Diciotti, l'inchiesta: «Noi, violentati». Scafisti inchiodati dalle carte.

di Michela Allegri
Martedì 28 Agosto 2018, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 24 Ottobre, 15:04 | 1 Minuto di Lettura
Diciotti, l'inchiesta: «Noi, violentati». Scafisti inchiodati dalle carte.

ROMA — Un nome è rimasto scolpito nella loro memoria, i volti invece sono tanti. Impossibili da dimenticare. «Ci trattavano come merce. Ricordo che quello che organizzava i viaggi si chiama Abusalem. I suoi uomini erano armati, in Libia ci impedivano di allontanarci dalla prigione e violentavano le donne», hanno detto i migranti sbarcati dalla nave Diciotti che, con le loro testimonianze, hanno permesso alla Dda di Palermo di fermare quattro presunti scafisti. Le donne hanno raccontato gli stupri e le violenze.

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A confermare le loro parole, ci sono i referti dei medici dell’ospedale di Catania. Mentre i ragazzini, che hanno lasciato la nave cinque giorni fa, hanno ripercorso le torture subite in Libia: «Litigavano tra loro per spartirsi i gruppetti di profughi. Uno ha sparato un colpo in aria e il proiettile mi è entrato nella spalla destra. Non ho mai potuto operarmi e ora non riesco a chiudere le dita della mano», ha riferito a verbale uno dei migranti.

Le loro parole, per gli inquirenti, confermano la versione dei 13 profughi fatti sbarcare dal pattugliatore della Guardia costiera il 16 agosto, subito dopo l’intervento di soccorso e ricoverati negli ospedali di Lampedusa e di Porto Empedocle.

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