Greco, addio alla Procura di Milano: «Superate le tempeste». I riferimenti ai casi Eni e Amara

Greco va in pensione, il saluto del procuratore di Milano. «Superate tutte le tempeste»
Greco va in pensione, il saluto del procuratore di Milano. «Superate tutte le tempeste»
Mercoledì 10 Novembre 2021, 17:19 - Ultimo agg. 17:49
5 Minuti di Lettura

Un'aula magna gremita di persone, a Milano, nel Palazzo di Giustizia, per il commiato del procuratore Francesco Greco, da sabato 13 novembre in pensione, al compimento del 70esimo anno di età. Una carriera lunga 43 anni, quasi interamente spesa in quelle aule, tra quei corridoi, all'interno di quegli uffici. Nato a Napoli, figlio di un ammiraglio, Greco è entrato in magistratura nel 1977, dopo la laurea in Giurisprudenza a Roma. Dal 1979 è a Milano, dal 2016 come capo della Procura. «Sono imbarazzato - ha esordito l'ex pm di Mani Pulite, che nel corso della cerimonia si è commosso più volte -. Volevo una cosa tra amici e non immaginavo questa situazione mediatica e ringrazio tutti». Greco ci ha tenuto in particolare a ringraziare il presidente dell'Ordine degli avvocati milanesi, Vinicio Nardo, che poco prima aveva parlato per un saluto, come tanti altri, descrivendo il rapporto con gli avvocati come «fondamentale». Il suo pensionamento apre la corsa a una delle Procure più importanti d'Italia, con le sue inchieste sempre al centro della vita politica, economica e istituzionale del Paese, dal terrorismo a Mani Pulite fino ai centri di potere.

Rider, maxi-inchiesta: «Non sono schiavi, obbligo di assumerne 60 mila». Indagine fiscale su Uber Eats

Milano, tangenti sugli appalti della metro, 13 arresti: c'è un dirigente Atm, indagini pure su frenate pericolose

L'arrivo nel giorno del delitto Alessandrini

«Non amo e non sono capace - ha aggiunto il procuratore - di esprimere le mie emozioni e per mia abitudine guardo sempre avanti, perché sono affascinato dal futuro che viviamo nel presente». È difficile fare «un bilancio - ha detto ancora - di una storia durata mezzo secolo, iniziata per me qua in Procura il 29 gennaio del '79, arrivai qui alle 9.30 ed era stato ucciso quel mattino Emilio Alessandrini, un magistrato che non ho mai conosciuto, ma per me un simbolo che mi ha convinto ad entrare in magistratura». Elencare tutta la storia di questi anni, ha proseguito, «è come aprire un grande libro che attraversa la storia del nostro Paese, io da quel 29 gennaio sono stato sempre qua, i sacrifici li hanno fatti le nostre famiglie che hanno sopportato la nostra assenza e per questo ringrazio Laura», la moglie. Poi i riferimenti non tanto impliciti agli ultimi mesi, quando in Procura a Milano sono venuti a galla contrasti pesanti che erano già sottotraccia, con i casi Eni-Nigeria e 'verbali di Amara' che sono arrivati fino al Csm e alla procura di Brescia che sta indagando. «Le tempeste le abbiamo sempre superate grazie ai grandi nocchieri che ha avuto la Procura di Milano», ha detto Greco.  «Le doti di un servitore dello Stato - ha aggiunto - devono essere la conoscenza, il coraggio e l'umiltà. Le regole devono essere rispettate in primis proprio dai magistrati», un altro dei passaggi più significativi.

Infine ha detto di lasciare «una procura in grado di affrontare le sfide nuove e complesse derivate dal cambiamento del mondo» con riferimento al dilagare del cybercrime. 

«Procura efficace al di là delle chiacchiere»

Greco ha detto di lasciare una «procura organizzata ed efficace», al di là «di tante chiacchiere e strumentalizzazioni», e in grado di affrontare le «sfide che derivano dal cambiamento del mondo». Quando è diventato capo di uno dei più importanti uffici giudiziari d'Italia, la giacenza era di 130mila processi e ora ne lascia 50mila. Infine, un «grazie a tutti per avermi accompagnato in questo percorso». Ha ricevuto un computer come regalo, ma anche un quadro, e mentre i doni gli venivano consegnati ha risuonato nell'aula magna 'You'll never walk alone' ('Non camminerete mai da soli') in una versione più soft rispetto a quella dei tifosi del Liverpool. Alla cerimonia hanno partecipato i vertici della magistratura e dell'avvocatura milanese e delle forze dell'ordine, ma anche gli ex pm del pool di Mani pulite che hanno affiancato Greco durante Tangentopoli, e cioè Antonio Di Pietro e Gherardo Colombo. Presenti anche il predecessore, Edmondo Bruti Liberati, e l'ex procuratore di Torino Armando Spataro. Nell'aula, su un maxischermo, le immagini più significative della carriera di Greco.

Caso Amara, indagato il procuratore Greco Storari: colleghi con me

Cartabia, scossone sulla giustizia: ministra acquisisce atti di due vicende che hanno fatto emergere dubbi sul sistema

Il saluto degli ex colleghi Di Pietro e Colombo

«Al di là dei dissapori, quando si saluta una persona, la si saluta perché si è passata una vita insieme. Grazie per lo spirito di squadra che mi hai insegnato quando sono venuto qui a Milano. Vorrei tanto che ci fossimo tutti»: sono le parole di Antonio Di Pietro, ex pm di Mani Pulite intervenuto a Milano alla cerimonia per il pensionamento di Greco. «Non si può dimenticare quello che abbiamo passato - ha aggiunto -. Qui abbiamo fatto il nostro dovere e ne abbiamo anche pagato le conseguenze. Sono venuto qua a dirti grazie, quel grazie che non sono riuscito a dirti e ho avuto il coraggio di dirti allora», quando Di Pietro ha lasciato la magistratura. Nell'aula magna, è intervenuto anche Gherardo Colombo che ha ricordato che, a partire dal 1992, «abbiamo fatto tante cose e ce ne hanno fatte tante. Abbiamo condiviso momenti drammatici», ha affermato ricordando i suicidi di Raul Gardini e Gabriele Cagliari. «Abbiamo cercato di fare quello che ci diceva il codice con tante difficoltà e dolori». «Sono contento di essere qui a ricordare il passato - ha concluso - ma proiettati verso il futuro perché c'è una vita fuori, si può fare molto anche fuori», ha concluso Colombo, che da 14 anni ha lasciato la toga. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA