Lanciano sotto choc, Francesco De Grandis ucciso dal vicino di casa: «Sparlava di me in paese»

Lanciano sotto choc, Francesco De Grandis ucciso dal vicino di casa: «Sparlava di me in paese»
Lanciano sotto choc, Francesco De Grandis ucciso dal vicino di casa: «Sparlava di me in paese»
di Walter Berghella e Paolo Vercesi
Lunedì 14 Febbraio 2022, 11:00 - Ultimo agg. 16 Febbraio, 05:44
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Tredici colpi di pistola sparati in sequenza scuotono la domenica mattina dell'assonnato quartiere di Santa Rita. Ma ad annunciare la tragedia è un grido da un balcone: «Hanno ammazzato Ciccillo». Tutto è successo poco dopo le 8 di ieri mattina a Lanciano, centro frentano e ricco polo culturale della provincia di Chieti. Sull'asfalto resta il corpo senza vita di Francesco De Florio De Grandis, 72 anni, detto Ciccillo, ex imbianchino ma soprattutto apprezzato artista. Per tutti in città era il pittore della notte per la sua abitudine a dipingere fino a tarda ora ed era abile anche con la cartapesta: a Lanciano non c'era Carnevale senza i suoi pupazzi. «Ne aveva preparato uno anche per la prossima festa» ha detto il sindaco Filippo Paolini, incredulo per l'accaduto. 

In un attimo il quartiere pullula di carabinieri. Qualcuno va a citofonare a casa De Grandis per allertare i parenti, «hanno sparato a Francesco». Ma la tragedia è compiuta e per la vittima non c'è più nulla da fare. Per due ore il corpo resta sul posto, coperto da un telo, mentre i carabinieri e la scientifica si mettono al lavoro. Sul posto arriva anche il pm Serena Rossi. Le indagini trovano subito una svolta e imboccano la pista che porta dritta all'omicida: il settantenne Amleto Petrosemolo sarà fermato di lì a poco con l'arma del delitto ritrovata appoggiata su un muretto poco distante.

Ad inchiodarlo c'è anche la testimonianza di quanti, affacciati ai balconi, hanno assistito alla terribile scena. 

La moglie e i tre figli della vittima cedono a rabbia e disperazione. Ma soprattutto mostrano sgomento: nessuno sa trovare un motivo per spiegare un gesto del genere, tanto spietato quanto assurdo. Sconvolto uno dei figli: «Non so perché gli abbiano sparato» dice di fronte al corpo martoriato del genitore. Ma di lì a poco sarà tutto più chiaro: Francesco De Grandis è stato ucciso dal vicino di casa, a sua volta vittima di manie di persecuzione che da qualche tempo lo assillano. «Un uomo tranquillo» abbozza un conoscente.

Ma anche un introverso, un uomo che, dopo la separazione, si era chiuso in se stesso, prigioniero di chissà quali incubi: questo è quanto hanno accertato gli inquirenti, riusciti infine a dare un senso e un movente a un omicidio generato dalla follia. Secondo quanto emerso dalle indagini, Petrosemolo era convinto che De Grandis da qualche tempo parlasse male di lui e tanto è bastato a volerlo eliminare. A sparare è stata una Beretta calibro 9 che forse Petrosemolo aveva conservato e regolarmente detenuto dopo aver gestito anni fa un'armeria in piazza Plebiscito ed era solito sparare al poligono. 

 

Pochi i dubbi sulla dinamica. Francesco De Grandis è uscito di casa - al civico 16/B di via Cippollone intorno alle 8 per andare in centro, come ogni domenica. A volte prendeva l'autobus, altre preferiva andare a piedi. La passeggiata su Corso Trento e Trieste, il giornale all'edicola e la messa in Cattedrale facevano parte del suo rituale nel giorno di festa. E così anche ieri. L'assassino lo conosce bene e lo sa. Ha atteso che uscisse dal portone del palazzo, lo ha seguito per un tratto e all'improvviso gli ha scaricato addosso 13 colpi di pistola, per poi tentare la fuga. Cinque i proiettili andati a segno, tutti alla schiena. Francesco De Grandis, che stando ai testimoni avrebbe pure tentato di sfuggire all'agguato quando ha realizzato di essere finito nel mirino di quel folle, è stato colpito tra le scapole e ai reni e non ha avuto scampo. Sull'asfalto il suo corpo esanime insanguinato e una manciata di bossoli.

De Grandis lascia la moglie Licia e i tre figli Carmine, Franco e Roberto, quest'ultimo flautista di livello internazionale. Il pm Serena Rossi ha disposto l'autopsia sul corpo della vittima, esame che dovrebbe tenersi a Chieti martedì o mercoledì, affidata al medico legale Cristian D'Ovidio, che ieri ha condotto una prima ispezione cadaverica esterna. L'omicida, Amleto Petrosemolo, è ora detenuto nel supercarcere di Lanciano, schiacciato dal peso del suo gesto criminale e prigioniero dei fantasmi che una domenica mattina hanno armato la sua mano assassina.

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