Elena Del Pozzo, l'autopsia: «Sepolta quando era ancora viva». La mamma le ha detto: «Andiamo a giocare in un campo»

Elena Del Pozzo, l'autopsia:«Sepolta quando era ancora viva». La mamma le ha detto: «Andiamo a giocare in un campo»
Elena Del Pozzo, l'autopsia:«Sepolta quando era ancora viva». La mamma le ha detto: «Andiamo a giocare in un campo»
di Michela Allegri
Domenica 19 Giugno 2022, 07:58 - Ultimo agg. 20 Giugno, 09:07
4 Minuti di Lettura

Ha infierito su quel corpicino con più di undici coltellate, violentissime. Ma la piccola Elena Del Pozzo non è morta sul colpo: quando la madre Martina Patti cercava di spingere il corpo della piccola dentro alla buca che aveva appena scavato nel campo abbandonato dietro casa, probabilmente, la bambina era ancora viva, avvolta in cinque sacchi neri. Emerge dall'autopsia effettuata ieri nell'ospedale Cannizzaro dal medico legale Giuseppe Ragazzi, nominato dalla Procura di Catania.

Elena Del Pozzo, l'autopsia: «Per ucciderla più di 11 coltellate. E non è morta subito». Sopralluogo dei carabinieri in casa di Martina Patti


L'ORDINANZA
Intanto il gip ha convalidato il fermo della Patti e ha disposto la misura cautelare in carcere.

Le accuse sono omicidio premeditato e pluriaggravato, e occultamento di cadavere. Il delitto è stato studiato nei dettagli: la donna, 23 anni, era andata a prendere la piccola all'asilo alle 13, con un'ora di anticipo, poi l'aveva portata a casa - una villetta in via Euclide, a Mascalucia - e l'avrebbe convinta a uscire di nuovo, dicendole che sarebbero andate in un campo a giocare. Invece, in auto aveva caricato una pala, una zappa, un coltello da cucina e cinque sacchi neri, della spazzatura. Elena sarebbe stata infilata in una delle buste e poi accoltellata. Con violenza, con crudeltà, sottolineano gli inquirenti. «Quella donna ha agito con lucida freddezza - ha detto il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro - I colpi sono stati inferti con un'arma compatibile con un coltello da cucina. E sono più di undici. Uno solo è stato letale, perché ha reciso i vasi dell'arteria succlavia, ma la morte non è stata immediata. Il decesso è intervenuto dopo più di un'ora dal pasto che la bimba aveva consumato a scuola intorno alle 13». Ora, quindi, è possibile ricostruire con esattezza l'ora del delitto: le 14. La speranza degli inquirenti è che la piccola fosse stata sedata prima della mattanza. Un dato che verrà chiarito dagli esami tossicologici disposti dalla Procura.

 


IL SOPRALLUOGO
Ieri i carabinieri del Ris hanno effettuato nuovi rilievi nella villetta di via Euclide e anche nell'area circostante, fondamentali per stabilire se effettivamente la piccola sia stata uccisa nel campo. Gli inquirenti avevano infatti ipotizzato che la piccola potesse essere colpita a morte dentro casa e che qualcuno potesse avere aiutato la madre a trasportare fuori il cadavere. Il sopralluogo è servito anche per cercare l'arma del delitto. Ma non è l'unico punto oscuro della vicenda: nemmeno il movente è chiaro. Per il momento si sospetta una vendetta nei confronti dell'ex compagno, che aveva presentato alla piccola la nuova fidanzata.
«L'ho uccisa nel campo, ma non ricordo i particolari», aveva detto la Patti lunedì notte, crollando davanti agli inquirenti dopo avere mentito per un'intera giornata. Alle 15, infatti, si era presentata dai carabinieri della Tenenza di Mascalucia dicendo di essere stata aggredita da uomini armati che avevano rapito la piccola. «Tornata da scuola, Elena ha voluto mangiare un budino, aveva già pranzato all'asilo, poi ha guardato i cartoni animati dal mio cellulare. Io intanto stiravo, in serata dovevamo andare da un amico di famiglia per festeggiare l'onomastico insieme ai miei genitori e la bambina era contenta», aveva detto Martina, con estrema calma. Troppa, secondo chi indaga. «Io ed Elena siamo uscite per andare a casa di mia madre, ma poi ho rimosso tutto, ricordo solo che siamo scese per le scale null'altro».


GLI INSULTI
Le notizie sulla Patti, dopo la confessione e il ritrovamento della piccola, sono diventate virali sui social. Ieri centinaia di persone hanno insultato e minacciato via web un'omonima della donna: una ragazza di Catania che lavora in un panificio e non conosce nemmeno la ventitreenne di Mascalucia. «Non sono io la mamma della bambina trovata morta», ha scritto su Facebook. Poi, ha denunciato le minacce alla Polizia Postale. Sui suoi profili Fb e Instagram si leggono frasi durissime: «Marcisci in carcere e rifletti su cosa hai fatto», «Sei una m... di donna. Hai ucciso tua figlia, il sangue del tuo sangue», «Ti sei rovinata l'esistenza. Tua figlia ti maledirà, come i tuoi genitori e i tuoi suoceri».

© RIPRODUZIONE RISERVATA