Funivia Mottarone, pm: «Condotta sconsiderata, la pena sarà severissima»

Funivia Mottarone, pm: «Condotta sconsiderata, la pena sarà severissima»
Funivia Mottarone, pm: «Condotta sconsiderata, la pena sarà severissima»
Giovedì 27 Maggio 2021, 15:53 - Ultimo agg. 28 Maggio, 10:52
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Sottolineano la «sconsiderata condotta» che «ha determinato» la «morte di quattordici persone e lesioni gravissime a un minore di cinque anni» i magistrati della procura di Verbania nel decreto di fermo che ha portato in cella tre persone, tra cui il gestore della funivia del Mottarone, per l'incidente di domenica scorsa. I pm rilevano che «in caso di accertato riconoscimento» delle responsabilità la pena detentiva sarebbe «elevatissima».

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Il decreto di fermo contiene una ricostruzione completa di quel che secondo i magistrati è avvenuto.

Gabriele Tadini, capo servizio della funivia del Mottarone, «ha ammesso di avere deliberatamente e ripetutamente inserito i dispositivi blocca freni (forchettoni), disattivando il sistema frenante di emergenza». Una condotta «di cui erano stati ripetutamente informati» Enrico Perocchio e Luigi Nerini, direttore di esercizio e amministratore di Ferrovie del Mottarone, che «avvallavano tale scelta e non si attivavano per consentire i necessari interventi di manutenzione che avrebbero richiesto il fermo dell'impianto, con ripercussioni di carattere economico».

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La rottura della fune trainante della funivia, per cause ancora da accertare, ha quindi fatto sì che la cabina in prossimità della stazione finale di Mottarone, «invece di arrestarsi sospesa alla fune portante come avrebbe dovuto fare, se fossero stati rimossi i forchettoni rossi cosiddetti blocca freni, iniziava a scivolare all'indietro, scendendo a folle velocità verso valle, in direzione Stresa, località Alpini e, dopo aver raggiunto il pilone numero 3 della tratta Alpino- Mottarone, si sganciava dalla fune portante, schiacciandosi a terra e rotolando a valle sul pendio fortemente scosceso, fino a quando impattava contro un albero». Un incidente che ha comportato la «morte immediata sul posto per politraumatismo contusivo-fratturativo con emorragia» di 13 turisti a bordo, il piccolo Mattia di 6 anni è morto alle 19.15 di domenica 23 maggio all'ospedale Regina Margherita di Torino dove è ricoverato l'unico sopravvissuto della tragedia. Nel decreto di fermo si afferma quindi che «i fatti contestati sono di straordinaria gravità in ragione della deliberata volontà di eludere gli indispensabili sistemi di sicurezza dell'impianto di trasporto per ragione di carattere economico e in assoluto spregio delle più basilari regole di sicurezza finalizzate alla tutela dell'incolumità e della vita» dei passeggeri.

Per la procura di Verbania che indaga sull'incidente, sussisteva «il pericolo concreto e prevedibilmente prossimo della volontà degli indagati di sottrarsi alle conseguenze processuali e giudiziarie delle condotte contestate, allontanandosi dai rispettivi domicili e rendendosi irreperibili». Secondo la procura, il pericolo di fuga delle tre persone fermate esisteva «anche in considerazione dell'eccezionale clamore a livello anche internazionale per l'intrinseca drammaticità» dell'incidente. Drammaticità «che diverrà sicuramente ancora più accentuato al disvelarsi delle cause del disastro».

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