«Ecco come ho trovato le gemelline scomparse, il pitbull non le lasciava»: volontario friulano commuove su Fb

«Ecco come ho trovato le gemelline scomparse, il pitbull non le lasciava». Volontario friulano commuove su Fb
«Ecco come ho trovato le gemelline scomparse, il pitbull non le lasciava». Volontario friulano commuove su Fb
Mercoledì 25 Aprile 2018, 16:42 - Ultimo agg. 26 Aprile, 11:11
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Ore di ansia e paura, poi il lieto fine, in piena notte. Sono state ritrovate, vive e stanno bene, le due gemelline di 4 anni e mezzo scomparse nel pomeriggio di ieri in Friuli, a Stella di Tarcento, in provincia di Udine. Le due bambine erano scomparse intorno alle 18.30 e sono state ritrovate dopo l’una: ad individuarle, un gruppo di tre persone. Uno dei tre (due amici e un terzo volontario conosciuto sul posto) ha raccontato tutto sul suo profilo Facebook, postando alcune foto: Alexei Coianiz, questo il suo nome, ha voluto condividere con i suoi contatti quanto accaduto.

«Cari tarcentini e non, ho il piacere di raccontarvi di come io, Francesco Michelizza e Silvio Cargnelutti abbiamo trovato sane e salve le due gemelline Adele ed Elisabetta.. ah si, e il loro pitbull Margot - scrive Alexei - Tornato da Udine intorno alle 11:00 (abito a Zomeais) vengo a sapere del triste accaduto e subito parto per Stella in macchina sperando di poter dare una mano, ahimè si era già creato un ingorgo e chi saliva era invitato a scendere. Una volta sceso il mio amico Francesco mi chiama e dice di volersi unire a me per dare una mano.  Quasi a mezzanotte passo a prenderlo a casa sua (Tarcento) e decidiamo di fare il giro per Borgo Cretto così da evitare l’ingorgo creatosi a Stella, durante il tragitto in macchina teniamo gli occhi aperti sperando di avvistare qualcosa».
 

 

Poi l'incontro con il terzo volontario: «Poco dopo aver superato Flaipano incontriamo Silvio, ci dice di essere di Gemona di conoscere la zona e che in quanto padre ha sentito il dovere di aiutare, e da solo è partito alla ricerca. Decidiamo di scendere dalla macchina, unirci a lui e imboccare una strada sterrata che cominciava vicino a dove ci eravamo incrociati. Camminiamo a lungo chiamando ripetutamente le due bambine, ma niente. Il bosco è molto fitto e le nostre torce sono quasi inutili».
 

Il racconto continua: «Dopo circa 45 minuti di camminata giungiamo ad un piccolo edificio diroccato, ci avviciniamo sperando di trovarle dentro ma è vuoto. Da dietro questo edificio partiva un altro sentiero ancora più piccolo e meno battuto. Decidiamo di seguirlo, proseguiamo per altri 15 minuti circa e di colpo alle nostre urla sentiamo delle risposte, ci fermiamo, sentiamo voci di bambine e voci di altri soccorritori in lontananza, cominciamo pensare che le abbiano trovate, ma lo stesso continuiamo giù per il sentiero».

Poi finalmente la svolta: 
«Arrivati alla fine del sentiero urliamo di nuovo e riceviamo di nuovo risposta, cominciamo a pensare che le bambine siano nel versante opposto al nostro, con questo in mente per poco non decidiamo di tornare indietro. Ma per sicurezza propongo a Silvio e Francesco di proseguire un po’ fuori sentiero dicendo “Piuttosto rischiamo di perderci, ma ci mettiamo l’anima in pace di non averle lasciate sotto naso” Indovinate? Continuando ad urlare i loro nomi e a ricevere in risposta “Siamo qui! Abbiamo fame! Venite!” avevamo ormai capito di averle trovate, scendiamo ancora un po’ e le nostre torce illuminano loro e Margot, che felicissima ci corre incontro per leccarci»

«Le raggiungiamo, io copro con la mia felpa e la mia cuffia Elisabetta mentre Silvio da la sua giacca ad Adele. Mi prendo in braccio Adele mentre Francesco si prende cura di Elisabetta ed il cane. Comincio a parlare ad entrambe, Adele è vigile e quasi vivace, Elisabetta è un po’ più frastornata e sta più sulle sue.  Si lamentano di alcune schegge nelle mani e nei piedi ma stanno bene, infreddolite certo, perché in maniche corte e ciabattine ma subito cominciano a riscaldarsi.
Con Adele in braccio provo a risalire, con insuccesso, terreno troppo ripido e fangoso
».

Il più è fatto, ma ora è il momento di tornare a casa, dal bosco:
«Urliamo “Le abbiamo trovate! Stanno bene! Siamo qui!”, riceviamo urla di risposta ma tutti gli altri soccorritori e volontari erano troppo lontani per capire la nostra posizione. Silvio contatta i soccorsi via cellulare e decide di risalire il percorso fatto per farsi trovare più facilmente. Io e Francesco rimaniamo con le gemelline e il cane che non ne vuole sapere di muoversi, deve proteggere le sue bambine. Mentre Silvio è via continuo a parlare con le sorelline, che mi raccontano di aver seguito il cane dentro il bosco, per dopo incontrarne un altro che le ha seguite per un po’ per poi staccarsi (l’avvistamento delle 6:30/7:00), in seguito hanno continuato a camminare fino a che non si è fatto buio e si son fermate, dove le abbiamo trovate».

Un lieto fine bellissimo. «Continuo a tenerle impegnate, parliamo dei loro gatti, della mamma e di cosa andremo a bere e mangiare appena arrivati a casa. Dopo un 45 minuti di attesa arrivano i primi uomini del soccorso alpino, con cibo e viveri per le piccole.  Con calma ci prepariamo per tornare su - conclude - Le bambine con i soccorsi ripartono spediti verso i primi mezzi, io e Francesco ci fermiamo quasi subito perché Silvio poco più in su si è sentito male, calo di zuccheri.  Dopo esserci accertati che stesse abbastanza bene, risaliamo e torniamo alla nostra macchina. Che dire, una storia da raccontare ai propri figli, nipoti e pronipoti».

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