Ergastolo, i grandi boss a caccia di permessi premio: ecco chi sono da Schiavone e Setola a Di Lauro

Ergastolo, i grandi boss a caccia di permessi premio: ecco chi sono da Schiavone e Setola a Di Lauro
di Gigi Di Fiore
Sabato 17 Aprile 2021, 09:00 - Ultimo agg. 18:55
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La Corte costituzionale apre la strada ai benefici per i boss all'ergastolo. Stop all'«ergastolo ostativo», il legame tra permessi premio e scarcerazione dopo 27 anni di detenzione con la collaborazione con la giustizia. È anticostituzionale. E, in attesa di una legge, si contano i capiclan della camorra che potrebbero chiedere permessi dopo la sentenza delle Consulta.

A febbraio, erano in tutto 759 i condannati per mafia sottoposti al 41-bis, il carcere duro, distribuiti in 22 istituti penitenziari. Molti hanno più condanne all'ergastolo, con omicidi, estorsioni, traffico di droga. Gli affiliati alla camorra erano 266. Il 35 per cento. Il nome più famoso che avrebbe potuto beneficiare della nuova situazione era Raffaele Cutolo, morto però il 17 febbraio scorso. La pattuglia più corposa è quella degli affiliati alla mafia-camorra della provincia di Caserta, mai pentiti. Come il capoclan Francesco Schiavone, detto «sandokan», che ha ben tredici ergastoli con quello definitivo e pesante del processo «Spartacus». La pattuglia dei Casalesi include molti nomi di violenti, artefici di sanguinose guerre tra gruppi camorristici. Come Francesco Bidognetti, o Michele Zagaria. E il famigerato Giuseppe Setola, che fu protagonista dei mesi stragisti con 18 omicidi nel 2008. Condannati che non hanno mai collaborato con la giustizia. Qualcuno potrebbe chiedere permessi premio dopo la sentenza della Corte costituzionale, come fece Augusto La Torre il 5 marzo 2015, capoclan di Mondragone e controverso collaboratore di giustizia poi scaricato dai magistrati che lo consideravano poco attendibile. Ottenne tre giorni di libertà dal tribunale di Sorveglianza. E una sua foto su Facebook scatenò commenti entusiasti. C'è anche Vincenzo Zagaria, omonimo ma non parente di Michele, al 41-bis a Sassari.

Ha più volte chiesto permessi premio, ma l'ultima decisione dei giudici di sorveglianza era chiara: «Il regime restrittivo duro non avrebbe più alcun senso se il detenuto sottoposto al regime penitenziario differenziato potesse uscire dal carcere per tenere rapporti anche fisici con i propri familiari e conviventi. Ne discende che fin tanto che Vincenzo Zagaria rimarrà sottoposto al regime sanzionatorio differenziato di fatto non potrà mai avere accesso al beneficio premiale invocato». Una motivazione ora messa in forse. 

Uno dei detenuti che potrebbero utilizzare la nuova realtà giuridica è Paolo Di Lauro, uno dei capi dei gruppi camorristici artefice della guerra di Scampia nel 2004. Da quindici anni è al 41-bis, in compagnia del figlio Cosimo. Nella stessa condizione è un altro dei capiclan della città di Napoli detenuto: Edoardo Contini, che costituì il gruppo dell'Alleanza di Secondigliano con la famiglia Mallardo di Giugliano e i Licciardi di Secondigliano. Sono continui i sequestri di beni a personaggi considerati prestanome o affiliati al clan Contini. Nell'elenco c'è anche il capoclan di Torre Annunziata 64enne, Pasquale Gallo, che fu in guerra contro il clan Gionta. In carcere ha preso tre lauree triennali e da tempo chiede un permesso premio, nonostante il 41-bis. L'ultima istanza per 8 ore di permesso l'ha preparata da solo, senza l'aiuto dell'avvocato. Ora potrebbe anche chiedere la scarcerazione, per avere già scontato 30 anni di carcere. 

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Non ha avuto bisogno di richieste di questo tipo, invece, Patrizio Bosti, considerato il numero due del clan Contini, che non è mai stato condannato all'ergastolo. È rimasto al 41-bis a Parma per 12 anni. Le sue condanne sommate arrivavano a 43 anni per associazione camorristica, estorsioni, traffici illeciti. Arrestato in Spagna nel 2008, doveva restare in carcere 15 anni, 3 mesi e 23 giorni. È uscito prima, i giudici gli hanno riconosciuto di aver subito un «trattamento inumano». Da qui lo sconto di tre anni e mezzo e la scarcerazione a maggio 2020. E tra chi potrebbe pensare a chiedere benefici c'è il capoclan di Castellammare di Stabia, Ferdinando Cesarano che detiene il record di ergastoli. In cella si è diplomato e laureato, ma non ha mai pensato alla collaborazione con la giustizia. Come del resto i capiclan dell'area vesuviana, i fratelli Salvatore e Pasquale Russo.

Tra i condannati all'ergastolo affiliati di camorra, ci sono anche gli autori dell'omicidio del giornalista Giancarlo Siani: Pasquale Cappuccio, Gaetano Del Core, Luigi Baccante. La loro detenzione ha superato i 20 anni. E a maggio 2020, un'indagine della Procura napoletana scoprì che ai familiari di Del Core e Cappuccio il clan Polverino assicurava un vitalizio. Un sostegno per il silenzio dei parenti detenuti. Mentre il figlio di Baccante aveva ottenuto il reddito di cittadinanza. Possibile perché il padre non era nello stesso stato di famiglia.

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