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Donne uccise a Roma, il tragico destino di Lia. «Stava per tornare in Cina, voleva rivedere il figlio»

Presenza fissa da dieci anni, accoglieva le altre ragazze che ruotavano di continuo

Lia, il tragico destino di una delle vittime di De Pau. «Stava per tornare in Cina, voleva rivedere il figlio»
Lia, il tragico destino di una delle vittime di De Pau. «Stava per tornare in Cina, voleva rivedere il figlio»
di Emiliano Bernardini
Articolo riservato agli abbonati
Martedì 22 Novembre 2022, 00:21 - Ultimo agg. : 30 Novembre, 13:40
3 Minuti di Lettura

«Si chiamava Lia, così mi ha detto. Il suo nome cinese non lo so. Era a via Augusto Riboty da almeno 10 anni. Era una veterana in quella casa. Metteva a proprio agio i clienti». Racconta così chi in quell’appartamento ci andava spesso e chi quella donna la conosceva bene. «A gennaio sarebbe tornata in Cina. Aveva comprato un biglietto per tornare dal figlio Liman. Aveva dovuto rinviare due volte il viaggio e ora stava per tornare a casa». Avrebbe finalmente un’identità una delle due cinesi uccise barbaramente dalla furia omicida di Giandavide De Pau giovedì mattina. Foto e nome sarebbero già in mano agli investigatori che stanno incrociando i dati per la conferma. Scandagliando i siti d’incontri il nome di Lia compare spesso tra i clienti che recensivano le prestazioni delle ragazze. Una presenza fissa a cui tanti uomini si erano affezionati tanto che in molti si domandavano che fine avesse fatto quando per un periodo era mancata. Era a Milano, si scoprirà successivamente. E già perché spesso le ragazze venivano cambiate. Un modo per evadere i controlli e per allentare le pressioni che potevano derivarne. Lia poi era tornata. D’altronde i clienti la cercavano spesso. Un alto indice di gradimento stando alle recensioni. 

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LA FIDUCIA
«Aveva conquistato anche la fiducia di chi gestiva quella casa. Era una tale Maria che concordava gli appuntamenti» raccontano ancora. Chiaro che Lia era il nome italianizzato che dava agli habitué di via Riboty. Lia presenza fissa da dieci anni. Lia la più desiderata ma anche quella deputata ad accogliere le altre ragazze che ruotavano in continuazione. Ogni due o tre mesi ce n’era una diversa. Maria, altro nome italianizzato, era la vera mamasan che controllava il “traffico” e spesso telefonava alle ragazze se il giro d’affari diminuiva. Insomma controllava che lo standard e le entrate fossero sempre alte. E in quella casa di persone ce ne sono passate parecchie. E’ facile, scandagliando i vari siti, capirne il motivo. Descritte in maniera minuziosa le prestazioni e i prezzi. Ma c’è di più perché «Lia entrava in confidenza con chi quell’appartamento lo frequentava spesso. Le piaceva molto Castel Sant’Angelo. Abbiamo parlato varie volte e mi ha anche raccontato che aveva comprato una casa in Cina con i soldi che aveva messo da parte in questi anni. L’ultima volta che l’ho sentita è a ottobre». Un giro d’affari consistente di cui solo una minima parte finiva nelle tasche delle ragazze. Spesso ricattate nel loro paese d’origine. Quasi tutte sono irregolari e arrivano attraverso la Russia o Malta. Al momento però nessuno è venuto a piangere quel corpo che giace insieme a quello della ragazza più giovane nell’obitorio del policlinico Gemelli in attesa che le autopsie facciano chiarezza. 

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L’AFFITTO
I poliziotti della Mobile sono sulle tracce anche di chi quella casa l’affittava. L’intestataria sarebbe già stata ascoltata. A quanto pare l’affitto che veniva chiesto era di 1700 euro al mese. Due anni fa i condomini di via Riboty 28 avevano già chiamato la polizia stanchi di quel continuo via vai di uomini a tutte le ore del giorno e della notte. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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