Omicidio Diabolik, il killer sparò anche ai fratelli Costantino: preso il mandante dell'agguato all'Alessandrino

Diabolik, il killer Calderon accusato anche dell'agguato ai fratelli Costantino
Diabolik, il killer Calderon accusato anche dell'agguato ai fratelli Costantino
Lunedì 24 Gennaio 2022, 18:25 - Ultimo agg. 4 Ottobre, 18:44
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L’OPERAZIONE

«Alessio l’hanno puntato in faccia. Volevano ammazza’ tutti e due. E solo lui po’ fa ste cose». Lui è Giuseppe Molisso, il boss della Nuova Camorra che operava al grido di “Pijamose Roma”, legato a doppio filo con il clan Senese, arrestato dai carabinieri del Nucleo investigativo di via In Selci con l’accusa di essere il mandante del duplice tentato omicidio dei fratelli Costantino, Alessio ed Emanuele. Non ha dubbi la madre dei due uomini quando a due giorni dall’agguato poi fallito di fronte al “Roxy bar” di viale dell’Alessandrino - era il 13 luglio 2021 - va a trovare in carcere il marito Andrea, altro pluripregiudicato meglio conosciuto nell’ambiente della mala romana con l’appellativo “Er verdura”. La donna non ha dubbi: è convinta che a volere ammazzare i suoi figli sia proprio “Peppe” Molisso. E questo accerteranno poi i militari dell’Arma che lo arresteranno nella sua villa con piscina a Grottaferrata.

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È il 15 luglio del 2021, dall’agguato sono trascorsi appena due giorni ma la famiglia Costantino mette insieme i pezzi e si dà subito una spiegazione: i due fratelli, Alessio ed Emanuele, hanno rischiato di morire perché mesi prima avevano pestato il nipote di Molisso mentre il padre Andrea in carcere aveva fatto vedere il video di quella “bravata” ai compagni di cella a mo’ quasi di vanto. L’affronto, considerati anche i dissidi tra il Molisso ed il “verdura”, non poteva essere digerito. Ma è qui che arriva il colpo di scena perché ad impugnare quel 13 luglio una calibro 9x21 con l’intento di uccidere i due fratelli non è un uomo qualsiasi. Il killer, che non porta a termine il lavoro solo perché la pistola si inceppa, è Raul Esteban Calderon, il 52enne argentino accusato di essere l’assassino di Fabrizio Piscitelli. È solo una casualità, considerata la “fama” acquisita nell’ambiente criminale dall’argentino che con un solo colpo alla nuca riuscì, secondo l’accusa, a far fuori il capo ultrà e dunque poteva essere speso per altri omicidi? Oppure Calderon lavorando per Molisso e dunque per i Senese avrebbe eseguito solo un altro ordine partito, come quello contro Piscitelli, dalla stessa scuderia criminale? C’è un fatto che calamita il faro degli inquirenti: le tante conversazioni e i contatti di “Ciccio” Molisso con Elvis Demce, l’albanese amico del Diablo.

LE INTERCETTAZIONI

Di certo, come hanno riscontrato i militari, Molisso e Calderon studiano l’agguato ai fratelli Costantino dall’agosto del 2020 al marzo dell’anno successivo. L’argentino dopo diversi appostamenti anche di fronte ai locali gestiti dalla famiglia Costantino, propone delle soluzioni: «Quando esce dal ristorante a Ponte Milvio... girano con una porsche blu... e la mettono dentro casa... Dimmi tu?... Altrimenti quando il figlio parcheggia la macchina». Molisso si dà da fare anche per reperire una moto da dare a Calderon per la fuga e sarà lui a fargli recapitare tramite un terzo soggetto la pistola: «Ti mando Buf ma gli dico che ti serve per fare una gioielleria». A causa delle restrizioni per la pandemia l’agguato subisce dei ritardi, poi Calderon scopre di avere anche delle microspie nell’auto e il piano subisce un ulteriore rimando. Le conversazioni tra i due si interrompono via chat a fine marzo ma il luogo dell’agguato sembra essere stato già deciso. Il “Roxy bar” all’Alessandrino: «Stanno sempre lì», dice Calderon. Alla luce del suo arresto, compiuto dalla Squadra Mobile a dicembre per l’omicidio di Piscitelli, viene monitorato il cellulare di Emanuele Costantino, l’uomo parlando al telefono dice: «L’omicidio de Diabolik uguale, me lo stava a fa a me, identico».

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