Non c'è posto per le donne neanche nel Mondo di mezzo

Non c'è posto per le donne neanche nel Mondo di mezzo
di Giulia Aubry
Martedì 9 Dicembre 2014, 21:44 - Ultimo agg. 10 Dicembre, 16:18
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C’è un “soffitto di vetro” per le donne anche nel “mondo di mezzo”.

Quel 7 su 39 - il numero di donne presenti sul totale dei principali indagati dell’inchiesta tristemente nota come “Mafia Capitale” – non è un indicatore di un presunto primato di onestà del genere femminile, che qualcuno vorrà far risalire all’innato istinto materno o a una visione “neo-stilnovista” di dantesca memoria.

La realtà, che fotografa una situazione ben più complessa, è che questa sotto-rappresentanza, ancorché connotata di una valenza positiva, è la dimostrazione che, negli ambiti politici che contano, dove si prendono decisioni che coinvolgono investimenti e spese importanti le donne non ci sono.

E se ci sono, come alcune delle indagate, svolgono prevalentemente ruoli di contorno. Impiegate amministrative che, al di là di un immaginario cinematografico, ben poco potere hanno nell’indirizzare le scelte, sia nel bene sia nel male. Sono, solo per fare un esempio, le segretarie di Salvatore Buzzi e Franco Panzironi, di cui nessuno ricorderà mai il nome, che sfuggono persino allo sguardo quando si scorre l’elenco. Emule ed eredi di altre prima di loro, come la segretaria dell'ex governatore del Veneto Giancarlo Galan, convolta nel caso Mose appena pochi mesi fa.

Può apparire provocatorio e contradditorio citare, in un contesto così ambiguo e disturbante, il "soffitto di vetro", quell’invisibile barriera che tiene le donne lontane dai vertici politici ed economici del Paese, e che da anni è oggetto di studi e ricerche in Italia, come nel resto del mondo.

Eppure una riflessione in tal senso appare necessaria. Non tanto – naturalmente – perché si voglia rimpiangere il fatto che non vi siano assessori o imprenditori donna coinvolte in questo scandalo che assume, ogni giorno, dimensioni sempre più magmatiche. Ma perché non ci si deve fermare alle apparenze, ai facili giochi interpretativi, alle equazioni "buoniste" e, spesso, ipocrite. Nella terra di mezzo, laddove - secondo Massimo Carminati – "tutti si incontrano” e dove, come in questi giorni, si può scoperchiare il vaso di Pandora, le donne – sia buone sia cattive – sono davvero pochissime.

Come nella saga del Signore degli Anelli di J. R. R. Tolkien, citata spesso impropriamente nella narrazione delle vicende di questi giorni, la “terra di mezzo” è “terra di uomini”. Sono gli uomini a combattere, e non perché le donne siano istintivamente avulse dalla violenza, ma perché non è mai stato previsto, neppure tra draghi ed elfi, uno spazio per loro.

Eppure c’è chi quel “soffitto di vetro” prova a infrangerlo per far sentire la propria voce. Un personaggio imprevisto nel “mondo di mezzo”, il giudice per le indagini preliminari Flavia Costantini. Come Tauriel – la bella elfa silvana, che compare nel film Lo Hobbit, ma che non ha un equivalente nei romanzi di Tolkien – la Costantini è emersa dall'oscuro “Bosco di Atro” per entrare nella “terra di mezzo” capitolina alla guida del suo personalissimo esercito armato di documenti e intercettazioni. E per spiegare agli uomini che possono mettere tutti i soffitti di vetro che vogliono per tenere lontane le donne, ma che da qualche parte ce ne sarà sempre una in grado di entrare. E di sconfiggerli, o almeno di provarci.