Roma, dipendente Ama ruba denti d’oro ai defunti: a processo 55enne che si occupava delle esumazioni

Nell’inchiesta imputate altre 4 persone: tra loro un Compro Oro di Centocelle

Roma, dipendente Ama ruba denti d’oro ai defunti: a processo 55enne che si occupava delle esumazioni
Roma, dipendente Ama ruba denti d’oro ai defunti: a processo 55enne che si occupava delle esumazioni
di Erika Chilelli
Venerdì 20 Gennaio 2023, 22:36 - Ultimo agg. 22 Gennaio, 14:47
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I mezzi c’erano e anche l’opportunità. Così, Alessandro Avati, 55 anni, dipendente di Ama addetto al servizio cimiteriale, rubava denti d’oro ai defunti durante i turni di lavoro e li cedeva ad un Compro Oro della Capitale. L’operazione, portata avanti dal 2010 al 2013, è stata però scoperta e ieri l’uomo, accusato di peculato, è stato rinviato a giudizio. A finire a processo con accuse di riciclaggio anche altre quattro persone: Andrea Ciabattini, titolare di un Compro Oro in zona Centocelle, al quale Avati avrebbe ceduto la refurtiva, i presunti complici Arianna Bucci ed Erasmo Di Fava, accusati di aver occultato la merce, e Dashuri Bici, albanese, che avrebbe montato una targa contraffatta su una Bmw rubata in Svizzera. 

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IL TESORO

Aveva pensato a tutto approfittando del ruolo previsto dal contratto di lavoro.

Quando Ama lo incaricava di occuparsi dell’estumulazione delle salme e, quindi, del recupero dei resti (che avviene a trent’anni dalla sepoltura) dai loculi di vari cimiteri capitolini, Avati, oltre ad eseguire il lavoro, ispezionava attentamente le salme alla ricerca di un tesoro nascosto: i denti d’oro delle protesi dentarie. Poi, stando attendo a non farsi scoprire dai colleghi, doveva solo nascondere la refurtiva fino alla fine del turno per poi venderla e arrotondare lo stipendio. Il 55enne aveva pensato anche a questo, trovando, tra i vari negozi della Capitale, il Compro Oro perfetto a cui cedere il bottino: quello di Andrea Ciabattini, che aveva trovato il modo di occultare l’origine dell’oro servendosi dei due complici. 

Un raggiro che, nonostante la pianificazione accurata, è stato scoperto a febbraio del 2013 dai carabinieri del Nucleo operativo di Roma Casilina. Per la procura di Roma, che ha svolto le indagini, il titolare dell’attività di rivendita «riceveva numerosi oggetti in oro, compendio di peculato o di delitto contro il patrimonio, occultandone l’origine illecita con il registrarne falsamente l’acquisto da Arianna Bucci (21 transazioni) ed Erasmo Di Fava (47 transazioni)», è scritto nel capo d’imputazione. I due complici di Ciabattini, a loro volta, registravano l’acquisto dei denti d’oro ad oltre trecento clienti inconsapevoli, «così da impedire l’accertamento della provenienza delittuosa di tali beni». 

È questo il quadro indiziario con il quale ad agosto del 2022 il pm di piazzale Clodio, Gennaro Varone, ha chiesto il rinvio a giudizio dei quattro complici e di un quinto imputato, Dashuri Bici, accusato però di un altro reato: la targa contraffatta di una Bmw rubata in Svizzera. Una richiesta accolta ieri dal gup, che ha disposto il loro rinvio a giudizio. Resta incerto il movente di Avati: non è chiaro sé i denti siano stati rubati per essere ceduti o venduti a Ciabattini e, nel caso, quale fosse la cifra concordata. «Giusto il rinvio a giudizio di fronte a fatti di gravità ed efferatezza inaudite e che meritano di essere condannati con il massimo rigore», il commento dell’avvocato Giuseppe Di Noto, che assiste Ama, costituita parte civile. 

IL PRECEDENTE 

Ad aggravare la posizione di Alessandro Avati, oltre al furto dei denti, anche un altro procedimento a suo carico per il quale il processo è già in corso. Il dipendente Ama, infatti, è accusato di truffa e vilipendio, insieme ad altri quattro colleghi: dopo la mutilazione dei cadaveri di alcuni defunti avrebbe chiesto 50mila euro alle famiglie per l’estumulazione che spetta gratuitamente ad Ama.
 

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