Discoteche, dal Cts un nuovo stop alle riaperture. Gelo con il ministro Giorgetti

Discoteche, dal Cts un nuovo stop alle riaperture. Gelo con il ministro Giorgetti
Discoteche, dal Cts un nuovo stop alle riaperture. Gelo con il ministro Giorgetti
di Francesco Bisozzi e Francesco Malfetano
Martedì 28 Settembre 2021, 21:45 - Ultimo agg. 29 Settembre, 12:18
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Per ultime le discoteche. Il leitmotiv riproposto già per tutta la primavera e l’estate 2021, rischia di riecheggiare nella Penisola anche per l’intero autunno. Nonostante la forte pressione del Mise e le rassicurazioni rivolte dai vertici del governo a chi nei giorni scorsi chiedeva se le discoteche sarebbero rientrate nella partita per la ridefinizione delle capienze, il dossier non è infatti finito sul tavolo del Comitato tecnico scientifico. E, a quanto si apprende, non sembra destinato a farlo a strettissimo giro. 

Ovviamente a meno che non vada a segno il pressing sui tecnici in corso da parte di diversi ministeri, preoccupati che il settore finisca tagliato fuori dal decreto che dovrà recepire le indicazioni sulle capienze di cinema, teatri, stadi e sale da concerto atteso al massimo per la prossima settimana.

Tecnici che pure si dicono disponibili a valutare la situazione, ma «con prudenza». I timori principali riguardano gli impianti di aerazione, specie in inverno, e i controlli sui limiti alle capienze e sul corretto utilizzo dei dispositivi di protezione. Si vorrebbe evitare in pratica che le nuove indicazioni siano specchietti per le allodole, cioè che siano impossibili da far rispettare. In tal senso, le perplessità del Cts sono già emerse dall’ultima riunione. Non a caso per teatri, cinema e sale da concerto è stata ribadita la necessità di vigilare in maniera adeguata sul corretto utilizzo delle mascherine. Per gli stadi anche che il limite all’occupazione del 50 per cento prima, e del 75 per cento poi, dei posti a sedere disponibili non si trasformi - come già avvenuto - nella chiusura di metà impianto. Così infatti, spiegano, «le nostre indicazioni rischiano di essere inutili». 

Un temporeggiamento che ha fatto salire altissima la tensione tra il ministero di Giorgetti e il Cts, dopo che lunedì il Comitato ha praticamente snobbato il quesito con cui il ministro invitava gli esperti a dare semaforo verde alla riapertura delle discoteche. Giorgetti non l’avrebbe presa per niente bene e ora insiste sulla necessità di dare ossigeno a un comparto soffocato da uno stop lungo quasi 20 mesi. In ogni caso la questione resta appesa ed è ancora troppo presto per parlare di nuovi indennizzi da stanziare, questa la linea del dicastero. A fare da sponda anche il sottosegretario alla Salute Andrea Costa che ne ha ormai fatto una battaglia identitaria: «Credo che possano riaprire con Green pass e limitazioni della capienza» ha detto ieri, «i benefici si avrebbero anche per la sorta di screening dei ragazzi non vaccinati che entrerebbero con il tampone». Intanto i contributi a fondo perduto per le attività chiuse previsti dal Sostegni bis (ci sono 140 milioni sul piatto) ancora devono atterrare sui conti degli aventi diritto, tra cui appunto i gestori di discoteche e sale da ballo. «Non ci è ancora arrivato nulla e un terzo delle imprese del settore ha già fallito, ma se a ottobre non ci faranno riaprire molte altre ancora chiuderanno», chiarisce Maurizio Pasca, il presidente di Silb-Fibe di Confcommercio. «Gli aiuti dello Stato non bastano, chi è in affitto paga nelle grandi città anche 300mila euro l’anno per la locazione del locale e molti di noi si rivolgono ai prestiti clandestini per andare avanti, è allarme usura». 

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Poi c’è il problema della cassa integrazione d’emergenza, che scade a fine ottobre e potrebbe essere rifinanziata ma non oltre il 31 dicembre. «A novembre i lavoratori del nostro comparto rischiano di rimanere senza tutele, anche per questo non comprendiamo perché il governo si ostina a tenerci chiusi», conclude il numero uno della Silb-Fipe. Il periodo di chiusura extralarge e i ristori non pervenuti hanno già spazzato via un locale notturno su tre, secondo l’associazione, mille sui tremila attivi prima del Covid. Ma per ripartire gli imprenditori del settore non chiedono soltanto di poter tornare ad accendere le luci che illuminano le piste da ballo, sfruttando Green pass e controlli accurati. Da tempo premono sul governo affinché approvi la riduzione al 4% dell’Iva applicata ai locali da ballo e l’abolizione dell’imposta sugli intrattenimenti. 

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