Una donna picchiata o violentata ogni 60 ore in Italia: i dati choc diffusi dal Csm

Una donna picchiata o violentata ogni 60 ore in Italia: i dati choc diffusi dal Csm
di Franca Giansoldati
Giovedì 12 Aprile 2018, 18:40 - Ultimo agg. 14 Aprile, 08:40
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Vietato chiamarlo amore. Ogni 60 ore vengono tragicamente registrati dalle forze dell’ordine casi di botte, maltrattamenti, soprusi, stupri, fino a tragedie impensabili come quella avvenuta a Cisterna di Latina. Gli autori delle violenze più gravi, sia fisiche sia sessuali, sono prevalentemente i partner attuali o gli ex partner. In tutto due milioni e 800 mila le donne che ne sono state vittime. Su due casi su tre l’aggressore è italiano e non straniero. I numeri per quando implacabili non rendono ancora bene l’estensione di un fenomeno in crescita, fotografato nella sua crudele realtà dal Consiglio Superiore della Magistratura che ha dedicato all’argomento una intera sessione di studi, raccogliendo attorno allo stesso tavolo magistrati, avvocati, poliziotti e vittime di violenze di genere. Paola Balducci, presidente della Sesta Commissione del  Csm durante l’incontro alla Biblioteca Nazionale Centrale, ha offerto spunti numerici di riflessione sui quali intervenire per rendere la giustizia meno distante dalle vittime e dal fenomeno.

«Il 10,6 % delle donne dichiara di aver subìto una qualche forma di  violenza sessuale prima dei 16 anni. Più di una donna su tre, tra le  vittime della violenza del partner, ha riportato ferite, lividi,  contusioni o altre lesioni (37,6%). Circa il 20 % è stata ricoverata in ospedale a seguito delle ferite riportate. Più di un quinto di  coloro che sono state ricoverate ha riportato danni permanenti». Lucia Annibali, avvocato e ora parlamentare del Pd, sfregiata dall’acido dall’ex fidanzato ha raccontato di quando, poco prima che venisse aggredita, chiamò i carabinieri perché trovò una finestra di casa sia lesionata, con un foro.

«Raccontai loro che stavo vivendo un periodo di paura, facendo il nome di chi temevo potesse farmi del male, ma loro mi derisero, come se fosse sempre frutto della mente delle donne inventarsi le cose. La questione si concluse con una denuncia per tentato furto».

Al termine del racconto Annibali ha incoraggiato magistrati e forze dell’ordine a fare di più, un appello che è stato rafforzato da Teresa Marente, un avvocato che da trent’anni difende le donne ospitate nei centri antiviolenza. A suo parere le leggi attuali vengono depotenziate, non esistono nemmeno leggi organiche e, ha aggiunto, il nodo critico è la loro applicazione. «La lotta ai delitti di genere, mediante  l’impiego delle strategie giudiziarie, costituisce un’urgenza  indifferibile e rappresenta anche un elemento di misurazione del grado  di civiltà del nostro ordinamento" affermato il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, spiegando che la scommessa da vincere per gli uffici giudiziari “ha a che fare con la modifica della coscienza collettiva, l’incisione su un  immaginario comune dei rapporti tra generi che affonda le proprie  radici in arcaici e retrivi convincimenti».
 
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