VENEZIA - Il Veneto, con una circolare della Regione, ha disposto da ieri sera in tutte le strutture sanitarie pubbliche e private accreditate «la sospensione di ogni attività chirurgica programmata che preveda il ricorso in terapia intensiva post-operatoria», fatta eccezione per le emergenze-urgenze, come gli interventi per incidenti, ictus e infarti. Questo - ha spiegato l'assessore alla sanità, Manuela Lanzarin - per non occupare, con attività 'programmate', posti nelle terapie intensive. Il Veneto infatti, ha aggiunto, potrebbe entrare fra pochi giorni nella 'fase 4' - ora è alla 3 - del piano di sanità pubblica per il Covid.
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Allo stesso modo, ha aggiunto l'assessore Lanzarin, il nuovo step della piano sanitario progettato per reggere la nuova ondata del virus prevede «di ridurre tutta l'attività programmata non urgente in ambito internistico», sia per le strutture pubbliche che private.
«Le attività sospese - ha chiarito Zaia - non riguardano certo quelle per i malati oncologici, la pediatria o i malati terminali». Lanzarin ha spiegato che in questo momento l'avvicinamento del Veneto alla 'fase 4' - che scatta nella fascia 150-250 pazienti n intensiva, e 900-1.500 in area non critica - riguarda soprattutto quest'ultima casistica, non tanto le rianimazioni. Per questo, ha informato Lanzarin, sono stati attivati «in maniera formale» gli 11 Covid Hospital che ridurranno gradualmente le normali attività, mentre restano inalterate quelle degli hub ospedalieri.
ATTIVITA' INTRAMOENIA
In Veneto è stata disposta la sospensione dell'attività intramoenia e delle visite specialistiche ambulatoriali delle strutture ospedaliere pubbliche e private accreditate, ad eccezione delle prestazioni urgenti. Lo stabilisce una circolare della Regione, in relazione al piano di emergenza per la lotta al Covid-19. Vengono garantite, sia come prime visite specialistiche che di controllo, l'attività in ambito materno-infantile, oncologico, malattie rare e non rinviabili per il quadro clinico dei pazienti. Le Aziende sanitarie, sulla base delle priorità, del fabbisogno e della ridotta capacità produttiva, possono concordare con le strutture private accreditate la possibilità di erogazione di altre tipologie di prestazioni. Alle aziende viene rinnovata infine l'indicazione di implementare l'erogazione di servizi in modalità di telemedicina, e di ampliare il più possibile i servizi telefonici e on line. Per l'attuazione di queste disposizioni viene fissato il limite ultimo del 10 novembre.