Abbandonati dallo Stato. C'è Giada che a cinque anni era sotto il lettone mentre il suo papà si accaniva sulla madre fino a toglierle per sempre il respiro, i nonni non sanno che lei tutto quell'orrore lo ha ascoltato in silenzio nel buio, nascondendosi. Colpo dopo colpo, urla su urla. A Giada i nonni ripetono che «mamma si è allontanata per curarsi» e lei ogni volta quasi ci spera lo stesso che davvero sia così. Luigi invece ha cambiato città, amici, scuola ed è stato affidato agli zii, anche lui non ha più i genitori perché il padre, in un raptus di odio e ferocia, ha ammazzato barbaramente la moglie. Sono nomi di fantasia, di bimbi che hanno perso genitori e innocenza, ma le storie purtroppo - sono tutte reali e fanno parte della cronaca dei giorni nostri.
Oltre duemila sono i bimbi orfani a causa di femminicidio negli ultimi venti anni: bimbi senza una madre a cui è stata tolta la vita e con un padre suicida oppure a scontare in carcere le conseguenze del gesto efferato. Bambini dimenticati dallo Stato, ma pure dalle cronache giornalistiche così attente nel raccontare minuziosamente ogni gesto degli uomini-belva o il vissuto delle donne uccise, per poi lasciarle all'oblio, proprio come quegli orfani che continuano a vivere tra mille difficoltà psicologiche, ma anche materiali e senza nessun genere di aiuto.
Da vent'anni a questa parte anche la politica ha fatto passi da gigante nel sensibilizzarsi e nel sensibilizzare le persone sul dramma degli uomini che ammazzano le donne. Poco o nulla invece si è fatto per quelle che vengono definite «le vittime secondarie», quei bambini che restano al mondo senza più nessuno. Generalmente, per preservare «la continuità affettiva», sono affidati ai parenti più stretti, spesso nonni che però vivono di modeste pensioni e che non riescono a far fronte a tutte le spese necessarie per accudire anche materialmente questi bimbi. «Nel 2016 grazie ad un mio emendamento spiega Mara Carfagna, da sempre impegnata su queste tematiche venne istituito un fondo per finanziare percorsi di educazione, formazione e assistenza». Eppure, da allora, mancano ancora i decreti attuativi. Stessa sorte quando ancora su proposta della vicepresidente della Camera fu bocciato un emendamento che prevedeva la creazione di un fondo da 10 milioni per gli orfani dei femminicidi. «Dissi con toni forti dice la parlamentare di Fi che si trattava di una bastardata. Il governo ha trovato milioni di euro per finanziare la detassazione delle sigarette elettroniche o le accise sulla birra artigianale, ma nulla per questi bambini».
A decorrere dal 2017 il Fondo per le vittime di mafia, usura e reati intenzionali violenti è stato esteso anche agli orfani di crimini domestici con una apposita dotazione aggiuntiva di appena 2 milioni di euro all'anno per borse di studio e reinserimento lavorativo. Ai figli delle vittime è stata assicurata assistenza medico-psicologica gratuita fino al pieno recupero ed è attribuita la quota di riserva prevista per l'assunzione di categorie protette. Se il cognome è quello del genitore condannato in via definitiva, il figlio può chiedere di cambiarlo. «Anche in questo caso esiste solo la legge spiega Carfagna mancano però ancora i decreti attuativi, 2 milioni sarebbero comunque una cifra irrisoria. Servirebbe poter dare assistenza erogando assegni mensili a queste famiglie, ma negli ultimi anni c'è stata una crescente sottovalutazione da parte delle istituzioni». Insomma senza decreti attuativi quel fondo, pur se insufficiente, è solo un salvadanaio vuoto e la legge contiene solo parole ricche di buone intenzioni.
Chi, dallo scorso settembre, sta raccogliendo fondi per questo scopo è l'Associazione Edela. La presidente onoraria è Roberta Beolchi che, oltre ad organizzare serate di beneficenza, spesso ricorre alle sue risorse personali per aiutare questi bambini che incontra in ogni parte d'Italia. «C'è uno speciale elenco per le vittime di mafia racconta Beolchi manca invece un albo degli orfani da femminicidio eppure in questi anni sono stati più i bimbi che hanno perso i genitori per omicidi domestici che non per mano della criminalità organizzata. In più in questi casi sarebbe opportuno celebrare solo un grado di giudizio, tre sono inutili soprattutto nei casi di flagranza di reato». L'associazione fa il possibile per raccogliere soldi in favore delle vittime. Negli ultimi giorni, Massimo Perrino, l'ex portavoce della presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, ha deciso di devolvere all'Associazione Edela i proventi del suo libro di poesie napoletane, «Il tempo che non vola», in cui racconta anche «l'ammore favezo» l'amore falso degli uomini-belve che maltrattano le compagne.
La mancanza di risorse adeguate da parte dello Stato genera paradossi. Spesso, almeno da un punto di vista economico, sono privilegiati quei bimbi che non hanno parenti stretti a cui essere affidati e che così sono adottati da famiglie benestanti. Chi invece può trovare l'affetto sicuro di nonni e zii, va ad aggiungere con l'esigenza del proprio accudimento un problema al bilancio familiare dei parenti affidatari. Lo Stato non offre aiuti concreti a queste famiglie. Lo scorso 8 marzo, per la festa della donna, a Fisciano è stato devoluto un aiuto ai nonni che con la piccola pensione stanno provando a tirar su il nipotino di 6 anni orfano di femminicidio. C'è l'amore, non c'è invece la possibilità di comprare i libri di scuola al loro piccolo o di potergli consentire una palestra o una scuola calcio. Il fenomeno è affrontato solo con la buona volontà dei singoli: le associazioni oppure le deputate come Mara Carfagna che devolvono la propria indennità parlamentare per far fronte a questi drammi. In attesa che aumentino i fondi e che almeno vengano approntati i decreti attuativi da parte del Parlamento. Una risposta la attendono le Giada, i Luigi e tutti quei bimbi che non ricevono alcun aiuto. E poi ci sono sentenze incredibili come quella della Corte d'appello di Messina che solo pochi giorni fa ha annullato il risarcimento di 259mila euro che nel 2017 i giudici di primo grado avevano riconosciuto ai tre figli minorenni di Marianna Manduca, (Carmelo, Salvatore e Stefano, che oggi hanno rispettivamente 17, 16 e 14 anni), dopo avere ammesso la responsabilità civile dei magistrati rimasti inerti nonostante le 12 denunce della donna, poi uccisa nell'ottobre 2007 dal marito. Anche questa è violenza.
Bloccati i fondi per gli orfani dei femminicidi: due milioni congelati
di Valentino Di Giacomo
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Lunedì 25 Marzo 2019, 07:00 - Ultimo agg. :
13:23
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