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Francesco Pantaleo trovato carbonizzato a Pisa: «Istigazione al suicidio». Indagini su un gioco online

Francesco Pantaleo trovato carbonizzato: «Istigazione al suicidio». Indagini su un gioco online
Francesco Pantaleo trovato carbonizzato: «Istigazione al suicidio». Indagini su un gioco online
di Valentina Errante
Articolo riservato agli abbonati
Martedì 3 Agosto 2021, 07:00 - Ultimo agg. : 13:08
3 Minuti di Lettura

La procura di Pisa adesso ipotizza l’istigazione al suicidio. Non ci sono indagati per la morte di Francesco Pantaleo, lo studente universitario di Marsala (Trapani) trovato carbonizzato in campagna il 25 luglio, in località San Martino Ulmiano, nel comune di San Giuliano Terme, alle porte di Pisa. Ma l’ipotesi di un reato consentirà di eseguire tutte le verifiche per capire cosa sia successo. Gli inquirenti vogliono capire se il ragazzo sia morto per le ustioni, oppure se la causa del decesso sia un’altra. E soltanto l’autopsia, in programma oggi, potrà dare una risposta. Ma saranno disposte anche indagini specialistiche sul web e sui dispositivi elettronici in possesso dello studente, che aveva appena 23 anni.

APPROFONDIMENTI
Chi era Francesco Pantaleo
I tanti punti oscuri nella sua morte

Oggi i pm affideranno a un consulente tecnico anche l’incarico di eseguire la copia forense dei dati contenuti nel pc portatile (dal quale Francesco aveva cancellato tutti i file) e nello smartphone. I dispositivi mobili sono stati trovati nella stanza che lo studente occupava in un appartamento condiviso in affitto a Pisa insieme a due coinquilini. 

Con le investigazioni informatiche la procura intende scandagliare soprattutto la navigazione sul web e anche le chat di un videogioco di combattimento con il quale il 23enne giocava online molto spesso. Il gioco è stato rimosso dal computer, così come sono state cancellati anche decine di altri file, programmi e applicazioni. Al vaglio degli inquirenti anche le telecamere di videosorveglianza, pubbliche e private, comprese in un raggio di alcuni chilometri nella zona che comprende l’abitazione dello studente, la stazione ferroviaria di Pisa San Rossore, dove i cani molecolari fino al binario 3 avrebbero fiutato le sue tracce durante le ricerche, la sede universitaria che frequentava - era iscritto nel corso di laurea di ingegneria informatica -, e le aree in prossimità del campo incolto dove è stato ritrovato il cadavere.

Gli investigatori cercano conferme. Il ragazzo aveva avuto alcune difficoltà all’Università, tanto da ritardare la laurea. Ma i suoi genitori erano ignari di queste difficoltà, tanto da essere pronti alla laurea, che era annunciata per il 27 luglio. E invece non soltanto lo studente non era iscritto all’appello, ma prima di raggiungere questo traguardo avrebbe dovuto ancora superare alcuni esami. Una circostanza che neppure gli amici conoscevano. E sono proprio questi elementi che inducono gli investigatori a ipotizzare il suicidio. Insieme al fatto che il ragazzo avesse lasciato a casa tutti i suoi effetti personali, inclusi i documenti di identità.

 

D’altra parte, però, la vicenda presenta molti aspetti oscuri. A cominciare nel luogo del ritrovamento del cadavere, dove non sono state trovate tracce evidenti di liquido infiammabile, né di contenitori o inneschi. La vittima indossava una maglietta e un paio di pantaloni ma non indossava le scarpe e gli inquilini delle poche case vicine non avrebbero notato, né udito, nulla di anomalo quella domenica, che è stata grigia e afosa e attraversata anche da un temporale estivo, finché poco prima delle 19 non è stato avvistato il corpo dato alle fiamme. La Tac eseguita nei giorni successivi sul cadavere non ha evidenziato ferite esterne precedenti agli effetti del fuoco. 

Francesco era uscito da quella casa la mattina del 24 luglio per poi scomparire, aveva lasciato tutto nella sua stanza, oltre al computer e al cellulare dal quale aveva disattivato la geolocalizzazione, anche il portafoglio e persino gli occhiali. A trovare il carbonizzato a 5 chilometri di distanza, il 25 luglio era stata una ragazzina una ragazzina che era a passeggio col cane. Ma l’identificazione non è stata immediata. All’inizio quel corpo bruciato era stato attribuito erroneamente a una persona di probabili origini africane anche se non identificata. All’identificazione certa si poi è arrivati venerdì scorso con le comparazione genetiche e la prova del Dna grazie ai campioni biologici forniti dalla madre del 23enne. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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