Poiché, come avevo previsto, la notizia del mio interrogatorio di garanzia è uscita immediatamente dopo l'attività svolta presso la Procura della Repubblica di Marsala (e in previsione di ciò ho subito postato le belle foto di Marsala, appena varcata la soglia di quegli uffici), per tranquillizzare gli amici spiego: dei diversi episodi di depistaggio e fastidio alle indagini di cui ho parlato in tv tra la fine di aprile 2021 e gli inizi di maggio, e che ho confermato in Procura sentita a sommarie informazioni testimoniali il 3.5.2021, la Procura in sostanza mi ha contestato che di due di essi mancherebbe la prova documentale. Ho svolto col mio avvocato, l'onorevole Stefano Pellegrino, una difesa tecnica - aggiunge la Angioni - Nel frattempo, già il 13.5.2021 e poi il 19.6.2021, ho inviato due esposti al Csm».

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Per settimane l'ex pm di Marsala Maria Angioni non si è persa una trasmissione tv. E da programmi televisivi e talk show, a distanza di 17 anni dai fatti, ha raccontato le «sue» verità su una delle più drammatiche storie degli ultimi tempi: quella della scomparsa della piccola Denise Pipitone, la bimba rapita a Mazara del Vallo l'uno settembre del 2004 e mai più ritrovata. Opinioni personali alternate a insinuazioni e racconti dettagliati ripetuti davanti allo schermo per giorni, fino a quando la Procura di Marsala ha deciso di convocarla come testimone per accertare se, davvero, nell'inchiesta del 2004 sulla scomparsa, in cui la Angioni ebbe un ruolo di punta, ci furono falle e depistaggi.

Ai colleghi la donna ha ribadito quanto detto in tv: rivelazioni pesanti sulle quali la Procura ha cercato riscontri. Ma i riscontri non ci sono e la magistrata si è ritrovata indagata per false dichiarazioni a pubblico ministero.

Nei giorni scorsi la Procura le ha notificato un avviso di garanzia e un invito a comparire. Ieri è stata interrogata. «Nel luogo da cui Denise sparì c'erano più persone appartenenti alla cerchia della famiglia allargata, e in molti hanno fatto qualcosa di sospetto. Questo ha ulteriormente complicato le indagini», ha detto giorni fa, scendendo poi nei particolari e raccontando che la bimba sarebbe stata portata via su una barca a remi. Poi le accuse di depistaggio con al centro Anna Corona, la ex moglie di Piero Pulizzi, padre naturale della piccola Denise. Per il sequestro è stata processata e assolta Jessica Pulizzi, la sorellastra della bambina, figlia della Corona.

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Angioni, in più occasioni, ha riferito di ostacoli alle indagini parlando di complici dei rapitori che puntualmente avrebbero fatto sapere agli indagati le mosse degli inquirenti. «Doveva essere un'attività segreta - ha raccontato il magistrato - ma il maresciallo che lavorava con me ha dovuto desistere: era pedinato da altri inquirenti». Tutti fatti precisi sui quali, però, nessun elemento è stato trovato dalla Procura di Marsala. Nei giorni scorsi l'ultima rivelazione choc: «Denise Pipitone è viva e ha una figlia», ha detto, sempre in tv, Maria Angioni. «Ho la certezza che sia viva e l'ho individuata», ha raccontato, sostenendo di avere svolto il ruolo di «battitore» libero nelle indagini e di avere già informato la Procura di Marsala e l'avvocato Giacomo Frazzitta, legale di Piera Maggio, la mamma di Denise, e di Pulizzi. Rivelazioni che hanno lasciato di stucco l'avvocato, costretto a invitare giornalisti, magistrati e avvocati alla massima cautela per salvaguardare le indagini.

 

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