Roma, lo striscione dei Fedayn rubato dai mercenari Wagner: cinque uomini di Prigozhin (tutti serbi) nella banda del blitz

I mercenari hanno acquistato i biglietti dell’aereo in una agenzia nel Donbass

Roma, lo striscione dei Fedayn rubato dai mercenari Wagner: cinque uomini di Prigozhin (tutti serbi) nella banda del blitz
​Roma, lo striscione dei Fedayn rubato dai mercenari Wagner: cinque uomini di Prigozhin (tutti serbi) nella banda del blitz
di Alessia Marani
Venerdì 17 Marzo 2023, 00:00 - Ultimo agg. 12:45
4 Minuti di Lettura

La pista degli inquirenti è che all’assalto ultrà ai Fedayn della Roma del 4 febbraio scorso fuori dallo stadio Olimpico con tanto di botte e furto dello striscione, abbiano partecipato i mercenari serbi della Wagner combattenti in Ucraina e che abbiano sfruttato una licenza dal campo di battaglia per farsi letteralmente un giro in Italia con tappa nella Capitale e partecipare a ben altre guerriglie, quelle tra tifoserie calcistiche. Le tracce ripercorse a ritroso dalla Digos italiana, infatti, portano fino a un’agenzia di viaggi del Donbass dove sono stati emessi e acquistati cinque biglietti aerei con destinazione il Bel Paese abbinati ad altrettanti nominativi tra quelli registrati negli alberghi di Milano e Bologna che hanno ospitato gli ultrà della Stella Rossa Belgrado arrivati (in tutta sordina) in Italia per assistere alle partite di basket. 

Una cinquantina di questi ha poi dirottato su Roma - altri avrebbero raggiunto gli amici gemellati del Napoli - per tendere la trappola ai Fedayn: vestiti di nero, con i volti coperti, guanti in lattice, armati di mazze, sassi e manganelli spagnoli, li hanno sorpresi e assaliti in piazza Mancini, il loro fortino, dopo il match con l’Empoli facendone finire due in ospedale con le teste spaccate.

Come in una vera azione paramilitare. L’obiettivo? Rubare le sacche contenenti gli stendardi e lo striscione dello storico gruppo ultrà della Curva Sud giallorossa, l’unico con orientamento politico lontano da posizioni ultranazionaliste. La “pezza” con la scritta Fedayn è stata poi bruciata, calpestata e ridotta in cenere il 17 febbraio allo stadio Rajko Mitić di Belgrado, durante la partita contro il Cukaricki. Poco più in là campeggiava lo striscione con la scritta in serbo: «Avete scelto la compagnia sbagliata», in riferimento al gemellaggio dei romanisti con i croati del Bad Blue Boys della Dinamo Zagabria. Un gesto tra i più oltraggiosi nel mondo ultrà, paragonabile a quando l’esercito romano perdeva in battaglia l’aquila icona di Giove e simbolo dell’Impero.

 

La convinzione iniziale che il furto fosse stato commissionato dagli ultrà del Napoli gemellati con quelli della Stella Rossa come vendetta dopo gli scontri dell’8 gennaio sulla A1 con i romanisti all’altezza dell’area di servizio di Badia al Pino (Arezzo), pare lasciare piuttosto il passo all’ipotesi che si sia trattata di una iniziativa esclusiva dei serbi, gli unici tra l’altro ad avere rivendicato il raid. Gli ultras della Stella Rossa, inoltre, avrebbero premeditato l’assalto con tanto di sopralluogo all’Olimpico il primo febbraio in occasione di Roma-Cremonese di Coppa Italia. Insomma, gli “squadristi” serbi, compresi i mercenari-ultras in libera uscita, probabilmente giravano per l’Italia da una settimana dribblando i radar. L’assalto ai Fedayn per chi è abituato a scenari ben più aspri e drammatici, dunque, sarebbe stato un gioco da ragazzi. Le indagini della polizia sono solo all’inizio, ma il collegamento tra stadi e campi di battaglia non stupisce, considerato che gli ultras della Stella Rossa annoverano tra i propri fondatori la “Tigre Arkan”, nome di battaglia di Zeljko Raznatovic, criminale di guerra che durante il conflitto nei Balcani mise su un esercito di tremila volontari reclutati tra gli spalti della curva e le carceri belgradesi. Le analisi dell’intelligence guardano alle tifoserie dell’Est come alle più inquiete. In Ucraina ultrà della Dinamo Kiev stanno combattendo al fronte contro i russi e i mercenari della Wagner al soldo dell’oligarca Prigozhin. E non è difficile immaginare, in futuro, un’ulteriore escalation di violenza alimentata da nuovi retaggi storici e nazionalisti.

Targhe e autostrada

Intanto, nel nostro Paese fanno sempre più paura gli spostamenti in auto private e minivan (anche a noleggio) dei gruppi ultrà che abbandonano pullman e treni dove sono più facilmente “geolocalizzabili”. C’è, persino, chi al primo autogrill si preoccupa di cambiare le targhe per sfuggire agli occhi elettronici ai caselli e dei velox. Dopo i fatti dell’8 gennaio ogni autogrill è presidiato da un blindato e una pattuglia della Stradale. Ma già prima, l’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive nel suo ultimo rapporto 2021-2022, avvertiva: «Ci sono continuamente partite, anche infrasettimanali, e per assicurare il controllo degli itinerari delle tifoserie, la Polizia Stradale deve attingere alle pattuglie impegnate nell’ordinario servizio di vigilanza». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA