Concessi i domiciliari al presunto mandante dell’omicidio di Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik. Leandro Bennato è fuori dal carcere dal 26 maggio. La motivazione? «Ragioni di salute della madre», secondo il giudice di sorveglianza. Scampato miracolosamente a un agguato in via di Boccea nel novembre 2019, Bennato era poi finito in carcere nella maxi inchiesta su un giro di droga che per la Procura era gestito proprio dall’ex capo ultrà della Lazio, ucciso nel parco degli Acquedotti il 7 agosto 2019, e dal sodale Fabrizio Fabietti. Leandro, nipote di Walter Domizi, noto come “Il Gattino”, plenipotenziario boss di Casalotti, è anche il fratello di Enrico, alla sbarra per l’omicidio dell’albanese Shehaj Selavdi (Torvaianica, settembre 2020) e a sua volta accusato in concorso con l’argentino Raul Esteban Calderon - l’esecutore materiale - del delitto di Piscitelli. Enrico, intercettato dalla Mobile, aveva parlato dell’omicidio del Diablo spingendosi fino ad «accusare il fratello Leandro di essere il mandante», come scrive il gip De Amicis nell’ordinanza di arresto del sudamericano. L’ex compagna di quest’ultimo aveva spiegato anche il perché: «Mi ha detto di aver ucciso Diabolik - ha riferito alla Dda - e Leo (Leandro, ndr) era il mandante, il motivo era personale. Leo era considerato “infame” da Piscitelli». Il prezzo pagato al sicario argentino sulle cui tracce si erano messi anche i carabinieri di Torvaianica, per eliminare il Diablo sarebbe stato di 100mila euro e 4mila al mese.
LA RABBIA
Lo spirito ribelle di Leandro non si sarebbe placato nemmeno dietro le sbarre: con altri 8 detenuti, nel marzo 2020, aizzò una rivolta a Rebibbia.