La figlia di 7 anni contesa dai campioni di scacchi: l'ultima sfida della coppia

La figlia di 7 anni contesa dai campioni di scacchi: l'ultima sfida della coppia
di Gigi Di Fiore
Domenica 10 Ottobre 2021, 11:36 - Ultimo agg. 11 Ottobre, 13:56
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Da otto mesi non vede, né sente sua figlia Isabella, sette anni appena. Da otto mesi, Roberto Mogranzini, grande maestro di scacchi italiano, è alle prese con una serie di atti in carta bollata e procedure affidate a sette avvocati, nella speranza che la madre della bambina, Martha Lorena Baquero Fierro, gli faccia rivedere la figlia. Una storia simile a quella del piccolo Eitan, il bimbo scampato nella tragedia del Mottarone, rapito dai nonni materni che lo hanno portato in Israele, sottraendolo dagli zii in Italia. Storia simile, quella della piccola Isabella, ma più grave per le violazioni commesse e soprattutto consumata nel grande silenzio dell'informazione. È la storia del rapimento illegale di una bambina, che la madre ha portato con sé in Ecuador senza il consenso del padre e senza averlo avvisato, utilizzando un passaporto diplomatico. Rapimento improvviso, seguito in modo distratto dal ministero degli Esteri, che pure dovrebbe occuparsi in modo attivo di queste vicende. Dall'Ecuador, poi, le autorità governative hanno alzato un muro di gomma, nonostante le norme internazionali impongano comportamenti differenti.

Roberto cerca di spiegare quello che gli è accaduto, ma tutto appare poco comprensibile seguendo criteri razionali.

Racconta: «A febbraio, sono andato a prendere mia figlia a scuola e non c'era. L'avevo sentita la sera prima, per darle appuntamento. Dopo la separazione con la mamma, il giudice ci aveva assegnato l'affidamento condiviso, sedici giorni Isabella stava con la madre e 14 con me. Invece, non la vedo né posso sentirla da 240 giorni. La madre ha staccato i telefoni, si nega. È andata via all'improvviso, temendo di perdere il passaporto diplomatico che consente meno controlli e l'avrebbe agevolata, come poi è stato, nel portarsi via Isabella, senza il mio consenso, obbligatorio invece con un passaporto ordinario».

Martha Lorena Baquero Fierro è anche lei campionessa di scacchi. Con Roberto si sono conosciuti ad un torneo di scacchi in Francia nel 2006. Lei si trasferì in Italia a Perugia per vivere con Roberto e, nel maggio 2014, nacque la piccola Isabella. Tre anni dopo, a Martha fu assegnato l'incarico di console dell'Ecuador a Genova dove si trasferì tutta la famiglia, lasciando Perugia. Un anno dopo, però, la storia d'amore tra Martha e Roberto finì. Lui decise di restare a Genova, per non allontanarsi dalla figlia.

Prima di quest'ultima, ci fu un'altra fuga della mamma con la bambina. Era il 2019. Ricorda Roberto: «Martha partì con la bambina e mi avvertì con una mail. Ogni contatto mi fu impossibile, staccò tutto. Feci subito denuncia, sperando che le forze dell'ordine potessero rintracciarle, ma i passaporti diplomatici si rivelarono una copertura. Alla fine, tornarono in Italia. Un giudice ribadì l'affidamento condiviso, che avrebbe dovuto evitare altre sorprese».
Il bis, però è arrivato a febbraio. E lo hanno affrettato le elezioni in Ecuador. L'incarico di console a Martha era politico, rischiava di perderlo con i nuovi eletti e corse ai ripari prima che le ritirassero il passaporto diplomatico. È nata così la seconda fuga in Ecuador, dove ha ottenuto altri incarichi.

Il rapimento della piccola Isabella è un atto che viola la convenzione dell'Aja, cui aderiscono sia l'Italia sia l'Ecuador. Entro pochi giorni doveva essere il governo ecuadoreno ad attivare il procedimento per la restituzione della bambina. Non è avvenuto, come non c'è stato alcun attivo interessamento o sollecito del ministero degli Esteri italiano cui si è rivolto Roberto. Alla fine, si è attivato l'avvocato in Ecuador del campione di scacchi e l'udienza è fissata per il 15 ottobre. Otto mesi per una procedura che la convenzione dell'Aja obbligherebbe di attivare entro 16 giorni, come è stato per il piccolo Eitan. Racconta Roberto: «Ho fatto appelli, interessato la stampa dell'Ecuador, raccolto firme, attivato procedure. Tutto da solo, senza che il Ministero, che pure dovrebbe attivarsi, si sia mosso». E aggiunge: «Ho ricevuto anche minacce da funzionari del consolato dell'Ecuador e non mi sentirei sicuro ad andare direttamente in quel Paese, ma ho fiducia che le leggi mi daranno ragione, per rivedere mia figlia».

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