Francesco Vitale, il pr morto alla Magliana rapito su commissione e torturato. Il pusher fermato nega

Vitale aveva detto alla compagna che si sarebbero visti dopo qualche ora, ma è salito sulla moto di un uomo ed è scomparso

Francesco Vitale, il pr morto alla Magliana rapito su commissione e torturato. Il pusher fermato nega
Francesco Vitale, il pr morto alla Magliana rapito su commissione e torturato. Il pusher fermato nega
di Valentina Errante
Venerdì 3 Marzo 2023, 23:30 - Ultimo agg. 4 Marzo, 16:49
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«Amore, un paio di ore e ci risentiamo». Così Francesco Vitale, nel pomeriggio di martedì 22 febbraio, aveva salutato la sua compagna per strada, prima di salire in sella a una moto guidata da un uomo. Sono le ultime parole prima del sequestro messo in atto da un commando che, su commissione dei narcos della Capitale, lo ha portato nell’appartamento in via Pescaglia, alla Magliana, per discutere di quel debito da 500mila euro. E convincerlo a recuperare i soldi in fretta. Daniele Fabrizio, detto “Fagottino”, il 36enne fermato due giorni fa con l’accusa di sequestro di persona aggravato dalla morte della vittima, è un pusher di medio livello, con precedenti per droga, molto conosciuto proprio alla Magliana. Ma non è un “boss” dello spaccio: avrebbe agito per conto di terzi.

Francesco Vitale, Pr morto alla Magliana: arrestato un uomo, è accusato di sequestro di persona a scopo di estorsione

L’INTERROGATORIO

Interrogato dai carabinieri, ha negato ogni responsabilità. Oggi si presenterà davanti al giudice per la convalida, ma è probabile che si avvalga della facoltà di non rispondere. 
A lui gli investigatori sono arrivati grazie a un incrocio di tabulati e celle telefoniche. Il suo cellulare agganciava la stessa cella di quello di Vitale, quando il telefonino del pr barese si è spento per sempre alla Magliana. 
L’ipotesi continua ad essere sempre la stessa: l’uomo è stato picchiato violentemente, torturato, tanto da tentare una fuga da 15 metri.

O forse, mentre lo volevano spaventare, tenendolo sospeso nel vuoto, è caduto. Per i pm Francesco Cascini e Francesco Minisci, cambia poco. Comunque si è trattato di un errore imperdonabile, anche per i mandanti, che avevano commissionato solo l’operazione di riscossione crediti con i metodi tipici della malavita.

I PRESENTI

In quell’appartamento, secondo gli inquirenti erano almeno in tre, oltre alla vittima. E il padrone di casa, anche lui indagato, sapeva. Si cercano altri due uomini: quello che è andato via in moto con Vitale martedì pomeriggio e un terzo. Non è escluso che, all’appuntamento per discutere del credito e prendere ancora un po’ di tempo, Vitale sia arrivato con dei soldi. Un anticipo rispetto alla somma complessiva, sperando in un po’ di clemenza. Invece sarebbe stato picchiato, e il pestaggio sarebbe andato oltre le previsioni. Ma non solo. A dare la caccia al commando e ai mandanti, adesso, non sono solo i carabinieri del Nucleo investigativo di Roma, perché la famiglia del pr barese che trascorreva le serate nelle discoteche di Ibiza, sarebbe legata alla criminalità pugliese. Il padre, Domenico, assistito dall’avvocato Pasquale Loseto, che era anche il legale di Francesco, era finito a processo per una vecchia storia insieme agli uomini del clan barese dei Velluto. E sul banco degli imputati sedeva anche “Ciccio Barbuto”, come il pr si faceva chiamare sui social. Così non è escluso che adesso possa partire un piano della criminalità pugliese per vendicare la morte di Francesco. 
Il cerchio comunque si stringe. Il Ris dei carabinieri è tornato lunedì nell’appartamento della Magliana e, nonostante fosse stato ripulito, ha repertato alcune tracce di sangue. Per le comparazioni con quello della vittima, per confermare l’ipotesi della tortura, si dovrà attendere. Agli esami irripetibili dovranno partecipare anche i legali degli indagati. 

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