Diabolik, dubbi sulla donna che ha incastrato il killer. C'è una contraddizione sul movente dell’omicidio

Diabolik, dubbi sulla donna che ha incastrato il killer. C'è una contraddizione sul movente dell’omicidio
Diabolik, dubbi sulla donna che ha incastrato il killer. C'è una contraddizione sul movente dell’omicidio
di Valeria Di Corrado
Mercoledì 7 Settembre 2022, 22:31 - Ultimo agg. 12 Settembre, 14:58
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Risolvere la questione sull’utilizzabilità delle dichiarazioni rese dall’ex compagna di Raul Esteban Calderon, l’argentino arrestato con l’accusa di essere il killer di Fabrizio Piscitelli, in merito alla detenzione della pistola calibro 7,65. È questo uno dei punti evidenziati dai giudici della prima sezione penale della Cassazione nelle motivazioni con cui il 14 luglio scorso hanno annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Roma con cui era stato confermato il provvedimento di custodia cautelare emesso dal gip nei confronti di Calderon, indagato per l’omicidio del leader degli Irriducibili Diabolik, ucciso con un colpo di pistola alla testa il 7 agosto del 2019 nel parco degli Acquedotti a Roma. Inoltre, i supremi giudici chiedono di chiarire i dubbi espressi dalla difesa circa il movente dell’omicidio.


IL NODO DELLA PISTOLA
Uno dei punti sollevati dai difensori di Calderon riguardava l’escussione della donna, avvenuta il 13 dicembre 2021, «quando avrebbe fornito dichiarazioni autoindizianti circa una propria eventuale responsabilità per il reato di detenzione di una pistola calibro 7,65, ma l’escussione non fu interrotta». La questione è pregiudiziale all’utilizzabilità delle dichiarazioni rese.


Nei motivi di ricorso la difesa di Calderon aveva evidenziato anche vizi di motivazione circa l’affidabilità dei risultati degli esami antropometrici. «Sul punto - evidenzia la Cassazione - il Tribunale non si è confrontato adeguatamente con il merito delle critiche contenute negli elaborati dei consulenti tecnici del ricorrente e si è limitato ad affermare apoditticamente la teoricità, genericità e astrattezza delle citate critiche. Sarebbe stato necessario, invece, valutare queste ultime nel merito ai fini della valutazione della tenuta logica della conclusione a favore della chiara compatibilità tra le immagini del killer e Calderon sulla base dei citati video».


IL MOVENTE
Secondo i giudici supremi, «le doglianze difensive risultano fondate anche laddove indicano carenza di motivazione circa la contraddizione indicata dalla difesa in tema di individuazione del movente sotteso all’omicidio di Piscitelli. Nei motivi di riesame la difesa aveva indicato una divergenza sul punto». Da un lato, la donna avrebbe riferito di una questione personale tra Leandro Bennato e Piscitelli; dall’altro lato il Tribunale affermava, sulla base delle conversazioni intercettate di Enrico Bennato, che l’omicidio di Piscitelli andava ricondotto a rivalità tra opposte fazioni criminali.

Per la Cassazione, invece, «le doglianze difensive non colgono nel segno laddove deducono vizi di motivazione circa la irrilevanza delle dichiarazioni rese dalle persone nella immediatezza del fatto. Il Tribunale ha infatti fornito motivazione che non risulta contraddittoria né manifestamente illogica e ha disatteso le censure difensive valorizzando la durata dell’azione omicidiaria e la veloce fuga del killer, tale da non rendere possibile la focalizzazione dei tratti somatici dello stesso».

Ora con il deposito delle motivazioni dei supremi giudici la questione tornerà davanti al Tribunale della Libertà che dovrà svolgere nuovamente una valutazione alla luce dei punti evidenziati dalla Cassazione, «senza incorrere nei vizi riscontrati, rimanendo comunque libero di stabilire se sussistano i gravi indizi di colpevolezza» a carico dell’indagato. Nelle scorse settimane sempre la Cassazione ha confermato le misure per Calderon e per Enrico Bennato in relazione all’omicidio di Shehaj Selavdi, ucciso sulla spiaggia di Torvajanica il 20 settembre 2020.
 

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