«Ma quali violenze? Io in vita mia le donne non le ho mai trattate male. Quei rapporti sessuali erano consenzienti. Anzi loro volevano anche essere pagate, mi hanno chiesto schei». Il petroliere Giancarlo Miotto, 80 anni compiuti da poco, racconta la sua verità sulla pesantissima accusa che gli viene mossa da due ex colf: violenza sessuale aggravata. Un reato per cui rischia di andare a processo: la Procura di Treviso ne ha chiesto infatti il rinvio a giudizio. «Non c'è stata nessuna violenza - ribadisce l'anziano imprenditore, per decenni considerato uno dei potenti del Veneto -. Penso che queste due donne si siano messe d'accordo tra loro e con i sindacati». «I rapporti sessuali ci sono stati, è vero: in un paio di casi con una, due-tre con l'altra - ammette l'80enne -. Ci siamo visti anche all'Hotel Bologna (Mestre, ndr). Ma la violenza mai. Loro erano consenzienti. E non le ho mai trattenute con la forza, del resto loro sono più forti di me». La gravità delle accuse e il clamore mediatico hanno creato un'onda d'urto che ha travolto la famiglia del petroliere, che vive a Mogliano, in una sontuosa villa affacciata sul Terraglio, insieme alla giovane moglie e alla loro bimba di appena 7 anni. Dimora teatro di una rapina milionaria lo scorso novembre, quando un commando di quattro banditi, di cui due armati, si era fatto aprire cassaforte e caveau scappando con gioielli, contanti e orologi. «Mia moglie sapeva di questi episodi con le colf - confessa Miotto, al suo terzo matrimonio -. A lei avevo raccontato tutto, ma la ricostruzione emersa in questi giorni non può che farle male anche perché è completamente diversa da come sono andate davvero le cose».
LE ACCUSE
Già, perché quelli che Miotto descrive come peccatucci la Procura di Treviso ha rubricato come violenze sessuali ai danni di una 36enne filippina e di una 41enne dello Sri Lanka.
L'80enne è figura molto nota: negli anni Cinquanta aveva costruito un piccolo impero del petrolio, la «Miotto General Petroli», che fino a qualche anno fa sfiorava fatturati da 250 milioni di euro l'anno e la cui parabola si è conclusa però con un concordato fallimentare. La Procura ritiene credibili le testimonianze delle due donne, e del materiale acquisito, ovvero le chat e il video. Abusi che entrambe hanno confermato nel corso dell'incidente probatorio. Il gip Piera De Stefani, vista la gravità delle accuse sollevate nei confronti dell'80enne, ne aveva disposto l'arresto e la custodia cautelare in carcere. Dopo una settimana in cella, al petroliere erano stati concessi i domiciliari nella sua villa di Mogliano. Adesso è tornato in libertà. «Chiarirò tutto nelle sedi opportune» - afferma Miotto, che ieri sera si stava gustando una pizza in compagnia di amici «che mi vogliono davvero bene». «Sono accuse gravi ma io sono tranquillo. Certo che questo è un gran caxin - conclude il petroliere riferendosi al ciclone mediatico - e questo mi sta creando notevoli danni di immagine. Da giorni ho staccato il telefono e ho schiere di giornalisti fuori casa, tanto che non posso neanche uscire».