Dpcm, il pasticcio seconde case: se la norma è confusa c'è la sentenza libera tutti

Dpcm, il pasticcio seconde case: se la norma è confusa c'è la sentenza libera tutti
Dpcm, il pasticcio seconde case: se la norma è confusa c'è la sentenza libera tutti
di Valentina Errante
Mercoledì 20 Gennaio 2021, 07:30 - Ultimo agg. 11:26
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I chiarimenti sul sito della presidenza del Consiglio non sono arrivati. E così la questione delle seconde case e le regole per gli spostamenti, in vigore fino al 15 febbraio, restano indefinite. La novità - sulla quale non c’era una posizione unanime nel Governo, con l’ala prudente, in testa il ministro della Salute, Roberto Speranza, contraria - non è stata esplicitata: la circolare del Viminale, diffusa lunedì, si limita a definire consentiti gli spostamenti tra regioni in caso di «rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione». La soluzione la trovano in autonomia i funzionari di polizia, costretti a ripescare una sentenza della Corte costituzionale del 1988 per decidere come procedere in mancanza di indicazioni. Dal canto suo, Achille Variati, sottosegretario agli Interni, annuncia che «al momento non è prevista alcuna precisazione» al decreto che, semplicemente, non contiene più il divieto esplicitato nel precedente Dpcm. «Si può sempre, eccetto nelle ore di coprifuoco, tornare nella propria residenza o abitazione. Una seconda casa è un’abitazione purché si tratti di una proprietà o ci sia comunque un contratto di affitto», sostiene Varati. La questione genera non poca confusione proprio nelle forze di polizia che dovranno controllare le strade e gli spostamenti, lasciando che, a fronte di un divieto di uscire dalle regioni (questo esplicitato nel testo) si possa partire da Milano e arrivare a Cortina, cioè da un’area rossa a una arancione o, peggio, a una gialla, come la Toscana. Purché si abbia una casa. Con il rischio di multe e sanzioni che poi andrebbero impugnate. E di una grande confusione per i cittadini. 

«Non possiamo rifarci a indicazioni pubblicate sui giornali - spiega Mimmo Lacquaniti, portavoce dell’Associazione nazionale funzionari di polizia - in genere abbiamo l’abitudine di rifarci alla Gazzetta ufficiale.

Il problema è che attualmente non abbiamo nessuna fonte autentica e nessun documento scritto - spiega - Vista la confusione del testo, ritengo che non si possa sanzionare chi vada in una seconda casa, che sia di proprietà o in locazione, anche uscendo dalla regione di residenza».  

Il concetto di abitazione non ha una definizione giuridica ma Lacquaniti ha anche trovato un appiglio per orientarsi nelle nebbie del Dpcm ed evitare che i cittadini vengano ingiustamente multati «da quegli operatori che sono fermi alle faq di Palazzo Chigi». Spiega: «Visto che non c’è chiarezza, penso che bisogna rifarsi a una sentenza della Corte costituzionale del 1988. Dovendo trovare un modo per risolvere i problemi, si deve giustificare chi si muove verso le seconde case, proprietà in locazione, chi ha un contratto. Del resto, la Consulta ha stabilito che l’ignoranza davanti alla legge è giustificata dalla “totale oscurità del testo legislativo ovvero quando ci si trovi in presenza di un gravemente caotico atteggiamento interpretativo”. E questo mi sembra il caso». Poi il dirigente della polizia conclude: «L’anello debole in tutta questa storia rischia di essere il cittadino in difficoltà. La gente ha bisogno della massima chiarezza, i poliziotti non possono sostituirsi al legislatore, i dirigenti di polizia non devono trovare strumenti legislativi per colmare i vuoti».  

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E mentre alcune regioni, come la Toscana, prevedono un inasprimento delle norme, proprio per bloccare eventuali arrivi da altre zone, il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia ha scritto al presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini. Alla luce dell’ordinanza della Consulta, che ha sospeso la legge con la quale la Valle D’Aosta disponeva misure diverse rispetto a quelle del Governo in materia di contenimento del virus, vorrebbe ripartire con un nuovo tavolo. «Proporrò al Consiglio dei ministri - ha annunciato - il ritiro dell’impugnativa sulla legge della Valle d’Aosta e dei provvedimenti simili delle altre Regioni di fronte ad un ulteriore raccordo tra Stato e Regioni e relative integrazioni nella gestione dell’emergenza sanitaria e nel rafforzamento delle misure di contrasto al Covid-19».
 

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