Il nulla osta della Procura di Milano è arrivato: ora si potranno celebrare i funerali della piccola Diana, morta a 18 mesi di stenti dopo che la madre, Alessia Pifferi, l'ha lasciata sola in casa da sola a Milano per una settimana. La donna ora si trova in carcere accusata di omicidio volontario pluriaggravato nelle indagini della Squadra mobile, coordinate dal pm Francesco De Tommasi. L'atto della Procura, dopo l'autopsia che si è svolta ieri, consente di fissare e celebrare le esequie. Intanto, per il primo agosto sono stati fissati gli accertamenti irripetibili sul contenuto del flaconcino di "En" ritrovato nell'appartamento di via Parea, per verificare che si tratti davvero di benzodiazepine, e sul latte rimasto nel biberon ritrovato vicino a Diana per appurare se vi siano tracce del potente tranquillante, che la madre potrebbe averle fatto assumere. E per verificare, inoltre, se vi sia o meno il Dna della bimba sul beccuccio del biberon. Gli esiti completi degli esami autoptici, invece, dovrebbero essere a disposizione degli inquirenti nel giro di 60 giorni.
Le testimonianze
Gli investigatori, tra le varie testimonianze raccolte, hanno anche sentito l'uomo che avrebbe frequentato Pifferi tra marzo e aprile scorsi («non ricordo il suo nome», aveva detto lei) e lui ha riferito, in linea su questo punto con la versione della donna, che quella boccetta di En l'aveva lasciata lui a casa della 37enne.
Solo oggi ne sono arrivate già una ventina. E se la difesa, coi legali Luca D'Auria e Solange Marchignoli, ha già nominato due esperti per una consulenza «neuroscientifica e psichiatrica» sulla donna, per la Procura, invece, non c'è necessità di analisi di questo genere, perché Pifferi sarebbe stata lucida nella sua volontà e ne ha spiegato anche le ragioni davanti al gip: per lei la figlia era un «peso» che la ostacolava nella vita e nel suo «futuro» con il compagno.
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