Un anno fa la morte di Gaia e Camilla. Spunta l'ipotesi di una gara di sorpassi. La difesa di Genovese: "Falsità"

Un anno fa la morte di Gaia e Camilla. Spunta l'ipotesi di una gara di sorpassi. La difesa di Genovese: "Falsità"
Domenica 20 Dicembre 2020, 18:37
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Domani sarà un anno dal tragico schianto di Corso Francia costato la vita a due 16enni, Gaia e Camilla, travolte dal suv guidato da Pietro Genovese. Per questa vicenda ieri è arrivata la sentenza di primo grado: otto anni per duplice omicidio stradale. A 24 ore dalla pronuncia del gup Gaspare Sturzo, che ha inflitto una pena superiore alle richieste della procura non riconoscendo il concorso di colpa, i difensori dell'imputato spiegano «che sono ore dure per tutti».  Ieri il ventenne, che si trova agli arresti domiciliari, è scoppiato in lacrime al termine della lettura del dispositivo. «Attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza - spiegano gli avvocati Franco Coppi e Gianluca Tognozzi - ma in questa fase chiediamo rispetto per tutte le persone coinvolte e respingiamo ricostruzioni fantasiose su quanto avvenuto quella tragica notte che non hanno trovato alcuno spazio nei vari passaggi dell'inchiesta e nel processo».

 

Il riferimento è all'ipotesi che prima del tragico impatto fosse in corso «una
gara di sorpassi» che coinvolgeva anche l'auto di Genovese. Sul punto il legale dei genitori Camilla, l'avvocato Cesare Piraino, afferma che «non ci sono prove in tal senso». «A nostro avviso, anche grazie ad una telecamera di un Compro Oro nelle vicinanze del luogo dell'impatto - aggiunge il legale -, l'auto con a bordo Genovese compie un solo sorpasso, ad una Smart, e ciò avviene ad una trentina di metri dal punto dell'incidente». Il legale nella giornata ha parlato con la mamma della giovanissima vittima. «È provata e scossa da questa tragedia - aggiunge - ma ha trovato parole di solidarietà anche nei confronti di
Genovese. Ha ribadito, però,la sua soddisfazione per il fatto che non è stato riconosciuto alcun concorso di colpa: le due ragazze stavano attraversando sulle strisce e con il semaforo
pedonale che segnava verde». Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro il mese di febbraio. Per dell'Associazione vittime incidenti stradali, sul lavoro e malasanità è stata applicata «in modo giusto la legge sull'omicidio stradale con una condanna effettiva». Per questa fattispecie penale, introdotta nel 2016, la pena va dagli 8 ai 12 anni. « Oltre allo sconto di un terzo della pena - spiega l'avvocato Domenico Musicco, presidente dell'Associazione - per la scelta del rito abbreviato, il giudice non è sicuramente partito dal massimo per l'incensuratezza dell'imputato che aveva la patente da meno di 3 anni e per le attenuanti generiche. Le aggravanti erano però molte: alcol,velocità e uso del cellulare.
Una pena più bassa avrebbe costituito dunque uno sfregio per le vittime e un premio ingiusto per Genovese». 

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