Caivano, «Così hanno ucciso Chicca», l'amichetta di Fortuna svela i dettagli dell'aggressione fatale

Fortuna Loffredo
Fortuna Loffredo
Venerdì 29 Aprile 2016, 19:06 - Ultimo agg. 19:54
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È un'amichetta di Fortuna Loffredo, uccisa - secondo l'accusa - dal vicino di casa Raimondo Caputo, arrestato oggi, a ricostruire con gli inquirenti e una psicologa gli ultimi minuti di vita della bimba, partendo dal tentativo di violenza a cui la piccola Chicca ha opposto resistenza fino al volo mortale dall'ottavo piano del palazzo dove abitava.
 



È quanto emerge dall'ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Napoli Nord. L'amichetta di Chicca ne parla in un incontro avvenuto in una casa famiglia lo scorso 23 marzo. 


Durante il colloquio con pm e psicologa, l'amichetta (che oggi ha 11 anni) di Fortuna Loffredo - la bimba di sei anni uccisa il 24 giugno 2014 nel Parco Verde di Caivano (Napoli) - ricostruisce gli ultimi minuti di vita di Chicca, compreso il tentativo di violenza e la reazione della piccola. Fasi che precedono il volo dall'ottavo piano del palazzo dove abitava. Per il gip le affermazione dell'amica di Chicca sono «assolutamente illuminanti ed inoppugnabili» gli elementi che vengono riferiti. Amichetta: «Mia mamma stava nella cucina. Io stavo lavando per terra. Poi Chicca è venuta a bussare alla porta. Mi ha detto: 'vuoi giocare?'; ho detto io: 'aspetta, sto lavando per terrà. Si è seduta sul divano e ha detto: 'a me mi fanno male le scarpè».

A questo punto il pm si fa elencare le persone presenti in casa in quel momento e la piccola risponde che c'erano la mamma, la sorellina, Chicca e Raimondo Caputo. Chicca, riferisce ancora la bambina, esce per andarsi a cambiare le scarpe. Le dice che sarebbe poi ritornata. Psicologa: «...chi è uscito con lei? Cosa è successo?» Pm: «È uscito qualcuno, è uscita da sola?» Amichetta: «con Caputo Raimondo» Psicologa: «Quindi, è uscita Chicca; poi?» Amichetta: «Caputo Raimondo». La psicologa chiede alla bambina di ricostruire bene l'accaduto e rispondendo al pm, l'amichetta di Chicca riferisce che Raimondo e Chicca sono saliti, invece di scendere. Circostanza che, riferisce ancora la bambina, ha visto anche la mamma. La piccola, una volta finito di lavare a terra chiede alla mamma di accompagnarla a prendere Chicca per giocare.

La bambina riferisce che, in compagnia della mamma, ha visto Raimondo Caputo violentare Chicca all'ottavo piano. Psicologa: «Che stavano facendo?» Amichetta: «La violentava». La psicologa chiede alla bambina di spiegare meglio quest'affermazione, e le chiede se Chicca era in piedi o sdraiata. La bimba risponde che Chicca era sdraiata: «Anche lui sdraiato - continua - e si buttava addosso» a Chicca mentre la bambina «gli dava i calci». Psicologa: «Chicca gli dava i calci. Poi cosa succedeva? Cosa vedete?» Amichetta: «Che lui l'ha buttata giù?»... «la prende in braccio e la butta giù». Dalle domande che seguono emerge che, in realtà, la bambina non ha visto il gesto con il quale Chicca è stata lanciata nel vuoto. Pm: «Pensi che l'ha buttata giù perchè poi hai sentito o visto qualcosa?»

Amichetta: «Perchè ho sentito le urla». La bambina, con la madre, a questo punto - sempre secondo il racconto - scendono al piano sotto l'ottavo. La mamma sviene e Raimondo Caputo le porge un bicchiere d'acqua. Pm: «Quando avete visto questa cosa, mamma ti ha detto qualcosa?»...«per esempio 'non dirlo a nessunò, 'manteniamo il segretò, oppure 'diciamolo a tutto il parco Verdè. Amichetta: »che rimaneva un segreto...«.





CAFFO, "SVOLTA GRAZIE AL CORAGGIO DEI BIMBI" «Il coraggio dei bambini è più forte del silenzio degli adulti»: lo dice Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro e docente di neuropsichiatria infantile all'Università di Modena e Reggio Emilia, commentando la svolta nelle indagini sull'omicidio della piccola Fortuna. «Due anni di silenzi - aggiunge Caffo - indifferenza, omertà. Due anni, troppo lunghi, di indagini delicate, ostacolate dall'egoismo e dalla paura. Oggi più che mai, il grido di dolore di Domenica, mamma della piccola Fortuna Loffredo, sola, davanti al terribile dramma che ha colpito la sua bambina, non può essere ignorato». Per Caffo, le parole della donna «dure» e «raccontano, oltre all'immenso dolore per la tragedia della piccola vittima, scenari sociali drammatici, allarmanti. Raccontano di un'infanzia negata, di bambini e ragazzi privi della libertà che meritano. Raccontano, però, anche di adulti freddi e impassibili». «La cronaca - aggiunge Caffo - ci dice anche un'altra cosa e ci offre un motivo di speranza.
La svolta nelle indagini avvenuta oggi è grazie a loro, ai bambini, agli amici della piccola Fortuna. Lei, probabilmente, è stata uccisa perché si era rifiutata di subire l'ennesimo abuso. Loro hanno dato voce al suo dolore e, circondati dal silenzio degli adulti, hanno aiutato gli investigatori, ribellandosi, con la forza della loro innocenza, al mondo degli adulti. Il contesto in cui vivono questi bambini e ragazzi è un problema davanti al quale non possiamo chiudere gli occhi ed è opportuno che tutti i servizi sul territorio si mobilitino affinché qualcosa cambi e in fretta». «Questo episodio - conclude Caffo - dimostra quanto l'ascolto dei bambini sia fondamentale nella lotta alla pedofilia. Solo con l'ascolto è possibile raccogliere gli elementi di rischio prima che si verifichino episodi come quello di Fortuna. Dobbiamo riservare ai bambini una grande attenzione, perché possano sempre più rompere il silenzio degli adulti, che spesso nasce da una cultura in cui non c'è rispetto delle vite umane».

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