Francesco Latini, l'allenatore picchiato da un papà: «Ho avuto paura di morire»

Francesco Latini, l'allenatore picchiato da un papà: «Ho avuto paura di morire»
Francesco Latini, l'allenatore picchiato da un papà: «Ho avuto paura di morire»
di Emiliano Bernardini e Paolo Grassi
Mercoledì 20 Aprile 2022, 07:00 - Ultimo agg. 12:21
5 Minuti di Lettura

Aggredito alle spalle con un pugno e colpito brutalmente a calci quando era a terra stordito. Una scena di una violenza inaudita avvenuta davanti agli occhi terrorizzati di calciatori tredicenni rimasti pietrificati dalla paura. Il calcio italiano in crisi è anche questo: un padre che entra in campo scavalcando la recinzione del terreno di gioco per colpire a sangue l’allenatore della squadra avversaria. Ma c’è anche, fortunatamente, la parte sana del calcio, quella dei genitori che sono intervenuti tanto per evitare il peggio quanto per fare in modo che l’aggressore non la facesse franca.  

«Se questa mia esperienza così negativa servisse a fermare la violenza sui campi da calcio, allora forse quello che mi è successo non sarebbe solo dolore e amarezza». Francesco Latini, 32 anni di Narni, allenatore della Nuova Accademia Asd di Terni (Nat), rivive l’incubo di quella folle aggressione subita nel giorno di Pasqua a Gabicce, in occasione di un torneo di calcio giovanile, da parte di romano di 40 anni alto di statura e dal fisico corpulento. Finito in ospedale, l’allenatore della Nat ha rischiato di perdere un rene a causa del calcio ricevuto quando era a terra stordito dal pugno ricevuto. E se non fosse stato per l’intervento provvidenziale dell’allenatore in seconda, Maurizio Santini, oggi Latini faticherebbe sicuramente a parlare. «Mi hanno appena dimesso dall’ospedale – diceva ieri pomeriggio Latini – ma dovrò osservare un mese di assoluto riposo e fare altri controlli». 

L’aggressione è scattata perché Latini, insieme al mister dell’altra squadra, era intervenuto per calmare una discussione (breve e finita quasi subito) tra due ragazzi in campo per via di un fallo di gioco.

Quando mister Latini ha lasciato dolorante il terreno di gioco si temeva per il peggio, visto come era conciato, poi la prognosi in serata è stata di trenta giorni. Per il suo aggressore è in arrivo una denuncia per lesioni gravi, con daspo. È stato identificato grazie all’intervento di un altro genitore, padre di un ragazzo della società di Terni, che è agente di polizia ed ha convinto l’uomo a fornire le sue generalità, prima di avvertire le autorità locali. «Mai avrei creduto – racconta lo sfortunato allenatore – di vivere nella mia vita un’esperienza così. Ho avuto una paura mai provata prima. Soprattutto quando la domenica notte mi hanno trasferito d’urgenza a Cesena, in codice rosso, con la sala operatoria pronta. Il chirurgo che mi avrebbe dovuto operare, però, ha rimandato tutto alla mattina successiva. 

Per fortuna, la lesione si è poi stabilizzata, senza più fuoriuscita di sangue. Intervento scongiurato. Un intervento che sarebbe stato delicato e invasivo. Ma io ho davvero avuto paura anche di vedermi da un momento all’altro cambiata la vita. Ho rischiato anche di morire. Se fossi stato solo, non sarei qui a parlare, adesso». Accanto alla denuncia verso l’aggressore, partita d’ufficio, anche lui si muoverà autonomamente per vie legali. «Ma tengo a precisare che non lo faccio per vendetta. Lo faccio solo per il rispetto dei valori in cui crediamo. Se io “normalizzo” un evento così, abbiamo perso tutti. Vi dirò una cosa, paradossale: Ben venga anche questa mia esperienza, se dovesse servire ad abbassare i toni del calcio giovanile ed essere un primo passo per rivedere le cose». 

Il giorno dopo alla Polisportiva Ponte di Nona non si parla d’altro. Gli esordienti del 2009, protagonisti loro malgrado della vicenda, in campo non si vedono. «Uno di loro è risultato positivo e la squadra è in quarantena preventiva» fanno sapere dalla società. Ma tra i genitori delle altre rappresentative la notizia circola di bocca in bocca. Il presidente Mimmo Gaglio e il dirigente Roberto Imbimbo, presente ieri in campo, sono ancora sconcertati per il gesto di quel genitore definito «passionale sì, ma che non aveva mai dato cenni di essere un violento». Il papà lo conoscono tutti perché spesso segue il figlio in maniera passionale: «Qualche frase all’arbitro o all’allenatore avversario ma mai nulla di più». In passato si era rivolto con poco garbo ad un allenatore del Ponte di Nona ed era stato subito richiamato. «La decisione - sottolineano Gaglio e Imbimbo - è quella di allontanare il ragazzo» fa sapere il patron. «Ci dispiace tantissimo per lui, tra l’altro è uno dei migliori in prospettiva, ma non possiamo derogare alle regole. Noi siamo prima di tutto educatori e dobbiamo dare un segnale. In questa società abbiamo fatto dell’educazione un vanto. Pensi che prima del Covid avevamo promosso “Piccoli cenni d’accademia” dove insegnavamo ai ragazzi come comportarsi dentro e fuori dal campo». Da oggi in poi assicurano che saranno ancora più severi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA